Il bottino delle prime 3 giornate della Lazio è di 2 vittorie ed una sconfitta. 9 gol fatti e 4 subiti. Non male come inizio, ma dopo la trasferta di Milano comincia a serpeggiare delusione nell’ambiente. Preoccupazione che la bellezza vista nelle prime due gare sia solo un abbaglio e che questa sarà una stagione di alti e bassi. Ma è stato lo stesso allenatore a predicare calma dopo la partita con lo Spezia. Parlare di sarrismo è prematuro.
“Solitamente in queste esperienze nuove il processo di crescita non è lineare, a volte sembra che va tutto bene ma non è proprio così: i presupposti per fare bene ci sono, ma non dobbiamo illuderci per due partite, dobbiamo crescere”
Se queste sono le parole dopo aver segnato 6 gol è giusto ascoltare in silenzio e godersi lo spettacolo, quando ci sarà. Se uniamo questo virgolettato alle dichiarazioni precedenti alla sfida di Empoli, capiamo che con il Milan non sono stati due passi indietro, bensì un piccolo tassello in più per il futuro.
“Obiettivi? Il primo sarà un anno di costruzione. Questo non preclude niente, ma sarà più difficile di quelli successivi, chiaro che non ci diamo per vinti”
Sarri non è un allenatore come gli altri. È un metodico, un perfezionista, un rivoluzionario, una idea al comando ed un modo di essere. Cambiare questa idea nei calciatori richiede tempo e lui lo sa. A San Siro si è visto tutto quello che non vorrebbe vedere, ma fa parte del processo e lo accetta. La squadra deve avere più coraggio nel difendere alta, più cattiveria nell’aggredire l’avversario, più veloce nel pensiero e più determinata una volta scesa in campo. Per tre partite la Lazio è andata in svantaggio e questo significa che l’approccio è quello sbagliato. Così come è sbagliato pensare che da subito avremmo visto i biancocelesti giocare come il Napoli dei 91 punti.
Queste sono le partenze nelle ultime esperienze del mister:
Empoli– 4 punti in 9 partite
Napoli– 2 punti in 3 partite
Chelsea– 5 vittorie in 5 partite
Juve– 7 punti in 3 partite
È partito meglio nelle città dove è dovuto scendere a compromessi. Londra e Torino non hanno accettato la sua filosofia ma hanno preteso la vittoria. Non c’è stato spazio per ideologie ma per il pragmatismo e solo l’avventura londinese ha lasciato intravedere sprazzi di bel gioco. Dove invece ha voluto fare la rivoluzione le partenze sono state difficoltose. A Roma ha trovato una piazza dove per anni sono riusciti a coesistere bel gioco e trofei. Inzaghi ha saputo far divertire i tifosi mettendo in bacheca 2 Supercoppe italiane ed una Coppa Italia, fino a toccare il sogno scudetto con un dito. L’ambiente ideale per continuare a vincere giocando bene.
La strada è lunga ancora e quando è stato preso Sarri si sapeva che le rivoluzioni non si fanno in un giorno. A Roma ha ritrovato il divertimento nel fare quello che più gli piace, col tempo anche chi gli sta intorno comincerà a divertirsi. La squadra ha margini di miglioramento ed una prestazione opaca non può far dimenticare quanto si è visto nelle prime due partite, che sicuramente rivedremo. Chissà se proprio dalla prima partita di Europa League, come nel suo primo anno a Napoli.
