• Tempo di lettura:3Minuti

Alla fine l’attaccante della Juve sarà Alvaro Morata. Il suo ritorno in bianconero sta facendo storcere il naso a molti, preoccupati da alcune brutte prestazioni negli ultimi anni. Ma Morata è stato davvero un flop?

Al Chelsea, dopo un inizio decisamente positivo, lo spagnolo ha avuto problemi dovuti a un infortunio e al rientro affrettato. Il suo armadio pieno di fantasmi e insicurezze lo ha reso irriconoscibile rispetto al calciatore ammirato alla Juve e al Real Madrid. Morata era sprofondato in un lungo vortice di negatività, non riuscendo a incidere né a livello tecnico né mentale.

L’arrivo di Sarri non ha aiutato il calciatore spagnolo. Morata è come la forchetta nel brodo per il calcio di Sarri. Lo spagnolo non è un giocatore di sponda, non è il classico centravanti, non è un attaccante centrale puro, ma neanche un esterno. Morata è semplicemente un grandissimo attaccante di accompagnamento.

L’Alvaro Morata visto alla Juve era un’arma inedita. Il fisico longilineo, unito all’abilità nel lungo, consentiva strappi importanti. Il tipo di gioco di Allegri, mai fossilizzato sulla presenza del classico centravanti, lo favoriva oggettivamente. Morata catalizzava il possesso, ma non da centravanti boa o regista offensivo, bensì andandosi a prendere palla a molti metri dalla porta, rifuggendo duelli fisici alla Dzeko.

Siamo al cospetto di un attaccante che si è fatto sentire nei momenti decisivi in Europa. Al secondo anno ricordiamo la sua grandissima performance contro il Manchester City all’Etihad. Al primo anno fu decisivo contro il Real e disputò una grande finale anche con il Barcellona. Il suo score non recita tantissimi gol, ma sono stati tutti pesanti. L’adattamento in una posizione più defilata non ha avuto ripercussioni sulle sue prestazioni.

Attaccante di raccordo ed estremamente mobile, Morata è l’ideale per un attacco a due punte e, soprattutto, può essere devastante in contropiede assieme a gente come CR7, Dybala e Kulusevski. Difficile pensare a un tridente con il portoghese e l’argentino, ma lo spagnolo sa essere il giusto collante e il giusto partner con CR7. Nell’unica stagione completa al Real Madrid, nonostante sia stato la riserva di Benzema, ha segnato ben 20 gol totali, giocando al fianco del fuoriclasse portoghese.

L’apogeo della sua avventura in bianconero è stato raggiunto nella sfida di ritorno contro il Bayern, dove fece impazzire i difensori di Guardiola con i suoi strappi. L’azione che portò al gol di Cuadrado è tra le più belle della storia della moderna competizione. Partendo in progressione a campo aperto, l’ex Real Madrid è difficilmente prendibile, visto il mix di potenza e velocità.

Lo status da comprimario in bianconero non peserà, visto che lo è stato anche negli altri club. Siamo però al cospetto di un comprimario decisivo quando chiamato in causa. Non segna gol a effetto come Dybala né ha la classe dell’argentino, ma lontano dalla porta sa creare superiorità, mentre in area è molto pericoloso negli inserimenti di testa.

Il grado di associatività con CR7 e Dybala è potenzialmente altissimo. Il nodo sarà legato alla condizione fisica. Se Morata starà bene potrà far valere le sue indubbie doti. Se patirà i problemi vissuti al Chelsea, le sue qualità saranno vanificate in parte. Il benessere psicofisico è la discriminante maggiore: senza contrattempi in termini di infortuni e con la giusta considerazione da parte dell’allenatore, lo spagnolo potrà essere un fattore decisamente più di Dzeko. L’età è dalla sua, così come sono dalla sua le grandissime prestazioni nella massima competizione europea per club.