Stefano Pioli ha rinnovato col Milan fino al 2023. Tecnico partito con molti dubbi addosso, ma che ha stupito tutti.

#PioliOut– Perché la storia di uno dei migliori tecnici d’Italia, manco fosse un film, parte con molte critiche. Il Milan era in condizioni disastrose: infatti sotto la guida di Giampaolo aveva raccolto appena 6 punti in 6 giornate, con 2 vittorie e 4 sconfitte. Era la peggior partenza da 81 anni, e infatti costò l’esordio al tecnico italo-svizzero. In Via Aldo Rossi si parlava dell’arrivo di Luciano Spalletti, cosa che aveva dato molte speranze ai tifosi. Ma, a causa della clausola con l’Inter da pagare, Spalletti non sembrava destinato ad arrivare, e al suo posto si iniziava a vociferare di Pioli. Ancor prima che il tecnico arrivasse a Milanello già su Twitter spopolò l’hashtag #PioliOut.

Maledetta Bergamo– Per quanto le critiche a priori son sempre sbagliate, specie in uno sport dove “la palla è rotonda”, i primi risultati davano ragione ai tifosi. Alla prima partita il Milan pareggia 2-2 contro il Lecce. Era una squadra allo sbando quella, che non riusciva a inanellare consecutivamente 3 risultati utili in croce. Poi venne Bergamo, una delle mazzate più grandi di tutte: era il 22 dicembre 2019 e l’Atalanta affossò con un 5-0 la squadra di Pioli. Abisso totale, si vociferava persino di Ralf Rangnick come nuovo mister al posto dell’emiliano. Ma il tecnico rispose come sapeva fare: con l’umiltà. Approfittò del lockdown per costruire finalmente un gruppo compatto e unito, senza avere la pretesa di strafare e andare allo sbaraglio contro tutto e tutti, ma cercò di lavorare anche sull’aspetto emotivo.

Risultati– Appena ricominciò la Serie A si notò già un cambiamento: il Milan di Pioli finì il campionato al sesto posto; ma fu sorprendente come dopo lo stop per il Covid i rossoneri avessero ottenuto più punti di tutti. Per non parlare del 4-2 ottenuto contro la Juventus in rimonta. Si spensero lentamente le voci su Rangnick, finite definitamente dopo la vittoria sul Sassuolo per 2-1, dove l’AD Gazidis annunciò il rinnovo del tecnico nel post-partita. Iniziò persino a spopolare l’hashtag #PioliIsOnFire sulle note di “Freed from desire”. Quello che il tecnico ha fatto è sensazionale: ha costruito una squadra con un mix di giovani talenti ed esperti fenomeni, primo su tutti Ibrahimovic.

Secondo posto– La scorsa stagione si è pure sfiorata l’impresa. Il Milan parte forte e a gennaio è primo in classifica, solo gli infortuni e qualche pecca nella continuità fanno sì che si classifichi secondo, dietro l’Inter. Ma nonostante la rimonta subita, ancora una volta Pioli ha stupito tutti, proponendo una squadra che abbandona ogni tipo di difensivismo. Nasce il Piolismo: una calcio veloce, dinamico nei ruoli (dove, per esempio, un Theo Hernandez può salire nella posizione di esterno, o accentrarsi nelle sue cavalcate, con Kessie che ne ricopre il posto), offensivo e soprattutto divertente. Dopo 7 anni di astinenza, è proprio il mister emiliano a riportare il Milan in Champions League.

Rinnovo– Il ritorno in Champions non è stato dei più rosei: la squadra ha offerto diverse buone prestazioni; ma il girone tosto ha fatto sì che l’ultima giornata sarà decisiva per la qualificazioni. La squadra rinnovata e migliorata, che vanta non solo il record di punti fatti nelle prime 13 giornata nella storia dei rossoneri, ma che quest’anno può puntare allo scudetto. La dirigenza alla fine ha valutato e deciso di rinnovare il contratto, oltre che la fiducia, a Pioli. 3 milioni l’anno, che con i vari bonus passerebbero a 4. Rinnovo meritato per un tecnico che da outsider è diventato uno dei migliori del nostro campionato.