Il Tottenham ha sorpreso il Manchester City dopo pochi minuti di gioco e ha potuto decidere il tipo di match da impostare. Nel celeberrimo Barcellona-Inter del 2010, Mou affermò che l’intenzione era quella di lasciare la palla alla squadra di Guardiola. Oggi è avvenuto lo stesso.

Il Tottenham ha deciso di difendersi e ripartire in contropiede per propria scelta. Il City ha tenuto palla, giocando molto in orizzontale e allargando il gioco, ma ha avuto enormi difficoltà a penetrare per vie centrali. Gli Spurs sembravano quasi giocare in 10, visto il baricentro mantenuto basso. Questo match è stato un vero e proprio deja vu.

Difatti, la squadra di Mourinho si è sentita a proprio agio nel difendere così vicino alla porta di Lloris. La densità mantenuta tra le linee ha asfissiato gli attacchi del City. Tutta la squadra ha difesa compatta, con lavoro considerevole anche da parte degli avanti. Aurier e Reguillon sono stati straordinari sia nell’uno contro uno che nel posizionamento difensivo.

La linea Maginot composta da Højbjerg e Sissoko ha intasato il centrocampo di Guardiola. Ndombelé è stato perfetto nelle due fasi. Il ruolo più fondamentale è stato rivestito dal franco-danese, franfiglutti preziosissimo a livello tattico. Il Tottenham ha sfruttato l’atteggiamento troppo sbilanciato del City. A dispetto dei 22 tiri totali, gli uomini di Guardiola hanno creato poche occasioni degne di tal nome. Molti dei tentativi sono avvenuti da fuori area. La pressione esercitata dai centrocampisti non ha consentito ai calciatori dei Citizens di arrivare al tiro in maniera pericolosa.

Le statistiche di Højbjerg recitano 94% precisione passaggi, 48 tocchi, 7 recuperi, 5 tackle (più di tutti), 2 chiusure. Una volta recuperati i palloni, il Tottenham ha trovato terreno fertile, in quanto Guardiola ha lasciato quasi sguarnito il centrocampo. La sfida con Mourinho è diventata un classico. Il tecnico catalano ha avuto la meglio quasi sempre quando ha avuto squadre decisamente superiori. La struttura delle due compagini è comunque ben diversa. I Citizens hanno un numero superiore di calciatori da possesso, gli Spurs presentano invece più elementi adatti alla lotta.

La compattezza delle linee del Tottenham di Mourinho

 

I contropiedi innescati dagli Spurs sono stati resi possibili dalla disposizione sciatta in fase difensiva da parte del City. Il povero Rodri si è trovato spesso stretto nella morsa dei contropiedisti del Tottenham. De Bruyne ci ha provato in più occasioni, è stato l’ultimo ad arrendersi, ma non è certo un centrocampista che ha nelle corde l’interdizione. La manovra del City ha trovato ulteriori problemi dovuti alla scarsa vena della batteria dei trequartisti.

Il Tottenham ha mantenuto la linea difensiva bassa per poi ripartire. Una volta vinti gli uno contro uno, le transizioni sono state rese facili dalla mancanza di filtro del Manchester City. Walker si è reso protagonista di vari recuperi. Questi ultimi sono stati resi necessari da un posizionamento spesso errato, cosa che è avvenuta sui gol.

Mourinho ha messo a fuoco le debolezze dei Citizens, facendo spesso fungere Kane da regista offensivo. Son e Bergwijn si sono lanciati negli spazi e così hanno fatto i centrocampisti offensivi. Lo Celso si è ritrovato davanti una prateria, resa possibile dal mancato filtro a centrocampo e da un errore di posizionamento di Walker. I difensori sono stati costretti a vari tackle e non hanno avuto il supporto né del centrocampo né degli esterni difensivi. Questi ultimi hanno funto improvvidamente da ali aggiunte. Per gli Spurs è stato un gioco da ragazzi infilarli.

Le due squadre, come scritto in precedenza, presentano una morfologia totalmente differente. Questo sia a livello tecnico che tattico. Il City è una squadra allestita per fare possesso e asfissiare l’avversario. Il Tottenham è una squadra che fa della compattezza la sua arma migliore. Pur non avendo la pletora di trequartisti ed esterni tecnici di cui dispone Guardiola, la compagine di Mourinho sa far male in fase offensiva. Anche quando si ritroverà a fare gioco, potrà comunque sfruttare le abilità dei suoi calciatori di creare superiorità numerica.

Questa partita ha dimostrato che il gioco di Guardiola è lontano parente da quello del tiki-taka. La manovra offensiva è irritante, stucchevole e non va al dunque. Mourinho ha segnato una linea di demarcazione definitiva rispetto a Pochettino. Gli Spurs non sono più una bella incompiuta, ma una squadra che sta assumendo sembianze sempre più mourinhane. D’altronde ben pochi allenatori nel mondo del calcio emanano un fascino così naturale.