Roma: il fantasma di Fazio, l’involuzione del “Comandante”
Federico Fazio era il pilastro difensivo della Roma di Spalletti e Di Francesco, poi il crollo di rendimento con Fonseca: storia di un difensore che era “Comandante” ed è diventato “di troppo”

10 aprile 2018, la Roma di Di Francesco scrive la pagina più bella della sua storia recente con un perentorio 3-0 al Barcellona, una rimonta storica dopo il 4-1 dell’andata che apre le porte della semifinale di Champions League ai giallorossi.
Per quell’unica occasione, il mister abruzzese rinuncia al suo amato 4-2-3-1 e schiera la difesa a tre con Manolas centrale, Fazio a destra e Juan Jesus a sinistra. L’argentino è monumentale, prende in consegna Suarez, poi Dembele: in una sera benedetta, non passa nessuno.
Il “Comandante”, come è (era?) soprannominato a Roma per la sua autorità nel dirigere i compagni, è nel suo momento migliore e nessuno può pensare che da lì a qualche mese sarebbe diventato di troppo.
Nella stessa estate in cui arriva Fonseca, Fazio perde il suo compagno di reparto, quel Manolas esplosivo e arcigno che ne copriva qualche disattenzione di troppo: la sua intesa con Mancini prima e con Smalling poi, nuovi arrivati, stenta a decollare e la Roma subisce troppi gol, nove in sole cinque partite.
Il nuovo mister vuole giocatori che sappiano impostare, che abbiano il piede per prendersi qualche rischio in fase di primo sviluppo della manovra e il macchinoso centrale è un tipo vecchio stampo, che bada poco ai fronzoli ed è abituato al passaggio semplice sul regista: i suoi passaggi diventano brividi lungo la schiena e spesso anche regali agli avversari che portano, non sempre ma molto spesso, al gol.
Dopo appena pochi mesi da quella magica notte in cui aveva arginato Suarez e Messi, ecco che l’argentino si ritrova in panchina: Fonseca non si fida più di lui e la sua tenuta mentale fa il resto perché, quando chiamato in causa, perde sicurezza di partita in partita, accumulando errori su errori, anche di posizione e marcatura, abilità innate in cui è sempre stato maestro.

10 dicembre 2020. In una piovosa notte bulgara, Fazio è al suo posto sì, ma perché veramente non c’è più nessuno, perché la partita di Europa League contro il CSKA Sofia è pressoché insignificante, la Roma è già qualificata e allora c’è spazio per le riserve delle riserve con un mucchio di vogliosi giovanotti della Primavera.
Fazio dovrebbe dare l’esempio, ma è un combattente stanco e demotivato, vessato da continui tentativi di cessione, dall’età che avanza e anche dal Covid: nella difesa a tre ci saprebbe pure giocare ma la testa non c’è più.
Il solito errore, un retropassaggio che verrebbe definito scellerato in Seconda Categoria, senza guardare la distanza tra lui e il portiere, senza vedere se c’è qualche attaccante in agguato, e la frittata è fatta: Sowe è in agguato, Smalling neanche prova il recupero e il 3-1 per il CSKA Sofia si materializza.
Il Comandante abdica, guarda sconsolato Bruno Peres che forse gli ha suggerito il passaggio, poi apre le braccia come a chiedere scusa, un “non posso farci niente” non da lui, e abbassa la testa scuotendola.
C’è ancora spazio nella Roma per un giocatore come Fazio? Esposto alla gogna mediatica per tutta la giornata dopo l’ultimo errore, il verdetto è sembrato unanime: approccio ed errore da condannare, il tribunale popolare e radiofonico ha deciso per il no.
A noi piace pensare che il Comandante possa alzare la testa per l’ultima volta, tirando fuori con un colpo di reni qualche stilla di orgoglio per dimostrare di essere ancora utile alla causa: è importante tuttavia che capisca che si può essere utili anche non giocando tutte le partite, se si ha il giusto approccio mentale alla gara o ai minuti che vengono concessi.

Il calcio è la mia passione in ogni sua sfaccettatura: ho giocato tanto, ho allenato altrettanto e adesso mi piace raccontarlo.