DONNARUMMA 6 Sufficienza per mancanza di lavoro. Sembra il negoziante che attende con impazienza il cliente in un giorno di pioggia insistente. E quando mai. Veramente il cliente arriverebbe pure, ma col Bancomat fuori uso. E la palla finisce in Tevere. (SIRIGU S.V. Della serie si dia spazio a tutti perché tutti comprendano di far parte del gruppo. E Meret…a quando la sua volta?)
TOLOI 6,5 Partita di grande applicazione per tutta la prima frazione, quando gli attacchi dei gallesi hanno una parvenza di concretezza e pericolosità. Non concede nulla allo spettacolo e meno ancora all’improvvisazione. Il messaggio che manda forte e chiaro è che, qualora Mancini avesse necessità di uno tosto e “cocciuto”, lui c’è. In pochi minuti mette la museruola a James e chi si è visto, si è visto.
BONUCCI 7 Come ti registro la difesa. Mi ricorda la Cinquetti: “E qui comando io, e questa è casa mia, ogni dì voglio sapere, chi viene e chi va”. In una difesa a 4, si piazza in mezzo spingendo Palmieri sulla destra alta, dando maggiore densità al centrocampo. Ogni azione passa da lui, che sia un rilancio o un appoggio in mezzo. Non disdegna di cercare il Gallo là davanti con alterne fortune. Gli viene giustamente concesso uno scampolo di riposo e la sostituzione rivela per sottrazione di presenza la sua assoluta necessità (ACERBI 6 E’ bravo, anzi bravino. Si alza sui corner e sulle azioni da gioco inattivo, d’accordo; ma dirigere la difesa è un’altra cosa: ci vuole personalità ed un pizzico di temerarietà. Se Simone Inzaghi gli mette sempre a fianco Radu, stasera è chiaro come il sole)
BASTONI 6,5 Buona prestazione del ragazzo di belle promesse. Non tradisce l’emozione ed è una gran bella cosa. Detto questo, non è il caso di cercare di sdoganare una “promessa” di 22 anni per un campione, come da telecronaca dello “zio” Bergomi. L’interista (ah, sarà per questo?) inizia timido timido, appoggiando ogni pallone a Bonucci, quasi come per liberarsene, poi cresce poco per volta, dedicandosi alla marcatura di Bale sotto gli occhi socchiusi di Hategan. Le caviglie di Bale subiscono un’autentica “metamorfosi” ed è strano che uno che fa OVIDIU di nome non se ne randa conto!
EMERSON 6 Abituati a Speenazzola Gonzales, Emerson Palmieri appare lento e goffo. Eppure mette a disposizione della squadra la sua sapienza tattica ed una buona dose di duttilità nei fraseggi stretti. La profondità ne guadagna, anche se viene raggiunta in maniera diversa. “Ognuno a suo modo” è scritto sul campanile di Coazze e non v’è nulla di più vero.
JORGINHO 6,5 Frangiflutti di grande livello. Se la Nazionale sta ottenendo risultati a tutto spiano e con continuità, è ora di sottolineare che non è un caso, ma dipende anche da una qualità dei singoli che in tanti le invidiano. E Jorginho ne è l’esempio lampante. Contro il Galles non ha bisogno di strafare, basta la linearità delle giocate e il dialogo continuo con l’altro regista Verratti, per rendere il centrocampo ordinato e propositivo. Standing ovation alla sua uscita (CRISTANTE S.V. A gara finita, una buona passerella)
VERRATTI 8 Migliore in campo. Anche se si impegna con tutte le sue forze, non riesce a buttare via un pallone manco tallonandolo col mitra puntato. Danza palla al piede in mezzo ad un’orda di indemoniati gaelici, come se fosse gustare un piatto di agnolotti. Cerca le punte ( Belotti e chi capita) con lanci al contagiri e pennella il traversone che manda Pessina al gol. In versione juventina: dopo l’addio di Pirlo, mi spesi lungamente per il suo acquisto. Si preferirono altri giocatori e opinionisti a me abbinati, nutrirono perplessità. Ora pretendo la ragione, anche se non me ne faccio niente.
PESSINA 7 Il centrocampista che tutti gli allenatori vorrebbero. Ordinato il giusto, arrembante da DNA, capace di prevedere il “momento” propizio, terribile nell’attacco dello spazio. E pensare che nell’Atalanta fa la riserva di lusso… Raccoglie la traiettoria della punizione di Verratti anticipando tutti con un tocco lieve quanto letale sul secondo palo. Ed è il vantaggio azzurro (CASTROVILLI S.V. Tanto per convincerlo che fa parte del progetto)
CHIESA 7,5 Inizia a sinistra e si profila un altro capitolo di inversione delle fasce. Siccome Mancini è un allenatore vero e non una parvenza, la situazione tattica dura meno di un quarto d’ora e la partita, iniziata come un diesel freddo, si infiamma. La difesa gallese si cucca una serie enorme di fiondate con relativa lasciata sul posto, da clinica neurologica. Davanti a Danny Ward i difensori sembrano formiche impazzite ogni qualvolta che la corsa del 14 nostro li investe. Nella ripresa la azione di demolizione ha qualche pausa, ma fino alla mezzora Chiesa continua a presentarsi in area mentre urla scomposte e terrificanti si sentono scandire: “Mamma, i vichinghi!”. Ultimo pallone da cineteca di Chiesa in area ha Belotti come obiettivo, peccato che venga deviato, sarebbe il suggello, pazienza.
BERNARDESCHI 6,5 Parte a destra, come di prammatica nella Nazionale di Mancini. Viene cambiato di fascia e se ne giova andando ad attaccare lo spazio tra limite dell’area ed area stessa. Col suo sinistro mette in mezzo un paio di palloni che ricordano molto da vicino i due traversoni che hanno fruttato a CR7 altrettante reti in tuffo di testa contro Atletico e Ajax. Sono arcisicuro che i soliti “puzzosi tra naso e bocca” avranno da eccepire. E pensare che è così semplice rendersi conto che sul centro sinistra Berna ha il suo perché ed è utile alla causa. Beh, così semplice non è, altrimenti anche Pirlo se ne sarebbe accorto. Esce tra gli applausi e confesso di aver alzato il volume della TV, perché non credevo alle mie orecchie. (RASPADORI S.V. Il tempo di andare a sbattere contro un discreto boscaiolo dalla maglia rossa, stop.)
BELOTTI 6 Il primo che mi accusa che non vado oltre la sufficienza perché il Gallo è granata, a lu sopàto da bin! (lo picchio alla grande, in dialetto torinese). Belotti si merita proprio non più del 6 che gli appiccico. Servito piuttosto maluccio e ciò lo scagiona un poco, ma il Belotti tignoso, con grinta da vendere a Porta Palazzo, con sulle spalle tutto l’attacco torinista, dov’è? Non certo all’Olimpico in un tardo pomeriggio di inizio estate.
MANCINI 7 Mescola le carte facendo leva sulla qualificazione già raggiunta. Eppure nonostante ben otto giocatori sostituiti, la sua squadra non perde in fisionomia e costrutto. Si accorge in breve tempo che deve invertire Chiesa e Bernardeschi, affidando al primo il compito di “spaccare” il match ed al secondo di navigare a cavallo della fascia sinistra con la propensione di entrare nel campo a dare maggiore consistenza al limite dell’area. Quello che colpisce uno che, come me si è dovuto abituare all’improvvisazione come unico leit motiv, è il concreto senso dell’applicazione di schemi e di azioni di gioco studiate e provate in allenamento un numero elevato di volte. Se in giro per l’Europa qualcuno si starà stupendo della consistenza dell’Italia, la maggiore ragione sta proprio nella precisa connotazione di gioco che traspare con facilità ad ogni uscita. E sì che uno dei luoghi comuni più tardi a morire nel mondo pallonaro è la poca possibilità del C.T. di incidere sul gioco. “Il Commissario Tecnico è un selezionatore, più che un allenatore” Quante volte lo si è sentito dire, ma non è un tipo di vestito che calza a pennello per Mancini. Ora ci attende la “perfida Albione”, sperando che sia solo di passaggio, per tornarci alla fine. Covid ed innalzamento dei contagi permettendo.