Marco Giampaolo ha ottenuto appena 6 punti in 10 partite in questo primo scorcio di stagione alla guida del Torino. I Granata hanno eguagliato il peggior inizio di stagione da quando ci sono i tre punti.
Ad onor del vero, Urbano Cairo ha fatto di tutto per mettere a disagio l’allenatore. La squadra ha una struttura agli antipodi del tipo di gioco che vorrebbe portare avanti il tecnico. In secondo luogo, dopo l’inizio disastroso, Giampaolo ha un po’ rivisto le sue convinzioni, mettendo da parte il 4-3-1-2, suo marchio di fabbrica. Il 3-5-2 è decisamente più adatto alle caratteristiche dei calciatori del Toro.
Eppure la carriera del tecnico abruzzese, ma nativo di Bellinzona, è stata contraddistinta da inflessibilità tattica e harakiri. Chi vede gli allenamenti giura che è un grande maestro di calcio ed è molto meticoloso. Non mettiamo in dubbio le conoscenze tattiche a livello teorico, ma non basta.
Massimiliano Allegri, un tecnico che ha sempre diviso la critica, ma che di risultati importanti ne ha ottenuti, ha proferito parole molto interessanti. «L’allenatore deve essere uno psicologo. L’80% è psicologia, il 20% è tattica. Dobbiamo guardare nella testa dei giocatori».
Questo è ciò che è mancato a Giampaolo in carriera. Fino al 2015, la sua carriera da allenatore è stata zeppa di delusioni. Nel 2015 ha preso il timone dell’Empoli. In Toscana ha fatto tesoro del lavoro di Maurizio Sarri, tecnico con il quale condivide molte delle idee. In una realtà di provincia, con una base di gioco già ben consolidata, è riuscito ad esprimersi al meglio. L’ambiente era sano e con ben poche pretese.
A Genoa, sponda Sampdoria, ha lavorato abbastanza bene, arrivando sempre a metà classifica nel suo triennio. Il ridimensionamento della piazza doriana ha giocato a favore del tecnico. La tipologia di struttura della rosa ha fatto sì che Giampaolo potesse portare avanti il suo calcio e il suo modulo. Eppure, anche a Genova delle ottime gare erano intervallate da clamorosi harakiri che ne hanno accompagnato tutto il triennio.
Harakiri che decisamente non gli sono perdonati in certe piazze. Il Milan stava tornando a sedersi al tavolo delle grandi con Gennaro Gattuso. Nonostante una campagna acquisti di livello, Giampaolo è partito nel peggiore dei modi, inibendo vari talenti e non riuscendo ad entrare nella testa dei calciatori. Discorso opposto per Pioli. La presenza di Ibra ha contribuito in gran parte alla metamorfosi del Milan, ma il lavoro psicologico del tecnico parmense è stato elogiato dallo stesso svedese.
Il Toro è una realtà ancora più pericolosa del Milan dello scorso anno. Per tutto l’inizio di stagione, Giampaolo ha preferito dare seguito al suo credo tattico e alla sua impronta di gioco. L’atteggiamento della squadra è cambiato a partire dal momento in cui l’allenatore ha accantonato, almeno momentaneamente, il suo classico modulo. Tuttavia, a livello di gruppo e mentalità il Toro sta mancando quello step. Le rimonte subite sono ormai una costante. Sebbene il gioco sia decisamente migliorato nelle ultime giornate, la squadra continua a sciogliersi come neve al sole nei momenti decisivi.
Arrivato a 53 anni, Marco Giampaolo non può più essere considerato un tecnico giovane. Siamo al cospetto di un promotore del giochismo e dell’estetica, ma che non riesce a tradurre sul campo le proprie idee. Il Torino è stato costruito male, ma non è certamente una squadra da zona retrocessione. Sta ora al tecnico abbracciare, almeno momentaneamente, una nuova filosofia e intraprendere un percorso all’insegna di maggiore concretezza e lavoro psicologico.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione