“Non voglio dare altri motivi di imbarazzo ai miei amici ed alla mia famiglia […] Spero che il Gesù che amo mi accolga e che io possa infine trovare la pace…“: queste le parole di Justin Fashanu, nel biglietto trovato nei suoi pantaloni).
Come calciatore, Justin Fashanu è stato un precursore in tutti i sensi. Nel 1981 è diventato il calciatore di colore più costoso d’Inghilterra con il suo trasferimento di 1 milione di sterline al Nottingham Forest.
Quel Nottingham Forest di Brian Clough che, nella sua autobiografia, ricorda un episodio con Fashanu.
«– Dove vai se vuoi una pagnotta?
– Da un fornaio, immagino.
– Dove vai se vuoi un cosciotto d’agnello?
– Da un macellaio.
– Allora perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci?»
Il suo gol incredibile con la maglia del Norwich contro il Liverpool ha consolidato il suo status come leggenda dei Canaries. Poi, nel 1990, Fashanu ha stupito il mondo del calcio quando ha dichiarato ad un giornale di essere gay. Tre decenni dopo, rimane l’unico calciatore maschio professionista ad aver fatto coming out.
Ciò potrebbe sembrare sorprendente, ma non per Amal Fashanu, che ha fondato la Justin Fashanu Foundation, dedicata a suo zio. Quando Justin Fashanu si tolse la vita nel 1998, all’età di 37 anni, la nipote Amal aveva appena 10 anni.
«Justin era una persona straordinaria con un cuore enorme. Se fosse ancora vivo ora la gente se ne accorgerebbe. Ha accettato tutti così com’erano, era tutta una questione d’amore. Mi manca tantissimo. Era l’unica persona che mi ha insegnato, da bambina, ad amare e come si ama senza giudicare».
Nonostante i passi avanti compiuti in altri campi, il calcio è decisamente in ritardo. Il rugbista Gareth Thomas ha fatto coming out nel 2009, mentre gli ex calciatori Thomas Beattie e Robbie Rogers sono usciti allo scoperto dopo aver appeso gli scarpini al chiodo. Per Amal Fashanu, essere gay nel calcio professionistico “è ancora un grosso problema”.
«È sempre stato quel mondo potente, segreto, oscuro, dove non c’è posto per nessuno più debole e molte persone si rendono conto che se uno è gay, è più debole. Non si può colpevolizzare una sola persona. Il problema è l’ambiente del calcio».
Stonewall, associazione promotrice dei diritti LGBT, che collabora con la Premier League e la Football Association (FA), ha dichiarato, tra le altre cose: «Affrontare gli atteggiamenti e i comportamenti anti-LGBT non può e non deve essere di responsabilità esclusiva degli atleti LGBT».
Il presentatore di BT Sport Jake Humphrey, tifoso da sempre del Norwich City, ha dichiarato che è “importante ricordare Justin come un grande calciatore, ma anche come la persona che era“.
Ha aggiunto: «Non c’è dubbio che negli anni i tifosi di calcio hanno tifato, festeggiato e amato i calciatori incapaci di fare coming out».
Jehmeil Lemonius, portavoce della FA, ha invece ricordato come l’ambiente sia ancora ostile nei confronti dei calciatori omosessuali. Ha inoltre ribadito che il coming out è ancora mal visto tra una fetta del mondo del calcio professionistico maschile.
Quando Justin Fashanu ha annunciato di essere gay, all’epoca era inaudito per il mondo del calcio avere un giocatore apertamente omosessuale. A distanza di oltre 30 anni, il calciatore di origini nigeriane è stato l’unico nel calcio inglese ad aver fatto coming out mentre giocava ancora. Tre decenni dopo, la società inglese (e mondiale in generale) non è ancora riuscita ad arginare certi pregiudizi. Da qui la risposta alla nostra domanda.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione