Lo scorso anno è andata in onda la serie Chernobyl, che racconta uno dei più gravi disastri nucleari della storia dell’umanità. Secondo uno studio dell’ONU, le morti dovute al disastro furono oltre 4000.
Il disastro di Chernobyl fu un incidente nucleare avvenuto il 26 aprile 1986 presso la centrale di Vladimir Ilyich Lenin. La centrale si trovava nel nord dell’Ucraina, allora parte dell’URSS. Il disastro provocò morti, feriti e l’evacuazione di interi villaggi a causa delle radiazioni.
A 3 km dalla centrale nucleare si trovava la città di Pripyat, una città fondata negli anni ’70 dai dipendenti di Chernobyl. Pripyat era la città modello del governo sovietico e possedeva tutti i lussi di una città moderna: stazione ferroviaria, porto, ospedale, ecc. L’età media della città era di 26 anni e, dei quasi 50.000 abitanti, il 20% aveva meno di 18 anni.
Lo Stroitel Pripyat divenne il legame sociale che univa gli abitanti della città. Stroitel, che significa “costruttori”, aveva giocatori che erano per lo più dipendenti pagati dalla centrale di Chernobyl. Questi calciatori non avevano bisogno di svolgere alcun lavoro legato allo stabilimento.
Il 1° maggio 1986, in concomitanza con la Festa del Lavoro, lo Stroitel programmò l’apertura del proprio stadio, il “Avanhard”, che avrebbe dovuto ospitare 5.000 spettatori. Tuttavia, lo stadio non fu mai inaugurato. La città dovette evacuare e lo stadio fu dimenticato, come tutta Pripyat, che divenne una città fantasma.
I club delle comunità vicine si offrirono di aiutare ad accogliere e assistere coloro che avevano giocato per lo Stroitel Pripyat. Pertanto, l’intera nazione si riunì in un momento di grande bisogno.

Lo Stroitel Pripyat e lo stadio Avanhard sono purtroppo andati perduti nel tempo. Anche se l’impianto è ancora in piedi, la natura ha fatto il suo corso e rimangono resti abbandonati. Il disastro di Chernobyl è stato un allarmante campanello d’allarme per il fuoco con cui l’essere umano scherza troppe volte. Un richiamo simbolico alla fragilità della vita.
Chiudiamo con una curiosità. Un bambino di nove anni del villaggio di Dvirkivshchyna (una cittadina vicino a Chernobyl) fu costretto a fuggire sulla costa con la sua famiglia e migliaia di altre famiglie, per proteggersi dalle conseguenze del disastro della centrale nucleare. Questo bambino era Andryi Shevchenko.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione