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45 anni senza Er Maestro: il 2 dicembre 1976 il tecnico biancoceleste più amato di tutti i 121 anni di storia viene a mancare per un male incurabile. Tommaso Maestrelli ha segnato più di una generazione: di Padre in Figlio, come riecheggia ogni volta all’interno dello Stadio Olimpico. Gli anni di Maestrelli sulla panchina della Lazio furono burrascosi. Lo spogliatoio era spaccato da diverse correnti, anche politiche, e la rosa era fatta di calciatori dalla grandissima personalità, che mostravano la loro forza anche fuori dal campo. Maestrelli però è riuscito a mitigare e fare di una forza devastante i suoi giocatori. Dal suo amato Giorgio Chinaglia a Pino Wilson poi Martini, Nanni e Frustalupi.

Il 2 dicembre 1976 la notizia arrivò a tutti: Long John partì immediatamente da New York e man mano tutti si sono radunati per dare l’ultimo saluto al loro Maestro. Un anno prima della sua scomparsa, il tecnico pisano ritornò per subentrare a Corsini, per evitare il più possibile un nuovo scivolone in Serie B dopo la grande festa dello scudetto. Un uomo amato da tanti, come dimostrò òa folla che partecipò ai funerali alla basilica della Gran Madre di Dio a Ponte Milvio.

Cos’è Maestrelli per il tifoso della Lazio

Per tutti i tifosi laziali, Tommaso Maestrelli non è solo l’allenatore che ha portato il primo scudetto ai biancocelesti. Per tutti, grandi e piccini, è lo spirito guida del gruppo squadra. Er Maestro è stato un padre, un uomo, da cui tutti hanno imparato moltissimo. Da giocatore era stato anche bravo ma quando si è seduto sulla panchina biancoceleste è diventato il condottiero dei suoi ragazzi. Arrivato fra lo scetticismo della tifoseria, che gli preferiva Juan Carlos Lorenzo anche con la retrocessione. Ed è stato anche contestato al Flaminio, dove ha saputo fronteggiare i duemila presenti lì sul campo. Ed è proprio la pacatezza dimostrata davanti a quella folla inferocita, che ha fatto capire a Wilson e Chinaglia che poteva essere la giusta guida.

Da quel momento, Tommaso Maestrelli ottiene la promozione al primo tentativo, arrivò vicinissimo allo scudetto l’anno dopo e lo vinse nella stagione 1973/74. Dopo Maestrelli andò a lavorare in Nazionale ma venne richiamato in panchina per salvare i capitoli dalla retrocessione. E fu così. Una Lazio che tuttora fa luccicare gli occhi a chi era presente durante quegli anni, chi già grande e chi magari bambino, che viene tramandata come la favola d’amore più bella della Lazio. Quella fra Er Maestro e la sua Lazio rappresenta quello che ogni padre o madre laziale tramandano ai loro figli. Coraggio, calma, concretezza, forza: questi i criteri fondamentale per vivere nella vita ma anche sul campo da calcio. Tommaso Maestrelli è dentro ogni tifosi biancoceleste, soprattutto quando con la sciarpa tesa fra le mani, canta a squarciagola l’ultimo pezzo dell’inno: “SU C’E’ ER MAESTRO CHE CE STA A GUARDA”.