In molti identificano in una partita del 1981 e più in particolare di un singolo episodio la nascita di una delle rivalità più forti del nostro calcio, quella tra Juventus e Roma.
La stagione 80-81 inizia dopo un periodo difficilissimo. Il 23 Marzo 1980, infatti, la Polizia e la Guardia di Finanza prelevano e arrestano direttamente all’interno degli stadi 11 giocatori. È l’inizio del Totonero, uno dei più grandi scandali sportivi legati al mondo delle scommesse illegali: Milan e Lazio finiranno in Serie B e 24 giocatori tra prima e seconda serie saranno condannati a pene dai tre mesi ai sei anni. In questo clima di rabbia e sfiducia l’Italia si appresta a celebrare gli Europei; saranno un fiasco di pubblico e risultati. L’avvio della Serie A successiva per molti segna l’anno zero del nostro calcio. I tifosi hanno voglia di dimenticare il recente passato e si aspettano delle sorprese: le squadre pronte a contendersi il titolo sono Inter, Napoli ma soprattutto Juventus e Roma.
Una Roma costruita per vincere
I bianconeri sono nel pieno del loro miglior periodo storico. Da quando Giovanni Trapattoni si è insediato sulla panchina dei torinesi, i suoi hanno sempre chiuso le stagioni con almeno un trofeo in bacheca. I giallorossi arrivano a quella stagione dopo l’anno della svolta: il 1979. Quando Dino Viola rileva la società di Gaetano Anzalone la situazione sia economica che sportiva è preoccupante ma il nuovo presidente si rimbocca le maniche e chiama come allenatore una vecchia conoscenza, Nils Liedholm: al primo tentativo i suoi vincono subito la Coppa Italia contro il Torino e 12 mesi dopo sono tra le candidate al titolo anche perché, dopo la riapertura delle frontiere che permette l’acquisto di un solo giocatore straniero, dall’International di Porto Alegre arriva un giocatore che farà la storia in maglia giallorossa: si chiama Paolo Roberto Falcao, uno dei migliori centrocampisti al mondo.
Il brasiliano è la ciliegina sulla torta di una squadra costruita per vincere: tra i tanti Tancredi, Di Bartolomei, Nela, Santarini più Ancelotti e Conti con davanti Roberto Pruzzo che terminerà capocannoniere con 18 gol. A Roma, sponda giallorossa, ci credono e quel treno che non passa dal lontano 1942 è lì a portata di mano: le cose si fanno subito interessanti. All’inizio del torneo, approfittando di una Juve ancora in rodaggio di un’Inter che punta tutto sull’Europa, gli uomini di Liedholm acquisiscono consapevolezza della propria forza e si portano in testa senza strafare, vista la sconfitta per 4-0 contro il Napoli, per 1-0 contro il Cagliari e qualche pareggio di troppo contro squadre nettamente alla portata; i giallorossi insomma non sono una corazzata ma tanto basta per giocarsi lo Scudetto. Verso marzo la banda del Trap si stacca dal gruppo degli inseguitori per raggiungere la capolista. È aggancio con successivo sorpasso: nelle prime 12 giornate del girone di ritorno i bianconeri perdono punti solo a Milano sponda Inter e in casa impattando con il Cagliari. I rivali invece soffrono di pareggite e buttano al vento il vantaggio accumulato in inverno.
Il caso Bettega e la squalifica e la furia della Juve alla vigilia della partita-Scudetto
Niente è però perduto e il 10 maggio 1981 allo Stadio Comunale, in una sorta di finale Scudetto, Juve e Roma si affrontano per la terz’ultima di campionato. I padroni di casa hanno un solo punto di vantaggio, la tensione come spesso succede in questi casi è tanta e alla partita si arriva già tra le polemiche dato che i bianconeri devono fare a meno di uno dei loro giocatori più forti e rappresentativi, Roberto Bettega. Il motivo? Al termine di una gara infernale contro il Perugia alla ventiduesima giornata che ha visto gli juventini ribaltare negli ultimi secondi l’uno a zero subito a nove minuti dalla fine, due giocatori della squadra umbra avevano accusato l’attaccante bianconero di averli invitati a farlo segnare dato che erano già praticamente condannati alla Serie B. Bettega nega ma non si parla d’altro. Il giorno successivo nella famosa trasmissione nata proprio quell’anno “Il Processo di Biscardi”, non ci sono dubbi: è colpevole. La commissione di indagine ci mette un po di più a valutare la situazione e dopo più di un mese dall’episodio, subito prima della gara che vale lo scudetto e a sole tre giornate dalla fine del campionato prende la decisione di squalificare l’attaccante, facendo ovviamente infuriare bianconeri.
