Cinquantadue anni fa moriva Giuliano Taccola: una morte avvolta nel mistero, e con Helenio Herrera finito nell’occhio del ciclone per il trattamento riservato al giocatore. A fare luce sulla vicenda ci ha provato Sergio Santarini, amico di Taccola e compagno di squadra in quella Roma, che gli cedette il lettino quando il calciatore toscano si sentì male.
Che ricordo ha di Giuliano Taccola?
«Un bravissimo ragazzo con un carattere estroverso. Gli volevamo bene tutti».
Se dovesse usare un aggettivo, come lo descriverebbe?
«Furbo. Sia dentro che fuori dal campo. Come giocatore era l’incubo di ogni difensore, se c’era una palla vagante in area, i difensori dovevano stare all’erta perché Giuliano era letale. Non so a quale giocatore di oggi potrebbe somigliare ma era di una rapidità impressionante».
E poi quel giorno maledetto a Cagliari…
«Me lo ricordo benissimo, all’Amsicora c’ero anche io quel giorno. Avevamo pareggiato e Giuliano non aveva giocato perché stava male. Soffriva da tempo di tonsillite e aveva spesso delle febbri altissime, quindi aveva visto la partita dalla tribuna e poi scese negli spogliatoi».
E lì si consumò il fatto, giusto?
«Morì davanti ai miei occhi. Entrò nello spogliatoio, io ero sdraiato sul lettino in attesa di un massaggio e lui mi disse: “Sergio, fammi fare un’iniezione, non mi sento bene”. Gliela fecero e dopo avergli iniettato il liquido, morì. Io ho sempre pensato ad uno choc anafilattico».
«Conferma che Herrera disse le testuali parole: “Ragazzi, Taccola è morto, non possiamo farci nulla, noi dobbiamo pensare alla Coppa Italia”?
«Sì, le disse ma allo stesso tempo io credo che lo fece per cercare di distogliere il dolore che provava».
«Non riconosce quindi l’identikit che qualcuno ha disegnato di un Herrera estremamente freddo, cinico, distaccato e concentrato esclusivamente sul risultato?
«No assolutamente».
Com’era il rapporto tra Giuliano ed Herrera?
«Avevano un buonissimo rapporto. Herrera non vedeva l’ora che rientrasse perché lui quell’anno stava andando benissimo, aveva fatto una grande stagione. Ma tra i due correva buon sangue, assolutamente».

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione