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Cari amici bianconeri e non, vi scrivo dall’Aldilà dopo che ho visto che la mia Juve ha colorato il logo con i colori arcobaleno. La causa dei diritti LGBT è nobilissima. Mi sono sempre ritenuto all’avanguardia e mi sono sempre battuto contro le discriminazioni. Aborro qualsiasi commento omofobo e perdo le staffe quando osservo aggressioni nei confronti di persone omosessuali.

Qui in Purgatorio, dove sono finite buona parte delle anime, ho sempre da fare. Mi chiamano praticamente tutti. Ero conteso anche da Inferno e Paradiso. Diavoli e Angeli vogliono continuamente ascoltarmi. Ma adesso voglio parlare con voi sulla Terra.

Come amo dire, gli uomini si dividono in due categorie: gli uomini che parlano di donne e gli uomini che parlano con le donne. Io di donne preferisco non parlare. C’è troppa gente oggi che non sa trattare le donne. Il problema del maschilismo è in via di miglioramento, ma c’è tanta strada da fare. Così come va preso di petto anche quello dell’omofobia. Quello del razzismo, a prescindere da razza ed etnia, e quello di qualsiasi discriminazione per la provenienza.

Non sono un grande pedagogo. Sono più incline a lasciare fare alle persone quello che vogliono. Personalmente, e non posso essere definito un personaggio ante litteram o avanti con i tempi, mi sono sempre battuto contro le discriminazioni. Lascio però libera scelta, come ad esempio ai calciatori della nazionale di inginocchiarsi o meno. Purché, naturalmente, sia una scelta consapevole.

Questa spettacolarizzazione della lotta alle discriminazioni mi lascia interdetto. Bisogna però agire sul piano della diplomazia da parte di chi è a capo di un gruppo o una società. C’è la necessità di interfacciarsi con i politici. Io non ho nessuna passione per la politica e per i politici. Riconosco che è un’attività necessaria e anzi che, almeno in teoria, è la più nobile di tutte, quella che gestisce gli interessi della polis, della comunità. Ma non mi piace l’inevitabile parzialità dei partiti e l’altrettanto inevitabile egoismo di chi li guida.

La Juve ha colorato il logo con i colori arcobaleno a sostegno della comunità LGBT. Lo ha fatto in risposta alla scelta della UEFA, e di Ceferin, di non consentire l’illuminazione con questi colori allo stadio di Monaco. Reazione per la questione Superlega: è palese. La Juve è per me l’amo­re di una vita intera, motivo di gioia e orgoglio, ma anche di delusione e frustrazione, comunque emozioni forti, come può dare una vera e infinita storia d’amore.

E sento delusione e per frustrazione per le modalità di questa scelta. Fossi stato io ancora a capo della società, avrei scelto modalità e tempi diverse per lottare contro le discriminazioni. Mi piacciono le cose belle e ben fatte. Ritengo addirittura che estetica ed etica si equivalgano. Naturalmente l’etica detta il rispetto per i diritti delle persone discriminate e la difesa degli stessi. Questa volta etica ed estetica, cara la mia Juve, non sono andate a braccetto.