Prima di addentrarci nei meandri della tragedia di Hillsborough, invitiamo tutti a non definirla un incidente, tantomeno a dare la colpa solo agli hooligans. La tragedia è avvenuta esattamente 31 anni fa, il 15 aprile 1989: in occasione della semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest morirono ben 96 persone. Il ragazzo nella foto del nostro articolo si chiamava Dave Roland ed è morto lo scorso anno a causa del covid. Ma andiamo con ordine.
Troppe persone sono morte, sono state gravemente ferite o hanno subito violenze nei campi di calcio in Inghilterra prima che venisse adottato quello noto come “Modello inglese”. L’ombra della violenza imperversa sempre sul calcio e ha imperversato inesorabile in quegli anni. Il calcio inglese era amministrato da persone poco competenti, gli stadi non erano sicuri e vi entravano troppe persone ubriache fradice e poco avvezze al rispetto della legge.
Reagendo alla notizia della morte di persone alla semifinale della FA Cup, l’amministratore delegato della FA, Graham Kelly, parlò di “una situazione disperata”. Sarebbe stato più corretto parlare di un’altra situazione disperata”. Le scene viste in televisione in quel bel pomeriggio di primavera hanno evocato altri ricordi terribili: lo stadio Heysel, dove morirono 39 persone nel 1985 e una notte di sangue a Kenilworth Road, Luton, dove una sommossa in piena regola, iniziata all’interno di un campo di calcio, si riversò sulle strade della città costringendo i cittadini a chiudersi in casa. E guardando alla tragedia di Hillsborough riaffiorano tanti altri ricordi in cui il morto non c’è scappato per puro caso.
Quando i tifosi del Liverpool, che avevano viaggiato senza biglietto (e questo a causa di una distribuzione illogica dei biglietti), ruppero un cancello per accedere alla sezione di stadio a loro destinata, coloro che si trovavano più vicini al campo rimasero intrappolati. Alle 14:30 i tifosi dei Reds si erano ammassati presso il West Stand.
E in quegli anni il governo della Premier Margaret Thatcher aveva promosso una serie di iniziativa per garantire la sicurezza negli stadi: maggiori controlli agli ingressi, barriere protettive che impediscano le invasioni di campo, separazione netta dei settori. Misure insufficienti e inadeguate. Basti pensare che non erano previsti posti numerati e i 10.000 tifosi del Liverpool furono costretti a passare attraverso sette cunicoli muniti di tornelli. Inoltre, le misure imposte dal governo andavano in controtendenza con la tradizione dei tifosi inglesi di recarsi allo stadio solo pochi minuti prima della partita.
Non fu un tragico incidente ma una conseguenza inevitabile. Ancora una volta, come all’Heysel, furono coinvolti i tifosi del Liverpool e a Hillsborough ne morirono tanti. Triste destino. In quegli anni nessun club, neppure quelli meglio gestiti, era immune dalla malattia del teppismo tra i propri tifosi.
David Duckenfield, sovrintendente capo e responsabile della sicurezza durante la partita, si dimostrò inadeguato a ricoprire quel ruolo. Duckenfield fu decretato non colpevole. La sentenza ha rappresentato un duro colpo per i familiari delle vittime, increduli e sconvolti al momento della lettura del verdetto.

Nel 2009, il governo inglese di David Cameron decise di istituire una commissione indipendente, The Hillsborough Independent Panel, per analizzare i documenti fino a quel momento secretati in possesso del governo. Solo nel 2012, il governo riconobbe le responsabilità della polizia. Nel 2016 l’inchiesta ebbe fine accertando le responsabilità della polizia, reputata inadeguata nella gestione della sicurezza. Presenti alla lettura della sentenza, giunta a conclusione della più lunga inchiesta nella storia giuridica inglese, i familiari delle vittime si abbracciano, intonando il tradizionale inno dei Reds, “You’ll Never Walk Alone”. Un modo per festeggiare un verdetto che aveva ribaltato il primo, che aveva stabilito “l’accidentalità” della tragedia, assolvendo l’operato delle forze dell’ordine.
L’inchiesta che ha fatto seguito alla tragedia dell’Heysel rivelò che a contribuire al disastro ci fu un’inadeguata gestione da parte delle autorità calcistiche belghe. Anche in quel caso il sistema di distribuzione dei biglietti fu insensato. Le indagini iniziali su Hillsborough non andarono nella stessa direzione. Il Sun intitolò: “Gli ultrà del Liverpool, decisi a entrare a tutti i costi allo stadio, anche se non c’era spazio, hanno perfino rubato i portafogli ai compagni morti sugli spalti, hanno addirittura urinato sui cadaveri“.
A distanza di 23 anni, quando la Commissione indipendente indagò e dimostrò la responsabilità della polizia, il Sun cambiò versione, ma ciò non bastò per riacquisire credito tra i tifosi del Liverpool. Basti pensare che ad Anfield i giornalisti del tabloid inglese non hanno l’accredito…
Durante le indagini sulle morti di Hillsborough, gran parte dell’attenzione si è concentrata sulla decisione della FA di far disputare la partita a Sheffield e di assegnare più biglietti ai tifosi del Nottingham Forest rispetto a quelli del Liverpool. Entrambe queste decisioni hanno suscitato rabbia nel Merseyside. La città dello Yorkshire è molto più vicina a Nottingham che a Liverpool. Sarebbe stato più equo far disputare la partita a Old Trafford o Maine Road, impianti decisamente più attrezzati.
Peter Robinson, all’epoca amministratore delegato del Liverpool, diede voce all’esasperazione del suo club quando Hillsborough fu dichiarato sede della partita. Robinson, un uomo particolarmente abile e tranquillo, celebre per non aver mai esonerato un allenatore nei 35 anni ai Reds, protestò con una certa amarezza contro l’inspiegabile decisione della Football Association di dare al Nottingham Forest, la cui media di presenze allo stadio era la metà di quella del Liverpool, più biglietti di quanti fossero i tifosi abituali.
Allo stato attuale, David Duckenfield, scagionato da tutti i capi d’accusa, ha ricevuto 2,5 milioni di sterline per l’assistenza legale, mentre i familiari delle vittime hanno dovuto pagare tutto da sole e hanno ricevuto aiuti dallo stado solo nel 2009. Adesso Duckenfield ha 75 anni, percepisce una pensione di 22.000 sterline l’anno, oltre ai soldi che gli sono rimasti da quanto ha ricevuto per l’assistenza legale. A 31 anni dalla tragedia, nonostante siano state riconosciute le responsabilità della tragedia, non c’è nessun colpevole condannato e non è stata fatta giustizia.
Una vera e propria follia amministrativa. Dall’ombra che incombeva permanentemente in quegli anni su questo sport malato – che a sua volta riflette la grossolanità che la “Dama di Ferro” Margaret Thatcher creò a sua immagine e somiglianza – emersero ancora una volta morte e distruzione. Si può essere rattristati e affranti, ma, sapendo cosa vuol dire trovarsi in quei luoghi in quegli anni, non si può essere certamente sorpresi.
Vincenzo Di Maso

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione