L’Inter compie oggi 113 anni. La Beneamata è una club che ha vissuto varie fasi d’oro. Non prendendo in considerazione quelle del calcio pre-seconda guerra mondiale, possiamo notare che due cicli nerazzurri hanno portato alla vittoria della Coppa Campioni, mentre altri cicli hanno visto l’Inter vincere trofei a livello locale o la vecchia Coppa UEFA, decisamente importante nelle rispettive epoche.
Non è facile stilare una formazione di un club la cui storia è stata ricchissima di campioni. Come sempre, prima di addentrarci nella nostra top 11 all-time, chiariamo il solito discorso: la formazione deve essere equilibrata e realistica. Prendiamo in considerazione una formazione che un allenatore metterebbe in campo, senza inserire tre-quattro attaccanti e un trequartista.
Iniziamo…
PORTIERE: JULIO CESAR
L’Acchiappasogni era arrivato in sordina nel 2005, con le prime apparizioni che non furono esenti da critiche. Con il passare delle stagioni è diventato un punto fermo e il suo contributo negli scudetti è stato tangibile. L’apica della carriera lo ha raggiunto nel 2009-2010 con la strepitosa Champions League, vinta poi dall’Inter. La parata su Messi è stato uno dei migliori interventi nella storia della competizione.
Rispetto a Walter Zenga è stato un portiere superiore a livello tecnico e che ha fatto meglio nel palcoscenico più importante. Nota di menzione anche per Francesco Toldo.
TERZINO DESTRO: MAICON
Dominante atleticamente, il terzino brasiliano è stato devastante sin dai primissimi anni all’Inter. Meno abile nello stretto rispetto a Cafu, Maicon era chiaramente dotato di maggiore potenza, senza tralasciare l’arte nelle sovrapposizioni, propria dell’ex Roma e Milan. Il Maicon degli anni di Mourinho era anche un terzino forte in fase difensiva e di testa le prendeva tutte. Con il passare degli anni le diagonali del brasiliano sono state sempre più ineccepibili.
Merita una citazione anche Tarcisio Burgnich, terzino tosto e aggressivo. Il ruolo è stato anche ricoperto da Bergomi e Zanetti, che però abbiamo deciso di impiegare in altri ruoli.
DIFENSORE CENTRALE: WALTER SAMUEL
Il soprannome “The wall” (“Il muro”) non è certo casuale. Arrivato dall’Argentina a 22 anni per giocare con la Roma, non ha mai sofferto l’impatto con il calcio europeo. Leader nato, Samuel garantiva personalità, potenza atletica, leadership e qualità. L’argentino era anche abbastanza prolifico in zona gol, cosa che non guasta di certo, per non parlare poi di una velocità di tutto rispetto.
DIFENSORE CENTRALE: GIUSEPPE BERGOMI
Giuseppe Bergomi non viene inserito nelle formazioni top del calcio italiano, solo perché il ruolo di centrale in un’ipotetica top 11 sarebbe occupato da elementi del calibro di Baresi, Nesta o Cannavaro. A 18 anni ha giocato e vinto un Mondiale, disputando l’ultimo 16 anni dopo.
«È un atleta capace, nel suo ruolo, di coprire qualsiasi schema, così come di giocare contro qualsiasi avversario». Questa l’investitura di Enzo Bearzot, ed era proprio così. Bergomi aveva un fisico atletico ed è stato uno dei massimi interpreti della marcatura a uomo, sapendosi però adeguare anche a quella a zona. In campo era un calciatore aggressivo e rude, ma non gli mancava certo la sportività.
TERZINO SINISTRO: GIACINTO FACCHETTI
Facchetti fu fonte d’ispirazione per una generazione di difensori italiani, in particolare Paolo Maldini, che ha parlato a lungo dell’influenza del gigante di Treviglio sulla sua carriera.
Nel 1963, già il miglior terzino d’attacco del campionato, aiutò l’Inter a vincere il primo scudetto dopo nove anni, dimostrando di essere il catalizzatore di molti attacchi e segnando quattro gol in campionato. Ma il contributo più importante lo diede in fase difensiva: quell’Inter subì solo 20 gol in 34 partite di campionato. Tanti terzini offensivi hanno avuto Facchetti come modello, un modello dal quale hanno preso spunto per affinare le qualità difensive. Interessanti le dichiarazioni proferite alla Gazzetta dello Sport nel 1999: “Un difensore deve essere in grado di difendere. È importante aiutare in attacco e creare un vantaggio numerico, ma un difensore deve badare all’organizzazione prima di tutto. Chi non riesce a farlo, è semplicemente un’ala fuori posizione”.
