Sguaina la spada ed estrae la freccia il critico tifoso partenopeo, quando quel capitano che’l coraggio di tirar e gareggiar col destino l’ha trovato. Lorenzo Insigne s’è preso la responsabilità di qualcosa che forse resta emblema della sua carriera a Napoli. Non c’è d’analizzare né da scoraggiare il capitano azzurro.
Da anni ormai si butta veleno su di un giocatore che altro non fa che realizzare il suo sogno: far felici i napoletani. Gli stessi napoletani che appena qualcosa non va, una prestazione un po’ così perché tutti si è esseri umani, gettano acredine sul folletto.
Ricordiamolo dal ritorno con la nazionale quando tutti si pretendeva che l’Insigne con la compagine di Mancini dovesse trasferirsi a Parthenope e far le stesse prestazioni. Lorenzo, con la 24 perché la 10 gli fa paura, è un uomo che a Napoli da l’anima.
Quel servitor della patria che sta impazzando in campionato, e sì perché devo rammendare, 9 goal e 3 assist in 14 partite fanno la media di quasi una rete a incontro giocato… perché l’assist propizia la palla in rete, sapete…
Se allor dobbiamo mandar al rogo uno che, se riuscite potete, a guardarlo in modo obiettivo vuol dir che solo Maradona era degno di vestir l’azzurro. E sarebbe ridicolo, assurdo e pleonastico credere che un altro Diego arrivi a Napoli; perché questo Napoli, come anche dice il comandante Ringhio, gioca di squadra. Nessuno ha l’mondo sulle spalle come Ercole e tutti si fan forza l’un l’altro e le pretese, signori miei…son solo frutto di una mancata onestà intellettuale.
Il rigore di ieri non è stata la causa di una sconfitta, in campo c’erano undici giocatori. L’signor Ospina al 90° s’è fatto l’campo intero per provar a farci sorridere, ma è stata un vano tentativo di dimostrar ai fan, quelli pretenziosi, che loro in campo danno tutto.
Il cavallo Di Lorenzo gioca ormai tutte le partite e quasi mi ricorda Highlander; Andrea Petagna un faticatore di quelli che il dolore è solo un limite mentale, è sceso comunque in campo.
Al capitano del Napoli non va recriminato nulla. I tifosi del Napoli possono rammaricarsi solo di una cosa: di alzar la testa a rigore sbagliato, perché lui rappresenta un popolo. È doveroso citare quel Robin Hood che tanto ha ispirato le mie parole, con da un lato Lorenzo che lo rappresenta, e dall’altro Diego con il suo lascito: “Mai non temerò la spada di mio padre!”; l’eredità non è solo meschin danaro, Insigne ha raccolto i cocci di una compagine a pezzi, con un’infermeria piena di piedi importanti.
Insigne rappresenta Napoli e Napoli lo ringrazia. E allora rinfoderate le spade e riponete le frecce, che Lorenzo è stato già schiacciato dal peso dei giudizi.
Antonio Petrone