Un’Italia smagliante travolge la Turchia nell’attesissima gara d’esordio, con un secco 3-0 che premia la prestazione di altissimo livello sciorinata dagli Azzurri. Roma, dopo il diluvio pomeridiano, si veste a festa e regala ai giocatori le condizioni perfette per giocare una partita di calcio, con lo Stadio Olimpico nuovamente aperto al pubblico per circa 15.000 spettatori.
L’emozione di vedere la gente sugli spalti, un inno cantato a squarciagola e soprattutto un’Italia che dopo 20 minuti di sostanziale equilibrio comincia a tessere la sua ragnatela tricolore ad irretire i sin troppo arrendevoli avversari.
La Turchia di fatto si consegna al martellante possesso palla dell’Italia, cercando disperatamente di prendere fiato con sterili ripartenze orchestrate da Calhanoglu e Yilmaz, unici elementi capaci di emergere nella povertà tecnico tattica che i turchi riescono a mettere in campo.
La presenza del pubblico inizialmente sembra frenare leggermente l’Italia: anche i calciatori devono riabituarsi dopo un anno e mezzo di silenzio assordante. Insigne prova a uscire dalla timidezza con un destro a giro dei suoi troppo largo mentre Chiellini sprona la squadra sganciandosi continuamente e arrivando al colpo di testa pericoloso su calcio d’angolo, sventato in maniera plastica dall’estremo difensore turco Cakir.
I nostri prendono pian piano fiducia e cingono d’assedio per lunghi tratti la difesa ospite, cercando con pazienza il varco giusto contro la difesa a tre (o a cinque) molto centrale e densa degli ospiti.
Il VAR ci mette del suo quando su cross di Spinazzola, la mano di Meras sembra netta ma secondo le nuove norme, è “congrua al movimento del corpo”: Makkelie sposa in pieno la nuova filosofia e lascia correre.

La sensazione è che una volta stappata la situazione con un gol gli Azzurri possano dilagare e così avviene nella ripresa. Di Lorenzo rileva Florenzi e con le sue discese impensierisce continuamente Meras, liberando dalla marcatura Berardi che sale di livello e al 53’ propizia l’autorete di Demiral, goffo nel mettere alle spalle del portiere un potente cross del giocatore del Sassuolo.
L’Italia scioglie le riserve e, con la Turchia costretta a scoprirsi, comincia a tambureggiare con pressing alto e ripartenze fulminee che portano molti uomini nell’area di rigore avversaria: la qualità del palleggio fa il resto e l’astuzia di Immobile viene premiata con il 2-0. Il centravanti della Lazio è infatti il più veloce di tutti a ribadire in rete una respinta corta di Cakir su girata di Spinazzola.
I tifosi turchi ammutoliscono e il motivetto del Mondiale 2006 si alza dalle tribune: in un atmosfera d’altri tempi l’Italia continua a macinare gioco sulle ali dell’entusiasmo crescente del pubblico, arrivando al terzo gol capitalizzando al massimo un errore su rinvio di Cakir: Immobile è bravo a vedere Insigne accentrarsi sulla sua mattonella e a servirlo; il folletto napoletano sfoggia il suo marchio di fabbrica e batte il portiere con il suo classico tiro a giro che va a morire in rete sul palo opposto.
Nella girandola di cambi c’è spazio per tutti, e tutti sembrano veramente voler spaccare il mondo: da Chiesa a Belotti, da Bernardeschi a Cristante si ha la sensazione che il gruppo, oltre ad un organizzazione di gioco da squadra di club, sia la forza di questa Italia per la quale il cammino è ancora lungo ma che, in questa meravigliosa “notte magica” romana, ha dimostrato a tutti di essere una seria candidata alla vittoria finale.
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Il calcio è la mia passione in ogni sua sfaccettatura: ho giocato tanto, ho allenato altrettanto e adesso mi piace raccontarlo.