Il Milan rischia di non qualificarsi per la Champions League, scenario impensabile soltanto due mesi fa. Lo scontro diretto contro la Juventus e il ritmo forsennato di Napoli e Lazio stanno mettendo in dubbio quanto fatto di buono (tanto) da Pioli nel corso dell’intera stagione.
I problemi legati ai rinnovi di Donnarumma e Calhanoglu, un giorno confermati e quello dopo con le valigie in mano, non stanno certo aiutando la causa milanista. Il rinnovo di Ibrahimovic rischia di trasformarsi in uno specchietto per le allodole per un club che sta portando in scadenza due giocatori dal valore complessivo di oltre 100 milioni.
Pioli resta l’unico punto fermo. La valorizzazione e l’esplosione di molti giocatori durante la sua gestione, oltre ai 17 punti in più rispetto alla stagione precedente, sono la testimonianza dell’ottimo lavoro svolto dall’allenatore, capace di battagliare per lunghi tratti del campionato per il vertice, salvo poi cedere nel finale di stagione.
La dirigenza tutta, Maldini in primis, sa che un progetto come quello del Milan ha bisogno di tempo per essere portato a compimento. Dare continuità alla conduzione tecnica è fondamentale in questo e fino ad adesso la panchina del tecnico di Parma non è mai stata messa in discussione.
Shevchenko si è di fatto proposto, forte dei buoni risultati e dell’eccellente gestione della Nazionale Ucraina, definendo “un sogno” allenare il Milan. L’ex bomber milanista e il suo secondo Tassotti sono un’ipotesi suggestiva ma destinata, almeno per il momento, ad essere rimandata.
Nonostante l’indubbio fascino che suscita, affidare la panchina a Sheva sarebbe una scommessa troppo rischiosa per una squadra che sembra aver trovato con Pioli un sottile equilibrio di motivazione, gioco e qualità che spesso ha compensato un organico inferiore a quello di Inter, Juventus e forse anche Napoli.

Il calcio è la mia passione in ogni sua sfaccettatura: ho giocato tanto, ho allenato altrettanto e adesso mi piace raccontarlo.