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Il grande Ajax di Cruyff degli anni ’70 è mix sublime e pressoché perfetto di gioco di squadra e brillantissime individualità. Quella squadra è vessillifera di quel totaalvoetbal che avrebbe fatto entrare l’arte pedatoria in una nuova dimensione.

Queste caratteristiche furono translate anche nella nazionale Oranje, che attingeva copiosamente da quell’Ajax. L’Arancia Meccanica era una corazzata che esibiva caratteristiche mai viste prima.

Era una squadra praticamente infermabile, troppo avanti rispetto ai tempi. Spesso c’è voglia. A volte sembrava impensabile che in campo ce ne fossero solo 11 e non 13-14. Il terzino sinistro andava sull’ala destra, il trequartista poteva scalare al centro della difesa e il centrale poteva trovarsi in posizione di bomber.

E in mezzo al campo, a dirigere l’orchestra c’era quel ragazzo allampanato con la maglia numero 14, che veniva chiamato “il papero”. Colui che Eduardo Galeano, nella sua classificazione ontologica dei fuoriclasse del calcio mondiale, gli assegnò il ruolo di direttore d’orchestra, grazie alla sua capacità di valorizzare i compagni. Era un calciatore fuori dal mondo, un extraterrestre per l’epoca, che avrebbe fatto la differenza anche ai giorni nostri. Johan Cruyff pensava, vedeva il gioco e giocava ad una velocità disumana per l’epoca.

Prima dell’avvento di Messi e Cristiano Ronaldo, se c’era un calciatore che la critica paragonava a Maradona e Pelé era proprio questo fuoriclasse olandese.

Il suo marchio di fabbrica è sta la famosa giravolta, la Cruyff draai, un dribbling improvviso e stupefacente con il quale lasciava sul posto anche i difensori, i terzini e i mediani più coriacei. L’asso olandese faceva finta di giocare la palla sul terreno di gioco, ma la colpiva dietro la gamba a contatto con il terreno. Faceva leva sulla gamba destra in movimento e poi la palla verso la linea di fondo per crossare o passare.

Lele Oriali, uno che avrebbe conquistato il Mondiale dieci anni dopo, lo starà ancora cercando dopo la giravolta subita in quella tiepida e profumata sera di maggio del 1972. La giravolta di Cruyff, questo suo marchio di fabbrica, era una giravolta di 180 gradi, con cui l’olandese toccava il pallone con la parte interna del piede, ubriacando l’avversario e scappando poi sulla fascia.

L’altra vittima, oltre Oriali, fu il difensore svedese Jan Olsson. “Quel momento contro Cruyff fu il maggior vanto della mia carriera”, dichiarò fiero lo stesso Olsson al giornalista David Winner nel libro Brilliant Orange: The Neurotic Genius of Dutch Football. “Non mi sentii umiliato. Non avevo speranze. Cruyff era un genio”.

La giravolta di questo tipo non è stata inventata da Cruyff. Lo stesso Pelé la aveva eseguita svariate mosse nel Santos, mentre il precursore, almeno stando alle fonti storiche, dovrebbe essere il calciatore del Barcellona Eulogio Martínez. Quest’ultimo la eseguì più volte nella partita di Coppa Campioni contro il Wolverhampton.