Il giorno della partita Trapattoni, fedele al motto “prima di tutto non prenderle” gioca praticamente senza punte, centrocampo fitto e si spera in qualche colpo di Liam Brady. Gli ospiti invece si presentano carichi e in pratica con l’undici titolare. La partita è bruttissima: una punizione dell’irlandese respinta da Tancredi e una svirgolata di Conti sono l’emblema del primo tempo: assolutamente nulla di più, solo tanto nervosismo assurdo ed esasperante che scaturisce in una rissa a fine frazione sedata a fatica dall’arbitro Bergamo. La ripresa se possibile è ancora peggio e dopo un’ora di gioco Beppe Furino, il capitano juventino ammonito pochi secondi dopo il fischio d’inizio, entra piede alto sull’ex di giornata Maggiora; un tackle violentissimo che lo manda direttamente negli spogliatoi. Per i romanisti quella è l’ora X: con un uomo in più provano ad alzare il ritmo ed invece incredibilmente, a parte un destro al lato di Scarnecchia, è la Juve ad andare vicina al gol due volte con Fanna.
Il gol di Turone, regolare o irregolare? Scoppia il caso tra moviola e… Telebim
Al minuto 75 ecco l’episodio che passerà alla storia: Conti scodella una palla in area per Pruzzo che fa una sponda intelligente per l’inserimento di Maurizio Turone. Il libero dei giallorossi, quasi ostacolato dal suo compagno Falcao, si tuffa e la mette nell’angolino con Zoff che nemmeno si muove. 0-1 e sorpasso in classifica: il difensore si alza e corre mani al cielo per festeggiare ma la gioia dura pochi secondi. La sua espressione cambia all’improvviso, Turone si ferma a pochi metri dal guardalinee Sancini che ha la bandierina alzata in verticale; gol annullato per fuorigioco. I giallorossi protestano ma nemmeno più di tanto e così sarà nel dopogara.
Quel Juve-Roma finisce zero a zero ma ciò che più colpisce, rispetto al calcio urlato di oggi, sono le reazioni: solo una frecciatina di Falcao e poco altro. L’arbitro Bergamo, anni dopo, dirà a fine gara: “La più difficile della mia carriera. Ricevemmo i complimenti sia di Boniperti che di Viola. Era un altro calcio, più signorile, dove anche gli screzi erano garbati.” Subito dopo la partita, negli studi della Rai, tramite l’uso della moviola inizialmente viene confermato che si tratta di fuorigioco ma poco dopo il giornalista De Laurentis tramite l’utilizzo del Telebim, uno strumento particolare dimostra che Turone non si trovava oltre l’ultimo difensore juventino: da lì ovviamente scoppia la polemica. Sancini viene insultato e minacciato ma anche anni dopo, intervistato, dichiarerà “Ho visto e rivisto quell’azione e non ho dubbi. Fuorigioco netto”.


Le trasmissioni continuano incessanti ad analizzare l’episodio: per alcuni non è fuorigioco mentre per altri sì e di circa dieci centimetri. Nelle ultime due giornate la Juventus sbanca Napoli con un autogol e batte la Fiorentina per uno a zero laureandosi campione d’Italia con soli due punti di vantaggio sulla Roma. Il presidente giallorosso Viola in quell’occasione dirà scherzosamente: “Incredibile aver perso uno scudetto per questione di centimetri” e, con altrettanta ironia, Boniperti gli regalerà un righello ancora oggi citato nelle dispute da bar tra juventini e giallorossi.
Anni dopo però sembra arrivare la conferma da parte di Carlo Sassi, storico moviolista presente quel giorno, che dirà il Telebim non era uno strumento preciso e confermerà la posizione irregolare del libero giallorosso: “La moviola dimostra che il gol era irregolare, poi però con un marchingegno particolare dimostrarono che invece non era in fuorigioco, il che non era vero. Non era perfetto quel macchinario e Turone era in fuorigioco”. Qualcuno però ovviamente non gli crede e rimane convinto che il goal fosse regolare.
In ogni caso, fuorigioco o no, quell’episodio non solo diede vita alla rivalità tra Juventus e Roma ma, per tutti coloro che amano poco i bianconeri e che sono particolarmente interessati alle polemiche e poco al calcio, diventerà una sorta di simbolo dell’anti-juventinità così come Turone, che inizialmente dirà di essere contento di quell’ingiustizia che secondo lui gli concesse l’immortalità calcistica.
Il dubbio però resterà sempre: il gol di Turone, con il VAR e la tecnologia di oggi, sarebbe stato regolare?

Il calcio è la mia passione in ogni sua sfaccettatura: ho giocato tanto, ho allenato altrettanto e adesso mi piace raccontarlo.