Checco Moriero, il vassallo del Fenomeno

Compie oggi 52 anni Checco Moriero, calciatore leccese che ha legato la propria carriera in particolare a Roma e Inter. In particolare, Moriero ha avuto due privilegi: essere allenato da Carlo Mazzone e aver giocato con Ronaldo il Fenomeno.

Moriero ha raccontato l’aneddoto del suo esordio con la maglia della Roma.

La storia del mio esordio è incredibile. Era il Lecce di mister Carlo Mazzone. Ricordo che era il giorno di Sant’Oronzo ed io ero andato in spiaggia perché faceva caldissimo. Ad un certo punto squillò il telefono di casa, rispose mio padre, un Dirigente del Lecce gli disse di portarmi subito in albergo perché sarei stato convocato per la partita della sera. Da premettere quella sera il Lecce doveva affrontare la Juventus in coppa Italia. Alla notizia, mio padre saltò dal divano, prese la sua fiat 126 ed iniziò a girare per le strade di Lecce alla mia ricerca. Dopo un po’ riuscì a trovarmi, io ero al mare a fare un torneo di beach soccer con i miei amici.Non l’avevo mai sentito gridare così tanto: “vieni Checco, ti hanno convocato in prima squadra, Mazzone ti sta aspettando!”Rimasi a bocca aperta, pensavo comunque di andare in tribuna, al massimo in panchina. Arrivai in albergo dove c’era la squadra, feci una doccia veloce. Presi l’ascensore, per raggiungere i compagni, si aprì la porta e chi mi ritrovai? Mister Carlo Mazzone. Era una bestia, un omone, faceva paura solo a vederlo. Lui mi guardò e mi disse: ‘a ragazzì sei emozionato?’ e io: ‘no mister’, e lui: ‘tanto nun me frega un cazzo! Oggi giochi’.Quella sera debuttai e il mio avversario era un certo Antonio Cabrini, allora, il più forte terzino al mondo. Fino a quel momento ci avevo giocato con le sue figurine, e quella sera me lo ritrovai da avversario. Quel giorno passai, dal torneo di beach soccer con i ragazzetti la mattina, al debutto contro la Juventus la sera“.

In giallorosso ha disputato tre anni ad alti livelli e deve tanto a Mazzone per la sua crescita. Grazie al tecnico romano, Moriero è diventato un esterno completo, bravo anche in fase difensiva, da buon tornante dell’epoca.

Il calciatore leccese è stato uno dei protagonisti dello sfortunato 3-1 contro lo Slavia Praga, quel match in cui sul 3-0 i calciatori “scherzavano e ridevano” secondo Mazzone prima di prendere il gol beffa nei minuti finali.

Nel 1997 si è accordato con il Milan, ma l’affare è saltato. Approdato sull’altra sponda del naviglio, si è reso protagonista della stagione della vita. Era l’Inter del Fenomeno nella sua massima espressione. Arrivato in punta di piedi, lo sciuscià si è ritagliato un posto importantissimo. Ha fatto vedere di che pasta è fatto già nel match contro il Neuchatel, in cui ha segnato in rovesciata. Poi è stato fondamentale sia in campionato (secondo posto) e nella cavalcata trionfale in Coppa UEFA. Nella finale non è stato schierato titolare e ci è rimasto male, ma poi ha capito mister Simoni pensando all’enorme scelta offensiva di quell’Inter.

Il 22 aprile 1998, Moriero si è reso protagonista degli unici due gol in nazionale. Rovesciata e tiro da fuori dell’allora esterno dell’Inter furono tra le reti più belle segnate nella storia degli Azzurri. L’avversario era il Paraguay di Chilavert, il tecnico era Cesare Maldini, che qualche anno dopo avrebbe allenato proprio la squadra sudamericana.

 “Il ct Maldini aveva detto che non era sicuro di convocarmi successivamente perché diceva che avevo poca esperienza internazionale. Io non riuscivo a capire questo discorso e ho deciso che avrei dovuto lasciare il segno: mi sono visto con Gigi Di Biagio ‘Fuga per la vittoria’. E così, in partita, ho fatto una rovesciata come Pelé nel film”.

Dopo quella stagione straordinaria, in cui si è affermato tra i migliori calciatori italiani, non è riuscito a ripetersi. A 30 anni è arrivato un declino piuttosto improvviso. Fermato dai problemi fisici, Moriero è stato l’ombra di sé stesso e ha concluso la carriera con la maglia di un Napoli in rovina a soli 33 anni nel 2002.