Christian Eriksen è arrivato all’Inter lo scorso anno tra tantissime aspettative. Principalmente per un discorso tattico, Eriksen non ha avuto l’impatto auspicato con la maglia dell’Inter. Il danese era stato straordinario nel centrocampo del Tottenham.
Praticamente tutti, noi compresi, avevano gridato al colpaccio dell’Inter. A 9 mesi dal suo acquisto, il danese non si è pienamente integrato negli schemi di Conte.
L’ex Tottenham vede il gioco come pochi, non è uno che ama giocare nello stretto, ingolfato e pressato dai difensori, bensì offre il meglio quando può impostare. Lo abbiamo dimostrato in alcune istantanee del match contro il Genoa. La Premier è considerato il campionato più competitivo al mondo. Oltremanica, Eriksen ha fatto la differenza. 2-3 anni fa il Tottenham gli dava una valutazione di 150 milioni di sterline.
Ciò che salta all’occhio è che il reparto nevralgico dell’Inter è pieno di problemi, ma fa comunque a meno del danese. La finale di Europa League contro il Siviglia è stata persa in primis per la superiorità a centrocampo degli spagnoli. L’ex Tottenham fu inserito da Conte nell’ultima parte del match, quando il gioco fu estremamente spezzettato.
Conte gli ha preferito un Vidal in fase calante o Gagliardini. Lo stesso Brozovic è stato assolutamente incostante con il tecnico leccese. Barella è l’unico centrocampista che stava giocando al top. Sensi aveva iniziato bene, ma è stato fermato dai continui infortuni, quindi un calciatore perennemente indisponibile non sarebbe potuto essere un rivale di Eriksen.
La posizione suggerita da Cassano per il danese (regista davanti alla difesa) è estrema, pertanto non applicabile. Eppure, ci sono modi e modi per valorizzarne le qualità senza compromettere gli equilibri della squadra. Il problema di Conte è che, in alcune partite, ha deciso di giocare con le due mezzali di inserimento, lasciando Brozovic alla mercé degli attacchi avversari.

Il tecnico affermò che il modulo da lui usato avrebbe garantito gli equilibri, mentre la presenza di Eriksen avrebbe sbilanciato la squadra. Squadra che nel derby è stata sbilanciata comunque.
Il danese darebbe il meglio di sé con due angeli custodi, lasciandolo libero comunque di agire, venendosi a prendere il pallone o inserendosi. Conte sta sfruttando Barella più avanti. L’ex Cagliari è un centrocampista totale. Facendolo giocare trequartista ne vengono esaltati gli strappi, ma la fase difensiva nerazzurra ne risente.
Il danese si è fatto giustamente due domande. Vedere l’Inter pareggiare certe partite, con buchi a centrocampo e difficoltà di manovra, fa storcere il naso. Il centrocampo di Conte non funziona. I titolari attuali non sono certo Busquets, Xavi e Iniesta ai tempi del Barcellona di Guardiola. Tantomeno sono Cambiasso-Zanetti e Sneijder ai tempi di Mourinho. L’allenatore portoghese esaltava Sneijder, calciatore con molte similitudini tattiche rispetto a Eriksen.
Se la situazione dovesse continuare così, a fine stagione sarebbe meglio separarsi dal tecnico. In Champions le cose sono andate male lo scorso anno e quest’anno i nerazzurri non sono partiti con il piede giusto. In Europa League arrivò la finale, ma le avversarie prese nei turni precedenti erano infinitamente inferiori all’Inter. In campionato Conte ha la rosa più forte assieme alla Juve. Se i bianconeri non dovessero trovare l’alchimia, l’Inter avrebbe l’obbligo di vincere. Se Conte non ci riuscisse, non avrebbe raggiunto un obiettivo alla portata.
E la cosa più grave, lo ribadiamo, è che a centrocampo giocano spesso calciatori che non sono degni di allacciare gli scarpini a Eriksen.

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione