Per un allenatore è sempre difficile replicare cosa si è fatto da giocatore. Responsabilità diverse, altra metodologia e soprattutto enorme pazienza. Quando si è giocatore devi esprimere sempre il 101% per far contento l’allenatore e i tifosi. Il ruolo dell’allenatore invece è più difficile perché devi piacere a tutti. Simone Inzaghi da giocatore si è fatto amare da tutti i suoi allenatori, compagni di squadra e presidenti. Il suo non è mai stato un calcio dai piedi raffinati, ma sempre duttile alla causa. I laziali hanno bei ricordi da giocatore di “Inzaghino” e da allenatore ne hanno di più. Dalle giovanili alla primavera è passato all’esser vice e poi allenatore della Lazio raccogliendo il maggior numero di informazioni e di tattiche. Inzaghi non è uno che non bada ai dettagli: ha sempre colto il massimo dai giocatori che hanno determinate caratteristiche che poi alla fine hanno dato il 101%. Alla Lazio, l’ex attaccante ha creato un gruppo con basi solide: da Strakosha, Onazi, Cavanda, Luis Felipe, Cataldi, Murgia e con loro ha condiviso gioie e dolori. Il lavoro dell’allenatore è quello di motivare i giocatori e su questo Inzaghi ne è maestro. Il lavoro che ha svolto con la Lazio è stato eccezionale: ha vinto trofei, ha portato sempre i biancocelesti in Europa League e dopo anni di assenza in Champions League. Ed è proprio la competizione massima europea che “Inzaghino” ha trovato un grande equilibrio; in soli due anni è riuscito a compiere imprese pazzesche.
Nella stagione precedente con la Lazio ha passato il turno dietro il Borussia Dortmund di Haaland e in questa stagione ha riportato l’Inter agli ottavi di finale.
Simone Inzaghi in poco tempo ha capito cosa significa allenare una grande squadra e con estrema calma e diligenza è riuscito farsi capire dai suoi nuovi giocatori. La sua infatti è una caratteristica che si porta da quando ha calcato i terreni verdi. Ha giocato con campioni come Crespo, Mancini, Veron, Nedved, Nesta e grazie alla vicinanza del fratello Filippo ne ha tratto le migliori attitudini. Allenare l’Inter dopo uno scudetto non è mai facile per un allenatore, basti vedere cosa è successo dopo il “Triplete”, ma Simone Inzaghi non farà l’errore dei suoi predecessori, anzi ha già inserito nel gruppo il suo verbo e lo si è visto durante queste partite in Champions League.
“Avevamo bisogno di questa vittoria – ha esordito Simone Inzaghi come ha riportato il sito ufficiale dell’Inter. – Dopo un primo tempo con tante occasioni ma con il risultato bloccato sullo 0-0, si era accumulata un po’ di tensione, quindi il gol di Dzeko è stata una liberazione. Si spiega così la mia esultanza!”.
Da queste parole si legge tutta la sua forza verso la squadra che allena, il suo esser voglioso di dimostrare che il ruolo che ha in questo momento all’Inter è più che meritato. Inzaghi ha bisogno solo di aver il gruppo che riesca a tradurre il suo calcio, e a Milano hanno iniziato a farlo. Questo è Inzaghi, un allenatore che è riuscito a far dimenticare gli addii di Conte, Lukaku e Hakimi grazie al suo gioco e la tifoseria neroazzurra ne è ben lieta di aver trovato un condottiero forte e tenace.
Giornalista per passione, sportivo per lavoro. Seguo lo sport a 360° e mi diletto solo a guardalo. Tifoso ma non troppo, analista e critico sul gioco. Amante della Formula1 , del ciclismo e del calcio…. guardato!