Esattamente 30 anni fa, il 19 maggio 1991, la Sampdoria ha conquistato il suo primo e unico scudetto. Il giorno più bello della storia di una società e di una tifoseria. L’ultimo titolo vinto in una città con meno di 800mila abitanti, l’ultimo da un calcio a conduzione familiare.
L’artefice massimo fu il tecnico jugoslavo Vujadin Boškov, che sarebbe potuto finire alla Juve. Narra la leggenda che l’Avvocato disattese le promesse di Allodi e Boniperti, mettendo il veto sull’ingaggio di Boškov perché era considerato comunista.
Quello Scudetto magico per la Sampdoria non fu frutto del caso ma della programmazione. Non fu una semplice favola. Squadra composta da calciatori di primo livello, allenata magistralmente, costruita in modo perfetto, con un grandissimo presidente. E, come detto sopra, a conduzione familiare.
Il tecnico jugoslavo accettò la corte della Sampdoria dell’ambizioso presidente Paolo Mantovani, al quale si presentò a modo suo.
«Squadra è come pianta: devi piantare semi, curare, annaffiare. Io dovere ancora piantare semi e tu volere vedere pianta adesso? Impossibile».
Paolo Mantovani aveva ingaggiato il tecnico jugoslavo non per partecipare, ma per vincere. E l’impresa che secondo molti era impossibile diventò reale.
«Sarei pazzo se giocassi a zona, avendo in Vierchowod e Mannini i campioni del mondo della marcatura individuale».
La stagione della Samp
La Samp partì piano, con tre pareggi a reti bianche consecutivi in trasferta. Il gol non arrivava a causa dell’assenza di Vialli per infortunio. Eppure la difesa teneva. E la Samp non perse contatto anche in virtù del fatto che i punti per la vittoria erano 2 e non 3.
Alla giornata 7 arrivò la vittoria contro il Milan, campione della Coppa Campioni, grazie a un acuto di Toninho Cerezo. Non tardò ad arrivare il trionfo netto contro il Napoli. Diego Armando Maradona stava spendendo le ultime cartucce della sua leggendaria carriera. Vialli e Mancini, autori di due delle reti, erano invece in rampa di lancio.
La prima sconfitta arrivò, guarda caso, nel derby. Quel volpone di Osvaldo Bagnoli, campione d’Italia pochi anni prima con il Verona, imbrigliò i gioielli doriani. Il gol decisivo su segnato da Branco (che recentemente se l’è vista brutta con il covid) grazie a una delle sue proverbiali punizioni magistrali.
Branco rovinò il Natale ai tifosi della Sampdoria. Una Samp che faticava a carburare in trasferta. Tante difficoltà contro le squadre provinciali, ma tanti trionfi invece negli scontri diretti. Il 30 dicembre arrivò la prima delle due vittorie in campionato contro l’Inter. Vialli segnò dopo poco più di 20 secondi.
Sembrava il successo che avrebbe proiettato la Samp verso la lotta al titolo. Arrivarono immediatamente due battute d’arresto. Il 2-1 patito contro il Torino fu rocambolesco. Mancini si fece espellere e Pagliuca colpì il palo negli istanti finali. Nel match successivo i doriani capitolarono a Lecce. Il girone d’andata fu chiuso al 3° posto a pari merito con Juve e Parma. L’Inter distava due punti.
Il 16 gennaio la cena della svolta. I calciatori si riunirono al ristorante “La Beccaccia” di Rapallo per instaurare una sorta di patto scudetto.
La Samp ripartì alla grande, vincendo due match per 1-0, entrambe grazie al gol di Marco Branca. La riserva di Vialli fu uno degli acquisti dell’estate post-mondiale, assieme a Mikhailichenko (che giocò un tempo con l’URSS e uno con la Sampdoria in un’amichevole tra le due squadre) e Ivano Bonetti. Clamorosa bagarre, con quattro squadre in un punto. Inter e Samp a 28, Juve e Milan a 27. Il 17 febbraio la Sampdoria sconfisse la Juve grazie a un rigore di Gianluca Vialli.
