Johan Cruyff e Carlos Caszely appartenevano a mondi e contesti completamente diversi. Eppure la poca differenza di età (l’olandese aveva solo tre anni in più rispetto al cileno) fece sì che i due si incrociassero. Quando Cruyff decise di approdare in Spagna, nel 1973, sulle sue tracce c’erano Real e Barcellona e il fuoriclasse all’opoca di proprietà dell’Ajax scelse i Blaugrana, in quanto il Real Madrid veniva reputato come la squadra preferita del regime di Francisco Franco.
Caszely, invece, approdò in Spagna nello stesso anno. Dopo una stagione al Levante, il cileno si spostò di circa 300 km per andare a giocare nell’Espanyol. Al Colo Colo, il Rey del metro cuadrado si era dimostrato un bomber con i fiocchi, ma nel calcio europeo il suo score era tutto da scoprire. Caszely fu costretto a lasciare il Cile in quanto, a causa della sua opposizione al regime, il dittatore Augusto Pinochet lo aspettava al varco.
Dal canto suo Johan Cruyff, che giocava nella prima squadra di Barcellona, si integrò immediatamente e fece sua la causa catalana. Il fuoriclasse olandese era davvero integrato nel catalanismo. Cruyff non fece inoltre mistero di detestare il franchismo. Dopo un cartellino rosso ricevuto, a suo dire, in maniera ingiusta, l’olandese protestò e uscì dal campo baciando la fascia di capitano che recava il giallo e il rosso, simbolo della bandiera catalana. Quando nacque suo figlio, nel 1974, Johan Cruyff lo fece chiamare Johan in onore del santo patrono della Catalogna (nonostante l’ex Ajax fosse agnostico).

Cruyff e Caszely non avevano mai giocato insieme né si erano incrociati in nazionale. Tra l’altro, giocavano nelle due squadre rivali di Barcellona. Eppure la loro idiosincrasia nei confronti dei regimi dittatoriali li unì. Nel 1974 Caszely approdò all’ambizioso Espanyol, squadra meno competitiva del Barcellona, ma con tantissimi aficionados. I due strinsero un’amicizia autentica, favorita dal senso di rivoluzione e dalla guerra aperta nei confronti dei regmi.
Disse Caszely: “Ogni tanto abbiamo giocato a tennis insieme ed una volta è venuto anche a trovarmi a casa. Bevemmo del caffè e chiacchierammo e mi ricordo che fumò quasi un intero pacchetto di sigarette Chesterfield. Ma la sua compagnia era bella e sapeva essere un amico”.
A causa delle critiche aperte rivolte nei confronti del caudillo Francisco Franco e dell’Hitler della Pampa Jorge Rafael Videla, si susseguirono le minacce nei confronti di Cruyff. Nel 2008, quest’ultimo ha rivelato il motivo per cui non partecipò ai Mondiali del 1978:
“Non andai in Argentina perché qualche mese prima subii un tentativo di rapimento che cambiò per sempre la visione della mia vita, e con essa quella del calcio”.
Il 14 maggio del 1978, El Mundo Deportivo dedicò una pagina intera alla visita di Caszely a Cruyff durante un allenamento del Barcellona, mentre la squadra Blaugrana preparava per una tournèe negli Stati Uniti. Caszely visitò Cruyff presso il campo di allenamento.
Cruyff chiese alla società l’acquisto del centravanti cileno, reputandolo il suo partner ideale per l’attacco. L’affare non andò in porto, in quanto il presidente dell’Espanyol Manuel Meler si oppose alla cessione, affermando che non avrebbe ceduto per nessuna cifra il suo gioiello ai rivali cittadini. Caszely non era in vendita e, a maggior ragione, non lo era per il Barcellona.
“Se ti vendo al Barcellona, poi devo scappare dalla città”
Cruyff lo aveva visto giocare in TV e il tecnico del Barcellona, Rinus Michels, era innamorato di quel rapido centravanti cileno. Sarebbe stato il partner perfetto dell’asso olandese e, in un sistema di gioco come quello del Calcio Totale, i calciatori sudamericani si esaltano. Il sogno proibito di vedere giocare i due assieme a livello di club svanì a causa dell’opposizione di Meler, eppure Cruyff e Caszely disputarono una partita nella stessa squadra.
Il 9 giugno del 1976, al Camp Nou, Cruyff scese in campo con la maglia catalana in un match contro l’URSS. Oltre a lui e Johan Neeskens, l’altro straniero che giocò con la Catalogna fu Carlos Caszely. Una partita che potè finalmente disputarsi, dopo la morte di Francisco Franco, il quale aveva bandito la selezione catalana. La Catalogna era formata prevalentemente da calciatori di Barcellona ed Espanyol e scese in campo con la seguente formazione: Mora; Ramos, Costas, Verdugo; Ortiz Aquino, Neeskens; Rexach, Solsona, Cruyff, Marcial e Caszely.
La partita finì con il risultato di 1-1 (per i catalani segnò Neeskens) e diventò un inno al comunismo e all’anti-franchismo in generale. Come noto, Carlos Caszely si era trasferito dal Cile alla Spagna per sfuggire alla dittatura militare del temibile Augusto Pinochet. Da parte sua, Johan Cruyff aveva sposato la causa catalana anni prima. Quando morì il caudillo, l’olandese indossò la senyera, la fascia di capitano del Barcellona in una gara contro l’Athletic Bilbao (ironia della sorte, altra squadra osteggiata dal regime) che ebbe luogo il primo marzo 1976.

Il sogno di vedere giocare nella stessa squadra Cruyff e Caszely durò meno di 90 minuti (Cruyff fu sostituito a circa un quarto d’ora dal termine), ma fu decisamente meglio di niente. Quell’esibizione andò ben al di là del campo di gioco. I due si sfidarono tante volte nel derby e la più clamorosa fu quella della stagione 1975-1976, vinto dall’Espanyol per 3-0. Il cileno timbrò il cartellino due volte, segnando anche un gol di testa, non proprio la sua specialità, visto il suo metro e settantadue.
Dopo la fine delle rispettive avventure in Spagna, i due presero squadre diverse. Cruyff tornò in Olanda, mentre Caszely al suo Colo Colo, prima di chiudere la carriera al Barcellona Sporting Club, squadra ecuadoregna. Johan Cruyff e Carlos Caszely perseguirono il loro pensiero, appunto, su strade diverse e si presentarono come dei rivoluzionari agli occhi della gente. Dopo l’addio alla Spagna, i due non si incontrarono più. Non hanno coronato il desiderio di giocare nello stesso club, ma quella partita di esibizione ha avuto un significato immenso per entrambi…

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione