Il 99% delle volte le varianti di gioco dell’Inter puntano a dare la palla addosso a Lukaku che la mette a terra e permette alla squadra di alzarsi. Per noi è stato complicato piazzare sempre due uomini su di lui, uno davanti e uno dietro, ma credo che alla fine il lavoro che abbiamo fatto è stato ottimo“.

Queste le parole di Jonas Hofmann, l’autore del secondo gol del Gladbach contro l’Inter. Parole che, a nostro parere, rispondono al vero. Soprattutto se non si fermano ai titoli. In una certa misura questo non è un difetto, in quanto il gioco di Conte sfrutta al meglio le caratteristiche del gigante belga.

Diventa però un problema laddove il belga non è in forma oppure non è disponibile. A quel punto i nerazzurri sono chiamati ad affidarsi a nuove varianti.

Questa ricerca ossessiva del centravanti accentratore ricorda quella di Gigi Simoni con Ronaldo. Eppure, nell’Inter del 97/98 era una decisione obbligata. Era un’Inter di tutto rispetto, ma era una squadra più operaia e in attacco c’era il fuoriclasse. Un fuoriclasse dotato di classe e tecnica fuori dall’ordinario.

Lukaku e Ronaldo il Fenomeno sono attaccanti decisamente diversi. Il belga è un carrarmato devastante, dominante a livello fisico. Il brasiliano era fulmineo, leggiadro e devastante palla al piede. Simoni aveva una rosa muscolare ma meno tecnica di quella di Conte. Pertanto, accentrare il gioco sul calciatore più forte e tecnico (pallone d’oro all’epoca) aveva una logica e, con ogni probabilità, era l’unica soluzione praticabile.

A Conte va tuttavia dato il merito di aver reso Lukaku un centravanti completo e devastante. Il belga non segnava con così tanta frequenza quando giocava in Premier e, soprattutto, non aveva ancora sviluppato queste abilità tattiche. Il problema dell’Inter è che Conte, pur avendo migliorato decisamente Lukaku, non ha fatto altrettanto con altri calciatori di livello.

Se Lukaku ha tratto un deciso beneficio dal passaggio dalla Premier alla serie A, non si può dire lo stesso di Christian Eriksen, elemento dotato di un tecnica indiscutibile, ma ancora poco integrato nel calcio del tecnico leccese. In conclusione, l’aver accentrato il gioco dell’Inter su Lukaku si rivela un punto di forza, ma in alcuni frangenti può essere limitativo. Lo diventa nei casi menzionati sopra, oppure quando il belga trova un difensore possente, che diventa una brutta gatta da pelare.