A meno di un anno dai Mondiali in Qatar, il presidente del comitato organizzatore realizza una pessima figura planetaria. Asser Al-Khater, ha affermato che i giocatori, tifosi, giornalisti o addetti ai lavori omosessuali saranno accettati, ma che non potranno mostrarsi in nessuna dimostrazione di affetto in pubblico. Questo significa che se una persona volesse realizzare un gesto affettuoso nei confronti del suo\a partner, infrangerebbe le “regole del Paese”. Ecco le parole di Asser Al-Khater che ha rilasciato alla CNN e che ha tradotto Calcio&Finanza: “le manifestazioni pubbliche di affetto tra gay sono disapprovate e questo vale per tutti. Il Qatar e i Paesi limitrofi sono molto conservatori e chiediamo ai tifosi rispetto. Siamo sicuri che lo faranno, così come noi rispettiamo le diverse culture, speriamo che lo sia anche la nostra. Verranno in Qatar e potranno fare ciò che farebbe qualsiasi altro essere umano”.
Una vera e propria situazione poco consone per una manifestazione sportiva. La libertà di espressione è garantita in larga scala mondiale e l’uso della propria sessualità non deve mai essere oggetto di discrimazione. Il mondo dello Sport è sempre stato lontano da simili polemiche e soprattutto ha garantito qualsiasi garanzia, mantenendo i principi sani della libertà personale. Il Qatar e così il mondo arabo sta violando questa libertà di espressione.

Su questo tempa Joshua Cavallo, calciatore australiano, difensore dell’Adelaide United classe 1999, ha evidenziato al The Guardian i problemi in questo paese:“ho letto che in Qatar si applica la pena di morte ai gay, è qualcosa che mi mette paura e mi fa venire voglia di non andare in questo Paese. Mi rende triste perché il Mondiale è un grande evento e per noi giocatori una grande vetrina. Sapere che un Paese che non sostiene la comunità gay mi terrorizza. La mia vita è importante”.
Qualche giorno fa, Joshua Cavallo ha dichiarato di essere omossessuale ed è l’unico giocatore che lo ha fatto apertamente. Questo non deve essere però oggetto di nessuna discriminazione perché il calcio è uno sport, è lo sport non ha nessuna intolleranza. Lo Sport ha il compito di portare il proprio valore, ovvero quello della lealtà. Che un atleta sia omosessuale, bisessuale, di diverso colore della pelle, razza, religione, allo sport e agli sportivi non interessa. Questo tema deve far riflettere molto l’opinione del comitato delle organizzazioni del Qatar, e Gianni Infatino dovrebbe avere il compito di vigilare su questa situazione.

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