CENTROCAMPISTA CENTRALE: LOTHAR MATTHÄUS
Se c’è un calciatore totale che non ha mai giocato con la nazionale olandese, quello è Lothar Matthäus. Il tedesco è stato l’esemplificazione del centrocampista box-to-box, dotato di qualità tecniche innegabili, di abilità realizzative e fortissimo anche in fase difensiva. Da numero 10 si è trasformato in libero nel corso della carriera. La sua grandezza sta nel fatto che questa trasformazione è avvenuta nel calcio moderno, un calcio esigente e ipercompetitivo.
REGISTA: LUIS SUAREZ
Lo spagnolo era il faro dell’Inter Mondiale di Helenio Herrera. Calciatore dotato di tecnica purissima, è uno degli antesignani del ruolo di regista. Prima di Xavi, in Spagna il ruolo era sempre e comunque associato a lui. Il calciatore galiziano è stato anche un perno della nazionale che ha vinto gli Europei nel 1964, oltre che del Barcellona, prima di trasferirsi all’Inter.
Pallone d’oro 1960, Suarez era il classico regista dell’epoca, dotato di capacità di metronomo e di lancio a lunga gittata.
CENTROCAMPISTA “DI GAMBA”: JAVIER ZANETTI
C’è un qualcosa in cui Zanetti è stato speciale ed è annoverabile tra i migliori di sempre: il body balance unito alla leggiadria nel tocco. “Pupi” aveva il baricentro basso e ha sviluppato una potenza incredibile ma, allo stesso tempo, danzava sul pallone. Il primo Zanetti era infermabile in progressione, non tanto per la velocità ma per la straordinaria coordinazione acquisita grazie a duri allenamenti. Come detto, non parliamo di un talento alla Maradona, ma di un calciatore che, seppur dotato tecnicamente, è riuscito ad acquisire il giusto mix di coordinazione, potenza, tecnica e rapidità grazie all’allenamento.
La sua applicazione come centrocampista completo o difensivo era “sublimemente” semplice. Con una longevità più unica che rara e una costanza da lasciare ammaliati, ha reso bello l’ordinario e l’ha ornato con momenti di pura brillantezza. Dopo i 30 anni, Zanetti ha continuato a esprimersi a livelli top, migliorando a livello tattico e decisionale. La stagione del triplete è stata leggendaria.
TREQUARTISTA: SANDRO MAZZOLA
Considerato uno dei migliori calciatori italiani di sempre, Sandro Mazzola era un leader nato. Autore del gol più veloce nella storia dei derby, non falliva le occasioni importanti. Fermo restando che battere il Brasile di Pelé sarebbe stata impresa improba comunque, Valcareggi negò all’Italia intera la gioia di poter vedere Mazzola e Rivera in campo insieme ai Mondiali del 1970.
Il figlio del leggendario Valentino è stato prima attaccante, poi ha arretrato il raggio d’azione. Fortissimo in zona realizzativa, era dotato di tecnica sopraffina e si rendeva protagonista di giocate di altissima scuola, con il giusto mix di estetica e concretezza. Quel gol dopo sette palleggi al limite dell’area è una gioia per gli occhi.
ATTACCANTE: RONALDO
Il Fenomeno ha giocato praticamente una stagione e mezza all’Inter senza intoppi. Ma nella prima annata, tolto il periodo invernale, è stato devastante. Serpentine, punizioni, gol con coordinazione pazzesca, partite da trascinatore, hanno portato l’Inter a giocarsi il titolo con la Juve e a vincere la Coppa UEFA. Proprio quella competizione consacrò il brasiliano come miglior calciatore al mondo all’epoca. La partita contro la Lazio fu a dir poco stellare. Oltre al gol, con splendido dribbling su Marchegiani, il Fenomeno si rese protagonista di dribbling quasi unici nella storia di questo sport.
Non è facile lasciare fuori un fuoriclasse come Samuel Eto’o, ma Ronaldo (e anche Milito) hanno avuto un ruolo da protagonisti chiave nei trofei europei dell’Inter.
ATTACCANTE: DIEGO MILITO
Diego Milito avrebbe meritato maggior rispetto a livello internazionale, soprattutto alla luce della sua memorabile annata 2019-2020. Alex Ferguson non aveva dubbi: «Il Pallone d’Oro lo darei a Milito, ha disputato una Champions straordinaria», ma l’argentino fu escluso. In molte top 11 dell’Inter non viene tenuto in considerazione, ma siamo al cospetto dell’Uomo del Triplete. Il Principe di Bernal è stato decisivo nella finale di Coppa Italia, nell’ultima giornata contro il Siena e, soprattutto, in Champions, non solo in finale.
Bobo Vieri ha segnato caterve di gol in nerazzurro, ma non ha avuto l’impatto europeo dell’argentino.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione