Il mago spagnolo David Silva non smette mai di stupire. Quando ha deciso di tornare in Spagna, firmando con la Real Sociedad fino al 2022, nessuno immaginava che potesse ancora spostare gli equilibri.
Anzi, i maligni sospettavano che dietro al gran rifiuto di questa estate di trasferirsi in Serie A si celasse la voglia di tornare in patria. Magari non proprio a svernare. Ma comunque, in una realtà di provincia, dalle ambizioni limitate rispetto a quelle della Lazio, che aveva cercato in tutti i modi di convincere l’ex Manchester City a rimettersi in gioco con i biancazzurri.
Invece, nei Paesi Baschi, all’ombra del golfo di Biscaglia, Silva sta vivendo una seconda giovinezza.
Ovviamente, non c’entrano nulla i soldi. Hanno prevalso, invece, le ragioni del cuore, il desiderio di rientrare in patria.
E nella squadra di San Sebastian, attualmente prima in classifica nella Liga, con quattordici punti in sette partite, il “califfo dagli occhi a mandorla”, retaggio della mamma giapponese, continua a fare la differenza.
Del resto, Silva è un vero e proprio Top Player. Trascurando, almeno in questa sede, i due Europei (2008 e 2012) ed il Mondiale (2010) conquistati con la Spagna, a testimoniarlo ci sono i quattordici trofei che ne adornano la sontuosa bacheca, vinti con la maglia del City.
Portato in Premier nel 2010 da Roberto Mancini, in Inghilterra ha imparato a giostrare in diverse zone del campo. Trasformandosi in un calciatore completo rispetto a quello scoperto nel Valencia, dove veniva utilizzato unicamente come appoggio o sottopunta per il terminale offensivo, David Villa.
I dieci anni trascorsi in Premier League, arricchiti da 309 presenze e 60 gol, oltre ad un numero davvero imprecisato di assist, lo fanno entrare a pieno titolo nella storia del club.
Tanto che il presidente dei Cityzens, lo sceicco Khaldoon Al Mubarak, ha annunciato la costruzione di una statua in onore di Silva. Il monumento dovrebbe essere eretto fuori l’Etihad Stadium.
Nonostante le 34 primavere, l’allenatore Imanol Alguacil, ne ha fatto il centro di gravità permanente della Real Sociedad, deputato alla costruzione del gioco dei baschi. Una delle chiavi del suo 4-1-4-1, cucendogli addosso un ruolo da fonte di produzione primaria.
Domani sera, nel match clou della seconda giornata di Europa League, il Napoli dovrà prestare molta attenzione alle immediate verticalizzazioni di “Merlino”, come lo chiamano i suoi compagni.
La cui genialità calcistica ne illumina le letture con imbucate veloci di tocco e rapide di pensiero per favorire gli inserimenti di un altro virgulto della quale sentiremo parlare sempre più spesso: Mikel Oyarzabal.
Francesco Infranca
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione