La finale degli Europei si dovrebbe giocare allo stadio Wembley di Londra. Ma la variante indiana semina panico per tutta l’Inghilterra e alcuni hanno dimostrato il loro dissenso a giocare una partita così importante correndo un tale rischio. Tra questi c’è anche il Premier Mario Draghi, che con un pizzico di decisione e con l’autorevolezza della quale vanta in Europa ha deciso che per quanto lo riguarda la finalissima non si potrà giocare a Londra. Ceferin e i vertici inglesi dovranno a quanto pare vedersela, oltre che con il Coronavirus e la variante indiana, anche con il Primo Ministro italiano.
“Mi adopererò perché la finale di EURO2020 non si faccia in un Paese dove i contagi stanno crescendo rapidamente”
Mario Draghi durante la conferenza con Angela Merkel
10.633 nuovi casi di Covid e cinque decessi solo ieri per il Regno Unito che, vuoi a causa della poco condivisibile campagna vaccinale, vuoi per via dell’inaspettata ondata della nuova variante, ora si trova a fare i conti con l’essere con un piede di nuovo nell’incubo. Il Coronavirus non se ne vuole andare e gli Inglesi stanno per ricascarci, questo è il prezzo da pagare quando si cerca di essere sempre i primi della classe: tanti vaccinati con una sola dose e poche coperture totali dalla malattia hanno portato il Regno Unito a farsi quasi scappare dalle mani la finale che pensavano di avere in pugno.
La proposta di Draghi e la risposta delle Federazioni
Questi i numeri aggiornati dell’Inghilterra. Un trend decisamente in crescita che evidenzia come i presupposti di fare il buono e il cattivo tempo come si vuole non ci sono. Eppure sembrano non comprenderlo bene i londinesi, che nelle ultime partite hanno aperto a 22.000 spettatori, ma dalle prossime passeranno prima a 45.000 per rispettare le proiezioni delle semifinali e finale che prevedrebbero 65.000 persone a Wembley. Per Draghi, uomo dalla pacata sobrietà e capacità di calcolo e contrapposto al molto più esuberante Boris Johnson, questi non sono numeri che la ragione permette di rispettare. Troppo rischio, soprattutto se calcoliamo che esistono paesi come l’Italia che hanno deciso di riaprire con ponderazione rispettando sommessamente le indicazioni della scienza.
Niente finale a Wembley dunque, spostarla a Roma o a Budapest. Questa la decisione del Premier italiano, che però sembra non andare incontro alle idee della Uefa e non solo.
“La Uefa, la federazione inglese e le autorità inglesi stanno lavorando a stretto contatto con successo per organizzare le semifinali e la finale di Euro a Wembley e non ci sono piani per cambiare la sede di quelle partite”
Nota della UEFA
Arrivano tempestive anche le dichiarazioni del numero uno del calcio italiano, Gabriele Gravina.
“Non ci sono le condizioni per poter pensare, sotto il profilo organizzativo, ad una final four a Roma o a Budapest”
Gabriele Gravina
La finale dunque, si potrà fare davvero a Roma o a Budapest?
Sarà difficile, quasi impossibile, ma chissà che SuperMario non possa veramente far tornare il centro del Calcio europeo in Italia, dove potrà pur non essere nato, ma dove di certo è diventato lo sport che oggi tutto il mondo ama.
Del famoso “Whatever it takes speech” che tanto viene rievocato oggi al tempo il “Popolo del Vaffa” non si curava tanto. Questo però pare essere proprio il momento giusto per avvisare tutti che quando Mario Draghi ha in mente un progetto, che sia il Quantitative Easing o lo spostare una partita a chilometri di distanza, difficilmente molla la presa con facilità. Per qualche giorno ancora pare che possano aspettarci periodi di tensione. Fra poche ore potremmo scoprire quindi se il Calcio tornerà davvero a casa oppure dovrà restare in Inghilterra…
Studente del liceo classico; amante dello sport e del calcio, argomenti che ho sempre cercato di trattare con rispetto e dettagliato. Scrivo per CalciofemminileItalia e sono l’autore del romanzo dal titolo “Il Dio del Pallone“. A chi mi chiede che cos’è per me il calcio rispondo: “Una religione”.