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Il Napoli di Gennaro Gattuso ormai è una squadra evoluta dal punto di vista tecnico-tattico. E come tale, possiede dei princìpi imprescindibili per sviluppare in maniera armonica il calcio posizionale voluto dal suo allenatore.

I riferimenti che determinano il dominio del gioco da parte degli azzurri sono semplici, nella loro articolata complessità.

Innanzitutto, saturano gli spazi. Al contempo, riescono a decodificare le varie situazioni, contestualizzandole dal punto di vista strategico.

Non necessariamente adattandosi alle caratteristiche dell’avversario di turno. Bensì, ragionando in termini di funzioni da svolgere nelle due fasi che scansionano la gara. Piuttosto che fossilizzarsi sul tradizionale concetto di ruolo.

Un’idea abbastanza statica. Probabilmente un po’ superata rispetto alla capacità di certi calciatori a svolgere un’esigenza specifica, strettamente connessa alla porzione di campo in cui stazionano in quel momento.

Sostanzialmente, nella squadra partenopea alcuni occupano posizioni e svolgono funzioni, che trascendono la schematizzazione imposta dai sistemi di gioco classici.  

Vediamo perché…

Ampiezza relativa per gli esterni azzurri

Attraverso il possesso palla, la squadra di Gattuso tenta di sfruttare interamente il fronte d’attacco, in modo tale che la controparte, costretta ad adattarsi al giropalla degli azzurri, allarghi i collegamenti difensivi oppure lasci libero il lato debole.

Esplorando con efficacia l’ampiezza, dunque, il Napoli mira a disarticolare la compattezza tra le linee altrui. Creando così gli spazi funzionali a sviluppare la propria fase offensiva.

Ovviamente, in questo contesto, Insigne da un lato e Politano (o Lozano) dall’altro non si limitano a stazionare larghi in fascia. Tutt’altro, vengono dentro, stringendo verso l’interno del campo, pronti ad attaccare la profondità.

A quel punto, interpretano il possesso, muovendo il pallone in relazione al comportamenti dei difendenti. Generalmente le squadre avversarie cercano di fare densità in zona palla. Quindi, il Napoli sovraccarica quella parte, avvalendosi della fattiva collaborazione dei terzini.

Solitamente Gattuso ricorre al “doppio esterno” quando vuole consolidare il possesso e liberare spazio sul lato opposto. Una situazione in cui sono Di Lorenzo Hysaj (o Mario Rui) a farla da padrone.

Proprio loro, piuttosto che gli esterni, calpestano letteralmente la linea laterale con i piedi, posizionandosi a differenze altezze.

Una immagine davvero esaustiva dello strumento principale con cui Ringhio vuole aggiudicarsi la superiorità numerica.

Il fulcro della questione, tuttavia, è ben altro. Ovvero, lo svuotamento degli spazi centrali, da riempire, attaccando la profondità, con i tanti offensive players di qualità a disposizione del tecnico calabrese.

Francesco Infranca