Maglietta, sciarpa, mascherina e Green Pass: si parte per lo stadio alla volta della partita più bella del campionato. Si perché chi vive in una città come Roma, il Derby si vive tutto l’anno e si mette in campo almeno due volte a stagione. Quello di ieri poi è stato speciale: prima stracittadina con il ritorno del pubblico sugli spalti dopo le chiusure a causa del Covid. A distanza dall’ultimo match giocato a porte aperte lo scorso 26 gennaio 2020. Tante le aspettative da entrambe le tifoserie: una nuova era, quella del Sarrismo e dello Special One, che fa respirare un’aria che non c’era più da tempo. Quello di ieri è tornato ad essere IL DERBY. Nulla da togliere a Simone Inzaghi e Garcia ma domenica sera si respirava proprio la voglia di fare e vincere per la propria gente.
Cosa che sorprendentemente ha fatto la Lazio e ha stupito i suoi. I tifosi biancocelesti sono abituati a soffrire e ad essere attaccati all’aquila cucita sul petto anche quando tutto sembra annebbiato. Anche fra migliaia di critiche al nuovo allenatore dopo sei partite ufficiali e cinque anni di 3-5-2 ancora stampato nella mente dei giocatori. Ieri poi, il timore per i cugini romanisti che hanno fatto vedere qualcosa in più alla squadra di Sarri in queste prime gare. Nell’aria però c’era quel qualcosa che poi hanno respirato a fine partita i biancocelesti: fierezza e orgoglio.
La Lazio vince e convince. Il Sarrismo è esploso?
Si perché la Lazio vista in campo ieri sera ha dimostrato di esserci e l’ha fatto, emozionando ogni singola persona presente allo stadio. Il gol dell’1-0 di Milinkovic dopo dieci minuti ha buttato giù lo stadio e ha cominciato a far vedere la luce in fondo al tunnel che la squadra di Sarri aveva intrapreso dalla dura sconfitta subita contro il Milan. Poi, al 19′, il raddoppio che arriva proprio da lui, Pedro, il grande ex della partita. Nonostante il momentaneo vantaggio, i biancocelesti presenti allo stadio e non solo, hanno cominciato ad avere paura della rimonta, di qualcosa che è già successa in passato. Cosa che poi si sta per materializzare dopo il gol segnato da Ibanez. Poi però è arrivato il gol spettacolare di Felipe Anderson, che riceve un ottimo assist da Immobile che fa la cosa più giusta di questo mondo, passarla al compagno quando ha visto che non c’era possibilità di segnare. Secondi dopo secondi, passati i cinque minuti di recupero, i tifosi biancocelesti hanno tirato un respiro di sollievo: la Lazio di Sarri è finalmente scoppiata?
La bellezza del gruppo, contornata dalla prestazione dei singoli
Buona la prestazione di tutti i titolari, ad eccezione di Hysaj che ha sofferto fin troppo Zaniolo ma che alla fine ha fatto il suo. Bravissimi tutti, a partire da Felipe Anderson che ha dimostrato che se credesse un po’ di più in se stesso, salterebbe anche l’Everest. Poi Milinkovic, che con il brasiliano ha ritrovato l’intesa dell’ultimo derby giocato insieme, nel lontano 2017, e che ha messo la firma per la terza volta in una stracittadina. Formidabile Immobile che si è improvvisato assistman sul 2-0 e sul 3-1. Regia fenomenale di Luis Alberto che come sempre riesce a mantenere la sua zona di campo al 100%. Sostituito però al 65esimo, cosa che ha fatto infuriare lo spagnolo e quasi tutta la tifoseria della Lazio. Il numero 10 potrebbe essere diventato un caso? Benissimo Reina che, nonostante i due gol presi da calcio piazzato, ha comunque dimostrato di essere un grande portiere con le parate fatte durante il corso della partita. Menzione speciale per Francesco Acerbi che regge sempre bene sulle sue spalle il peso di una difesa che traballa. Complimenti a Sarri che ha saputo far rialzare la testa ai suoi, quando in pochi credevano nell’impresa, soprattutto dopo le partite contro Galatasaray e Torino.
Al suono del triplice fischio finale, lo stadio ricolmo di biancocelesti è esploso in un canto liberatorio, sulle note di “I giardini di marzo” dell’amato Lucio Battisti. Poi a cantare a squarciagola il proprio inno, la seconda pelle di ogni tifoso di calcio. Dopo i festeggiamenti con la squadra che va sotto la curva a cantare insieme alla sua gente, ognuno di loro ha ripreso la sciarpa, si è sistemato la maglietta e ha pensato: “Stasera abbiamo vinto una battaglia ma la guerra è appena cominciato: il Sarrismo è arrivato, la Lazio è tornata“.

Appassionata di pallone sin da piccola, scrivo per passione ma anche per costruire un grande sogno: diventare giornalista pubblicista. Ho la voce molto alta e se mai doveste sentire qualcuno che urla durante le partite, beh quella sono proprio io!