Il Napoli vince e si rilancia nella gerarchia di un campionato equilibratissimo. Con una classifica assai corta, al netto del tentativo di fuga in vetta del Milan, nella quale tutto potrebbe cambiare nell’arco di qualche settimana.
Probabilmente per gli azzurri, prima ancora di giocarla, la partita contro la Roma poteva essere estremamente difficile.
C’erano diversi motivi per considerarla tale. Innanzitutto, per il valore dei giallorossi. Che hanno trasformato la squadra di Paulo Fonseca in una tra le più spettacolari e pericolose da affrontare in questo inizio di stagione.
Ma non solo. Perché Gennaro Gattuso è consapevole dei limiti che finora hanno impedito ai partenopei di ottenere qualcosa di diverso, invece di quello che avrebbero meritato. Facendo un ideale bilancio tra la produzione, in termini di possesso, rispetto a quanto effettivamente concretizzano.
Conscio dei limiti strutturali del Napoli, l’allenatore, al contempo, sa bene come il gruppo possa esaltarsi in talune circostanze, facendo emergere prepotentemente i suoi punti di forza.
Ovviamente, il match con i capitolini non rappresentava il passaggio decisivo per legittimare le ambizioni di vertice.
Eppure, la risposta arrivata dai giocatori in maglia albiceleste è stata decisamente convincente.
Da squadra sicura delle sue qualità. Con un’identità tattica chiara. Capace di dominare le due fasi in cui si articola il gioco. Alternando, senza mai disunirsi, la pressione in grado di interrompere subito le ripartenze della Roma, alla gestione del giropalla con brillante lucidità.
Ecco, proprio l’abilità nell’amministrare con pazienza il controllo del possesso fa parte dell’identità del Napoli. Che stasera ha palleggiato davvero con qualità, riducendo ai minimi termini l’efficacia del pressing romanista.
Demme è stato il riferimento più cercato in uscita dalla difesa. Il tedesco ha dato maggiore equilibrio alla mediana, dividendosi bene il campo con un ordinato Fabiàn Ruiz.
Con la libertà concessagli da un Dzeko sottotono, un po’ svogliato nel mettere pressione al pivote azzurro all’atto della prima costruzione, l’ex Lipsia ha determinato il ritmo e direzione del possesso. Permettendo agli azzurri di alzare il baricentro e palleggiare con insistenza nella metà campo giallorossa.
I segnali di maggior conforto per Ringhio sono arrivati quando la squadra, oltre ad accerchiare l’avversario con il classico movimento dell’attrezzo avanti-dietro-dentro, è riuscita ad aggredire gli spazi, senza comunque rinunciare alla sua anima verticale.
Appoggiandosi con maggiore frequenza su Lozano.
Il messicano appare meno abile nel collaborare con la squadra. Il suo gioco è sicuramente privo di quella componente associativa che caratterizza Politano. Certamente l’ex Inter, con i suoi movimenti funzionali a fare spazio alle sovrapposizioni di Di Lorenzo, facilita lo sviluppo della manovra in fascia. Specialmente quando combinano insieme, contenere la catena di destra diventa arduo.
El Chucky, al contrario, cerca meno lo scambio. Privilegiando la ricerca della profondità, è difficile da contenere quando sposta la palla e cambia passo.
Solitamente, in questa situazione, Lozano prova ad arrivare sul fondo oppure ad entrare in area dal lato corto. E con le sue conduzioni, riesce facilmente a portare pericolosità nella trequarti avversaria, andando via in velocità.
La preponderanza in mezzo al campo del Napoli è stata netta, indiscutibile. In alcuni frangenti, Zieliński ha trovato soluzioni sempre diverse per creare superiorità numerica tra le linee.
Il polacco è il centrocampista ideale per fare le due fasi. Cuce il gioco offensivo, senza esacerbare la tendenza a sbilanciarsi, quando parte lancia in resta, e strappa in avanti. Oppure abbassandosi per farsi coinvolgere attivamente dai due mediani nella risalita della palla dal basso.
Il dinamismo di Piotr, infatti, ha permesso ai partenopei di recuperare una maggiore stabilità in fase di non possesso. Coprendo la zona centrale le poche volte in cui la Roma è andata in transizione.
In definitiva, Gattuso era stato messo velatamente in discussione. Adesso, si ritrova nel gruppetto che insegue la capolista. Uno scenario magari poco ipotizzabile, alla vigilia. Che ora è diventato realtà.
Francesco Infranca