Ci sono storie di “what if?”, come dicono gli inglesi, una delle quali ha avuto come protagonista Diego Armando Maradona. Questa storia di come una squadra di seconda divisione nel nord dell’Inghilterra abbia quasi ingaggiato un giocatore che sarebbe diventato il più venerato del pianeta, ad oggi, non ha eguali.

Nel 1987, Maradona portò il Napoli al suo primo titolo di serie A appena un anno dopo aver vinto quasi da solo i Mondiali in Messico con l’Argentina. Tuttavia, se le cose fossero andate un po’ diversamente, uno dei più grandi talenti che il mondo abbia mai visto avrebbe potuto giocare per lo Sheffield United.

Le storie dei club di tutto il mondo sono spesso definite da fatidici, a volte casuali, trasferimenti. Ma poi ci sono i racconti di ciò che avrebbe potuto essere. Parliamo dei mancati colpi, che hanno lasciato i sostenitori frustrati, mentre i calciatori hanno preso una strada diversa nella vita, a volte nel bene e a volte nel male.

E non c’è esempio più grande di ciò quando, nell’estate del 1978, uno dei giovani talenti più promettenti del panorama mondiale sarebbe potuto approdare allo Sheffield United. Quest’ultima era una squadra inglese che non vinceva un trofeo dal 1925 e alle cui partite accorrevano solo 25.000 spettatori.

Diego Armando Maradona aveva catturato l’attenzione dei talent scout a soli otto anni mentre giocava nel suo club di quartiere, l’Estrella Roja. Diego si sarebbe presto affermato nell’Argentinos Juniors, conosciuto come Los Cebollitas.

Non a caso, da ragazzino dodicenne, faceva divertire gli spettatori mostrando i suoi numeri da giocoliere durante l’intervallo delle partite. Avrebbe fatto il suo debutto da professionista 10 giorni prima del suo 17° compleanno nel 1976.

Nel 1978 non fu portato al mondiale, che fu poi vinto dall’Albiceleste. Quel Mondiale che mise in luce i talenti di Villa e Ardiles, due calciatori che avrebbero fatto le fortune di squadre in entrambe le sponde dell’Atlantico. In quegli anni, molti tecnici inglesi rivolsero le loro attenzioni al Sud America nel tentativo di scovare il prossimo grande talento. Uno di questi fu il tecnico dello Sheffield United Harry Haslam, che era pronto a ignorare le difficili relazioni internazionali che esistevano all’epoca con l’Argentina. Puntò quindi a diventare il primo manager della storia e portare un calciatore argentino in Inghilterra.

I Mondiali del 1978 erano stati particolarmente controversi, in quanto l’Argentina aveva subito un colpo di stato militare appena due anni prima. Tuttavia, ciò non scoraggiò Haslam. Il Tottenham, intanto acquistò, appunto, Ossie Ardiles e Ricky Villa, spianando la strada all’arrivo di calciatori argentini in terra d’Albione.

Fu Alejandro Sabella ad approdare allo Sheffield, fece bene nel South Yorkshire, ma non era Diego

Alejandro Sabella nello spogliatoio dello Sheffield

 

Il viaggio del “boss” dei Blades in Argentina sembrava essere andato a buon fine. L’accordo per 200.000 sterline era oramai a un passo.

«Diego era davvero pronto a partire», racconta a The Sportsman John Ludden, autore del libro best-seller “C’era una volta a Napoli”. «L’offerta fu importante, circa 400.000 sterline in totale per Maradona e un altro calciatore. di nome Carlos Fren. Furono prenotate anche le visite mediche. Però poi gli agenti chiesero più soldi, non rispettando i patti, e il trasferimento saltò. Maradona solo 17 anni, ma era già un genio. Quindi si poteva dire che era un’enorme opportunità persa».

Il consiglio d’amministrazione pose il veto al trasferimento a causa delle alte commissioni degli agenti. Pertanto, lo Sheffield United rivolse le proprie attenzioni al leggermente più abbordabile Alex Sabella, portandolo a Bramall Lane dal River Plate per 160.000 sterline. Maradona alla fine firmò per il Boca Juniors, prima di trasferirsi a Barcellona per una cifra record equivalente a circa 5 milioni di sterline dopo la Coppa del Mondo del 1982.

Anche se Sabella è diventato un idolo tra i tifosi dello Sheffield United. Chiunque frequentasse Bramall Lane in quel periodo ricorderà l’emozione di avere un grande calciatore argentino in squadra. Fermo restando che Sabella non era certamente Diego.

Calciatore di grande spessore, capace di superare gli avversari come birilli e mettere al centro cross al bacio, e noto per essere un personaggio “colorato” fuori dal campo per le sue convinzioni politiche di sinistra, Sabella non riuscì ad impedire che i Blades venissero retrocessi in Terza Divisione nella sua prima stagione, prima di partire per il Leeds nel 1980.

Maradona ha poi fatto la storia della nazionale argentina e del Napoli, diventando il più forte calciatore al mondo in un’epoca in cui l’universo pallonaro pullulava di fuoriclasse.