Di Canio finì nell’occhio nel ciclone per un episodio poso lusinghiero nei confronti del direttore di gara Paul Alcock in un match tra Sheffield Wednesday e Arsenal dopo un rosso comminato a lui e a Keown. Il club inglese gli diede poi il benservito. Era il 26 settembre 1998.

Il girovago italiano che trovò casa a Londra Est

Senza quella spinta ai danni del direttore di gara Paul Alcock, lo Sheffield Wednesday non si sarebbe mai lasciato sfuggire Di Canio. Non era un centravanti, eppure aveva segnato 12 gol nell’edizione precedente della Premier League ed era già a quota 3 in 6 gare in quella del brutto episodio. Harry Redknapp approfittò della situazione e lo portò agli Hammers a gennaio, pagandolo 1,5 milioni di sterline.

Nonostante si trattasse di un calciatore di 30 anni, con problemi caratteriali e con quell’episodio che lo aveva ulteriormente marchiato, la cifra pagata si rivelò irrisoria. Redknapp fu contestato per la scelta, ma risposta laconicamente: “Avrete tutti le vostre opinioni, ma alla fine chi avrà ragione sarò io”. Dopo 52 gol in 141 partite con la maglia del West Ham, Di Canio sancì che mai scelta si rivelò più azzeccata.

L’amore non era tuttavia a senso unico. Di Canio arrivò ad amare tanto gli Hammers, al punto da farsi tatuare lo stemma dellla squadra sul braccio. L’attaccante italiano mostrò immediatamente affetto per i nuovi colori e, al suo arrivo a Upton Park, dichiarò: “Ho commesso un errore [riferendosi alla spinta all’arbitro] e mi dispiace. Il West Ham mi ha dato una grande opportunità e sono molto felice perché è una squadra migliore rispetto allo Sheffield Wednesday“. Poteva sembrare più un attacco al suo ex club che un elogio a quello nuovo. Eppure si rivelò un atto di riconoscenza per un club che aveva puntato su di lui, nonostante tutto…

Con la maglia del West Ham Di Canio si è redento agli occhi dell’opinione pubblica inglese in quel famoso match contro l’Everton che ha avuto luogo esattamente 20 anni fa. Il portiere avversario Paul Gerrard si era infortunato. Di Canio era solo in area, con porta praticamente spalancata, dopo aver ricevuto un cross da destra. Invece di deviare il pallone verso la porta, l’attaccante italiano decise di fermare il gioco, prendendo la palla con le mani, per consentire i soccorsi all’estremo difensore avversario. Questa era la carriera di Paolo di Canio, che offriva momenti incredibili uno dietro l’altro.

Dopo un inizio non esaltante, alla quarta partita con gli Hammers Di Canio timbrò il cartellino nella vittoria contro l’Everton. Con le sue prestazioni trascinò gli Hammers al quinto posto in Premier e fino all’Europa, raggiunta tramite l’Intertoto. Nonostante gli Hammers non abbiano raggiunto questo livello in campionato durante il periodo in cui Di Canio era in squadra, l’affetto ricevuto dai tifosi aveva toccato picchi incredibili.

Il momento magico che lo ha fatto entrare nella storia del West Ham e della Premier League è arrivato nella sua prima stagione completa a Londra Est, nel match vinto per 2-1 contro il Wimbledon. Parliamo chiaramente del gol messo a segno il 26 marzo 2000.

Per il noto magazine FourFourTwo è il terzo gol più bello nella storia della Premier League. Per i tifosi di Londra Est che hanno tatuato sulla loro pelle l’inno “I’m Forever Blowing Bubbles” è semplicemente il gol più bello di sempre realizzato nel vecchio stadio, il Boleyn Ground o Upton Park, casa dal 1904 fino al 2016. Di Canio celebrò sollevando il dito e ripetendo la parola “no”, mentre si guardava intorno allo stadio con autogratificazione e compiacimento. Era come se dicesse ai tifosi del West Ham e al resto del mondo che non c’era nient’altro che potesse fare per essere rispettato e apprezzato per quello che fa in campo.

La volée di Di Canio

 

Dopo quel gol, non si parlava che di lui. In Inghilterra i tifosi e i media erano estasiati e quel 32enne italiano era entrato nella storia degli Hammers. Di Canio conquistò il pubblico grazie a quel perfetto equilibrio tra passionalità e abilità tecniche. Era un calciatore di temperamento, ma un gran lavoratore e non uno indolente. Un legame indelebile che Di Canio ha rispettato nel 2002, quando Sir Alex Ferguson fece carte false per portarlo a Old Trafford. Nonostante gli Hammers non se la passassero bene, il ragazzo decise di rimanere a Londra Est.

Nel 2002-2003, il West Ham, in crisi tecnica e societaria, retrocesse. Complice anche un alterco con il tecnico Glenn Roeder, Di Canio abbandonò gli Hammers per disputare con il Charlton l’ultima stagione in Premier. Grazie a un sondaggio del 2003 tra i tifosi degli Hammers, Di Canio fu inserito nella top-11 all time nel libro The Official West Ham United Dream Team.

Nel 2004 il ritorno a Itaca, nella sua Lazio, che aveva lasciato 14 anni prima. Nel libro dei ricordi troviamo gli episodi raccontati e il gran gol contro il Manchester United, episodio nel quale si fece beffa di Fabien Barthez. La sua passione, il suo talento e la sua estrema dedizione alla causa sono indiscutibili, e tra i tifosi del West Ham rimane il pensiero intrigante che Di Canio possa ben rappresentare di nuovo gli Hammers in futuro, nelle vesti di allenatore o dirigente.