La Sampdoria confermò la sua fama di squadra micidiale negli scontri diretti. I blucerchiati sconfissero il Milan per 2-0. Le reti furono segnate dai gemelli del gol Vialli e Mancini. Quella Samp giocava talmente bene che l’Avvocato Gianni Agnelli si recò a Marassi per vederla giocare contro il Milan. Lo stesso giorno si giocava Inter-Juve…
La settimana successiva i ragazzi di Boškov sconfissero 4-1 un Napoli che aveva abdicato sin dall’inizio. Pietro Vierchowod fu uno dei grandissimi protagonisti della cavalcata finale. Lo Zar segnò il gol decisivo contro la Roma. L’Inter era a -2. Mancavano 5 giornate.
Il 5 maggio (ironia della sorte) 1991 la Sampdoria vinse per 2-0 lo scontro diretto a San Siro. Le reti furono segnate da Beppe Dossena e Gianluca Vialli. L’Inter protestò a lungo per un gol annullato a Klinsmann sullo 0-0. Pregustando la vittoria finale, al termine del match, il Vuja fu raggiante nel suo siparietto con Giampiero Galeazzi. “Prvensvo”,così si dice scudetto in jugoslavo. Rispose un felicissimo Boškov alla domanda di Galeazzi.
il 12 maggio la Samp pareggiò 1-1 contro il Torino. Il Milan si insediò al secondo posto, ma oramai era fatta. A 2 giornate dal termine, i rossoneri erano a 3 punti. Il 19 maggio 1991 l’impossibile divenne possibile. La Samp batté il Lecce 3-0 e fu incoronata campione d’Italia.
I protagonisti
Nel 1990-1991 la Sampdoria conquistò quel celebre scudetto. Boškov diede i meriti principali di quel trionfo al suo centravanti principe, il suo pupillo: «Date palla a Gianluca Vialli e poi corrette ad abbracciarlo». Quel Gianluca Vialli che, prima di Gullit, definì «come cervo che esce di foresta». Zio Vujadin è stato il tecnico più amato nella storia della Sampdoria. Eppure non scappò all’iconoclastia di alcuni detrattori, che affermavano che la formazione era decisa a tavolino dalla triade Vialli-Vierchowod-Mancini. Considerati il carisma e la personalità di Boškov, da “figlio di buona donna”, è facile pensare che semplicemente il tecnico jugoslavo teneva in dovuta considerazione i suggerimenti.
«Ascoltavo e dicevo a tutti “sì… hai ragione”, poi però formazione decidevo con mia testa», confessò Boškov.
Celebre l’aneddoto su Vialli:
«Gianluca era uno che non voleva avere controlli. Giocava bene, in area era spietato, ma fuori campo era uno a cui piaceva uscire e fare serate. Le regole per lui non esistevano. Un giorno prima di un Milan -Sampdoria, lo trovai a fumare vicino sua macchina. Gli dissi: ‘Gianluca, tu puoi fumare quando vuoi, non c’è problema, a me non dà fastidio. Ma ricordati, se vengo a sapere che la notte vai in giro, ti faccio pentire di essere arrivato qui alla Samp. Diventerò tuo incubo.’ Lui, mi promise che se ne sarebbe stato buono. La sera andai sotto casa di Gianluca, e mi fermai li per 4-5 ore buone. Verso mezzanotte, vidi uscire lui con una ragazza. Senza farmi vedere, accesi i fari della macchina accecandoli entrambi. A quel punto, scesi, presi Gianluca per un orecchio e lo trascinai sopra fino a casa… In quanto alla ragazza, la invitai a salire in macchina e la portai a casa sua, dicendogli di lasciar perdere quel ragazzo perché l’avrebbe solo usata. Lei mi ringraziò e andò via. Sono stato sempre un signore con le donne…»
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Dopo la Samp, con la quale conquistò anche una Coppa delle coppe, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, Boškov passò alla Roma, dove lanciò un certo Francesco Totti, che fece debuttare quando il “Pupone” aveva solo 16 anni, il 28 marzo del ’93.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione