Nonostante la Serie A non abbia ancora un padrone ben definito, in questo scorcio iniziale di stagione il Milan sta dimostrando di essere una squadra che funziona discretamente. Capace di competere su più fronti, mantenendo uno standard di rendimento sempre molto elevato.
È innegabile che la lunghezza delle rotazioni, abbinata all’indiscusso livello qualitativo della rosa, abbia permesso ai rossoneri di issarsi meritatamente in vetta alla classifica.
I pregi del Milan di Pioli
Al netto del personaggio Ibrahimovic, infatti, il livello qualitativo dell’architettura di gioco edificata da Stefano Pioli appare sin troppo evidente.
Una dottrina calcistica estremamente semplice. Poco propensa a manovrare dal basso. Fondata, invece, sulle immediate verticalizzazioni.
Tra l’altro, i rossoneri diventano pericolosissimi in transizione, dopo il recupero della palla.
Una strategia diretta. Magari anche elementare. Eppure, idonea ad esaltare la squadra in campo aperto.
Specialmente quando si sviluppa attraverso le catene laterali. Oppure ricorrendo ai duelli uno contro uno, dei tanti giocatori dai piedi buoni. Abili nel puntare l’uomo e superarlo, creando momentanea superiorità numerica.
I limiti da superare
Dove il Milan ha palesato lacune strutturali è nella gestione del possesso. Un limite evidente quando i rossoneri cercano di dominare il gioco, palleggiando con pazienza.
In effetti, nel momento in cui vengono aggrediti “alti” dall’avversario, in fase di costruzione, difficilmente riescono poi a ragionare e trovare gli spazi per raggiungere velocemente la trequarti.
Ovviamente, nell’attimo in cui, invece, riescono a trovare gli offensive players di qualità che si muovono tra le linee, o cercano lo scarico diretto su Ibrahimovic, diventano letteralmente immarcabili.
Bisogna aggiungere che la prevedibilità della squadra di Pioli si evidenzia pure in un’altra circostanza. Ovvero, contro squadre chiuse, dal baricentro posizionato molto basso.
Situazione di gioco in cui i rossoneri, per effetto di quella lacuna nel palleggio evidenziata in precedenza, non sempre riescono a disorganizzare lo schieramento stretto e corto assunto dalla controparte.
L’importanza di Ibra
In quel caso, il lancio su Ibra è l’unica soluzione che consente ai rossoneri di allungare le maglie difensive. Creando spazi vitali alle spalle dei centrocampisti e davanti ai difensori avversari.
Alla sua veneranda età, lo svedese fa tutt’ora reparto da solo. Doma l’attrezzo mentre va al “rimbalzo offensivo”. Il più delle volte è lui quello che esce vincitore dalla contesa, dopo aver fatto a sportellate. A quel punto, tiene palla o scambia con i compagni. Che nel frattempo hanno accorciato in zona palla.
È presto per stabilire se a lungo termine il Milan possa veramente competere per qualcosa di diverso rispetto alla mera possibilità di qualificarsi per la Champions League.
Certamente i rossoneri vorranno continuare a godersi il trend positivo. E magari cogliere l’occasione, approfittare delle manchevolezze di qualche Top Club (o presunto tale…) in difficoltà, per provare non solo ad entrare tra le cd. Fab Four.
Francesco Infranca
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione