Momenti caldi per le panchine della massima serie. Un valzer iniziato già da tempo. Era nell’aria, con un tweet Aurelio De Laurentis scarica “Ringhio” Gattuso, complice il pareggio a sorpresa nell’ultima di campionato. Non si fa attendere il cambio di panchina. Stimato molto anche dalla Lazio del presidente Lotito, la sua prima scelta converge altrove. Rino Gattuso è il nuovo allenatore della Fiorentina.
Così il Presidente Rocco Commisso annuncia al popolo viola la guida tecnica della prima squadra a partire dal 1 luglio 2021. “Sono convinto che Gattuso ci aiuterà nella nostra crescita e che la sua storia professionale e umana rappresentino per il club una garanzia importante di determinazione, competenza e voglia di vincere”.
Sicuramente una ennesima stagione tormentata quella della Viola. Il secondo ciclo di Prandelli alla Fiorentina si è chiuso nel giro di quattro mesi, il ballottaggio con Iachini non ha sicuramente giovato. Vediamo con il cambio in panchina, su cosa bisognerà necessariamente calcare mano. Gattuso predilige la difesa a 4 con lo schema del 4-3-3 o 4-2-3-1. La sua impostazione di gioco prevede un mediano davanti la difesa e un trequartista, con due esterni offensivi ed un classico centravanti.
Si parte da una compagine sulla carta interessante, ma forse poco funzionale come assortimento: da una parte ci sono due mediani come Pulgar e Amrabat, più adatti a un centrocampo a 2, dall’altro delle mezzali da centrocampo a 3 come Castrovilli, Bonaventura e Duncan, mentre in attacco Ribery e Vlahovic avrebbero bisogno di un compagno vicino. Sulla fascia un’ala conosciuta come Callejon, che ha costruito la sua carriera attaccando la fascia destra nel 4-3-3.
Il corso della stagione conclusa ha messo in evidenza che la Fiorentina non va intesa come una formazione prettamente passiva in fase di non possesso. I toscani soffrono maggiormente quelle situazioni in cui devono abbassarsi e difendersi in posizione, dove il riferimento diventa il compagno e bisogna applicarsi nelle letture senza palla. Il vero limite della Fiorentina risiede però nella fase offensiva, dove sconta un’assenza di qualità diffusa.
Una formazione che tira solo 10,3 volte a partita circa, di cui 3,25 in porta (30% circa) ma che comunque produce conclusioni di buona qualità. Stupefacente la capacità realizzativa di Vlahovic, che con tutte le difficoltà evidenti per arrivare al tiro, segna 21 goal stagionali. Tuttavia un buon organico sul quale lavorare.
Sicuramente “Ringhio” dovrà calcare mano sulla continuità e costruire un’ identità di gioco. Grande motivatore dentro e fuori dal campo possiamo solamente attendere i risvolti di un campionato, il 2021-22, in fase di allestimento. Nel frattempo auguriamo un “in bocca al lupo” ad una delle personalità sicuramente più autentiche della serie A.
