Come giocherà il Napoli di Spalletti

Nella giornata di ieri, Luciano Spalletti ha messo nero su bianco al contratto al contratto che lo legherà al Napoli fino al 2023. Il tecnico di Certaldo torna quindi ad allenare dopo due anni di inattività, nei quali è stato sotto contratto con l’Inter.

La reale curiosità, legata senza ombra di dubbio alla destinazione partenopea, è capire innanzitutto se nel suo buen retiro al centro della Val d’Elsa, dove ha continuato a percepire il lauto stipendio dell’Inter, Spalletti abbia alimentato il sacro fuoco della rinascita calcistica, coltivando il silenzio.

Nondimeno, pronto a divampare, in quanto facilmente infiammabile, se provocato.

Incuriositi dallo Spalletti che ritroveremo

Sostanzialmente, capire che tipo di allenatore ritroveremmo veramente dopo la forzata inattività.

Quello arguto, votato tassativamente alla ricerca del gioco elegante ed armonioso. Novello portatore di Estetica Trascendentale all’ombra del Vesuvio, come già qualche anno orsono ha fatto un altro toscano dalla lingua abrasiva.

Oppure l’altro, maggiormente scontroso, scottato dalla lezione che ha cercato inutilmente di dargli Roma. Cioè, che certe bandiere non si possono ammainare, senza pagarne in qualche maniera un conto salatissimo.   

Nella Capitale, Luciano ha scelto consapevolmente di mettersi contro Francesco Totti, inimicandosi la stragrande maggioranza della tifoseria giallorossa.

E se Gennaro Gattuso s’è lamentato per le ingerenze dei media napoletani, probabilmente non conosce la tracotanza con cui radio e TV private, oltre alla carta stampata, trattano quotidianamente ciò che accade dalle parti di Trigoria. Nonché la pervicace invadenza dell’ambiente romano, caratterizzato dalle opinioni (non richieste…) di attori, cantanti, politici. Una pletora di Vip, tutti simpatizzanti della Magica.

Cosa aspettarsi tatticamente

Spalletti ritroverà Matteo Politano, avuto nella militanza nerazzurra. L’esterno romano si rendeva protagonista di tagli in conduzione verso il centro. Stesso discorso per Lorenzo Insigne, altro esterno che ama accentrarsi per cercare la giocata. Il tutto nel segno della continuità con il Napoli di Gattuso. Non esterni larghissimi che cercano prima il cross, bensì calciatori maggiormente associativi.

Il tecnico toscano predilige il 4-2-3-1 o 4-3-3. Nel bel mezzo della sua avventura all’Inter, a un certo punto ha abdicato al trequartista, prediligendo le due mezze ali. Avremo un quadro più delineato una volta che si metterà in moto il mercato. Con il probabile addio di Fabian Ruiz, resta da capire se il Napoli punterà su un altro schermo davanti alla difesa, oltre a Demme pertanto, oppure su una mezzala destra.

Per quanto riguarda il centravanti, il gioco di Spalletti prevede che la punta venga incontro e, soprattutto, tagli in area. La sua Inter segnava tantissimo di testa. Osimhen deve migliorare in questa skill. Età e altezza sono dalla sua. Il gioco veloce che si prefigge di proporre il tecnico toscano non trascura, naturalmente, nemmeno la profondità.

Il gioco di Spalletti prevede una squadra con calciatori versatili e flessibili. Insigne e Politano lo sono, Osimhen ha evidenziato enormi miglioramenti. Lozano, al contrario, pur essendo dotato di grande scatto, è un esterno meno associativo. Il nodo è proprio la sua presenza. Sarà valutato dall’allenatore. Se nelle idee di quest’ultimo il titolare sarà Politano, non è escluso che, al cospetto di una buona offerta, il messicano possa essere messo sul mercato.

Tra i punti deboli palesati all’Inter vi è quello di non essere riuscito a far fronte alle difficoltà. Gli stessi aspetti imputati a Gattuso. In entrambi gli anni in nerazzurro, l’Inter di Spalletti ha avuto dei periodi di grossa crisi. Più di una volta il tecnico ha cambiato tre moduli all’interno della stessa partita. Ciò è avvenuto soprattutto il secondo anno. Gattuso è stato massacrato quando aveva pochi giocatori a disposizione e ha dovuto inventarsi soluzioni.

Nel suo ultimo anno all’Inter, la squadra ha palesato inoltre problemi di tenuta mentale, di scarsa precisione sotto porta e, soprattutto, di nervosismo. Elementi comuni a questo Napoli. La qualità degli azzurri è superiore rispetto a quella della sua Inter. Ciò non toglie che al Napoli siano mancati gli attributi. Vero che Conte ha chiesto e ottenuto tanti acquisti sul mercato. Vero altresì che il tecnico leccese ha tirato fuori il 101% dai suoi giocatori. Cosa non riuscita a Spalletti.

Quando non era al top, la squadra di Spalletti ha palesato un’irritante prevedibilità contro squadre chiuse. Mancati alcuni calciatori chiave, sono emersi problemi di identità nelle giocate anche nell’attaccare gli spazi. Nei momenti meno brillanti, l’Inter era lunga, sfilacciata, nervosa e disorganizzata. Il Napoli di Gattuso ha mostrato questi problemi solo quando era falcidiato dagli infortuni.

Tra gli aspetti positivi vi è la linea di continuità con Gattuso nelle transizioni. Ovvero, costruzione dal basso, confidenza con il pallone, alternanza ponderata tra giocate orizzontali e verticali. In tal senso, per preservare la pulizia della partenza dell’azione, servirebbe reperire sul mercato un centrale da affiancare a Manolas.

In conclusione, i tifosi del Napoli devono augurarsi che in questi due anni Luciano Spalletti sia sia dato a uno studio “matto e disperato” dei nuovi filoni calcistici. Il Napoli attuale presenta una differenza evidente tra titolari e riserve. La sfida sarà quella di preservare l’identità quando mancheranno uno o più calciatori chiave.

Il lato positivo è che il gioco spallettiano è tutt’altro che dissimile rispetto a quello di Gattuso. All’inizio il tecnico ex Inter cambierà poco e nulla. D’altronde la conformazione tattica del Napoli e l’identità sono molto ben delineate. La sfida sarà giustappunto riuscire a risolvere i problemi di prevedibilità fuori dalla comfort zone. Lo Spalletti di Roma (ma era un calcio diverso e aveva una squadra di ben altro livello) sarebbe stato un fattore. Se sarà l’esatta copia di quello visto a Milano gli auspici saranno tutt’altro che rosei.