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Non è facile scegliere una top XI di tutti i tempi, soprattutto quando l’universo da cui attingere è sconfinato. Nel 2004 Pelé ha stilato il FIFA 100, elenco contenente i migliori 125 giocatori del XX secolo.

Noi ci siamo cimentati a stilare una formazione top 11 dei calciatori sudamericani del XX secolo, dopo aver stilato quella sui calciatori europei. Abbiamo inserito calciatori che nel 2000 avevano completato la propria carriera o ne avevano trascorso la maggior parte. Ronaldo e Ronaldinho sono calciatori che prenderemmo in considerazione per una top XI del XXI secolo. Chiaramente abbiamo scelto una formazione tatticamente realistica e più o meno equilibrata.

Iniziamo quindi con questa nostra top 11.

PORTIERE: JOSÈ LUIS CHILAVERT

Il rispetto nei confronti di Chilavert va molto al di là delle sue imprese internazionali: pur essendo stato votato tre volte miglior portiere del mondo e per due volte capitano del suo Paese ai Mondiali, non ha mai giocato per uno dei club più importanti d’Europa.

Ha invece disputato solo tre stagioni di altissimo livello in Europa, prima con il Real Zaragoza e poi con lo Strasburgo, con il quale è rimasto nonostante la retrocessione in Ligue 2, riconquistando la promozione in Francia dopo aver vinto la Coupe de France l’anno prima. Dopo aver lasciato il suo paese natale all’età di 20 anni, Chilavert ha trascorso la maggior parte della sua carriera in Argentina, soprattutto con Vélez Sarsfield, con il quale ha vinto la Primera División e la Copa Libertadores, e ha guadagnato l’ammirazione dei tifosi per il suo atteggiamento focoso.

TERZINO DESTRO: MARCOS EVANGELISTA CAFU

Jaap Stam ha detto di Cafu: “La gente tende a dimenticare che in difesa era molto forte, ma si distingueva per la sua capacità di attaccare. Cafu continuava ad andare avanti – su e giù, su e giù – e non si arrendeva mai”.

Sotto la guida di Telê Santana Cafu è diventato un terzino puro, lui che all’inizio giocava più avanzato. Il periodo di adattamento al ruolo è stato duro al San Paolo, ma con lavoro e perseveranza l’ex Roma e Milan è diventato un top. Parliamo di uno dei calciatori più longevi ad altissimi livelli di tutti i tempi.

Queste qualità sul campo, e le sue caratteristiche, hanno definito l’intera carriera di Cafu. Forse è stato meno spettacolare dell’ex compagno di squadra Roberto Carlos, ma è stato un esempio di disciplina e costanza.

DIFENSORE CENTRALE: DANIEL PASSARELLA

Irascibile, litigioso, nervoso, capitano della controversia vittoria del Mondiale 1978, ma Daniel Passarella è stato probabilmente il miglior centrale sudamericano di sempre. Per lui ogni incontro era una battaglia da vincere e, non a caso, è stato noto come “el caudillo”. Faro e guida delle squadra in cui ha militato, si è sempre distinto per classe e dedizione alla causa.

DIFENSORE CENTRALE: HECTOR CHUMPITAZ

Vera e propria istituzione del calcio peruviano. Questo grintosissimo difensore è stato capitano della nazionale andina e ha conquistato una storica Coppa America nel 1975 rappresentando il suo Paese ai mondiali del 1974 e del 1978. In Nazionale conta 105 presenze e 3 gol. Già a Winning Eleven era inserito nella top XI sudamericana di tutti i tempi.

TERZINO SINISTRO: ROBERTO CARLOS

Le sue due stagioni al Palmeiras, in cui ha vinto il campionato, lo hanno fatto conoscere al grande pubblico. La sua unica stagione da Inter non è stata particolarmente degna di nota, al di là della sua prima partita in cui ha segnato uno di quei calci di punizione, la sua principale skill. Quei calci di punizione in cui il pallone non sembra girare, ma prende una traiettoria strana e inganna il portiere. Quelli tirati con “le tre dita”. L’equivalente calcistico del colpo del KO, che il pugile vede arrivare solo a metà.

Riconoscendo la capacità iconica del suo connazionale di tirare i calci di punizione, Ronaldinho gli dà anche credito per le sue abilità globali. “Oltre ad essere uno dei migliori tiratori di calci di punizione di sempre”, afferma Ronaldinho, “Roberto Carlos è anche uno dei migliori mancini di sempre. Fondamentale per tutte le vittorie in Champions League del Real Madrid”.

CENTROCAMPISTA CENTRALE: FERNANDO REDONDO

Il taconazo, il cui anniversario è ricorso la settimana scorsa, è stata la sua giocata che è passata alla storia. Il centrocampista argentino non era solo un elemento dotato di tecnica sopraffina, ma un eccellente centrocampista difensivo, un calciatore fisico, intelligente, lottatore, che non tirava mai la gamba e che non falliva nelle grandi occasioni. Elemento completissimo, che non può non essere inserito nella nostra top XI.

CENTROCAMPISTA CENTRALE: OBDULIO VARELA

Il grandissimo protagonista del Maracanazo, che affermò: “Chi non c’era, non potrà mai capire. Quel giorno dovevamo vincere noi. Non temevamo Dio, né il demonio”. In Futbol, lo scrittore argentino Osvaldo Soriano riporta un monologo immaginario del capitano uruguagio: “Io lo sapevo che l’arbitro non avrebbe accolto la protesta, ma era un’occasione per interrompere la partita, e bisognava approfittarne. Sono andato da lui con calma e per la prima volta ho guardato in alto quella folla di gente che inneggiava al goal. Li ho guardati di brutto, proprio di brutto, e li ho provocati. Ci ho messo molto ad arrivare in mezzo al campo. Quando ci sono arrivato, avevano ormai fatto silenzio. Volevano veder funzionare la loro macchina da goal e io non la lasciavo ripartire… Il giocatore deve essere come l’artista: dominare la scena. O come il torero, dominare l’arena e il pubblico, altrimenti gli arriva addosso il toro”. In una top XI con tanto estro, è fondamentale avere un mediano difensivo.

ESTERNO DESTRO: GARRINCHA

Garrincha era affetto da parecchie piccole deformazioni. A riguardo Nilton Santos, il più forte terzino degli anni ’50 e ’60, umiliato da Garrincha in un provino dichiarò: “Quando lo vidi mi sembrava uno scherzo, con quelle gambe storte, l’andatura da zoppo e il fisico di uno che può fare tante cose nella vita meno una: giocare al calcio. Come gli passano la palla gli vado incontro cercando di portarlo verso il fallo laterale per prendergliela con il sinistro, come facevo sempre. Lui invece mi fa una finta, mi sbilancia e se ne va. Nemmeno il tempo di girarmi per riprenderlo e ha già crossato. La seconda volta mi fa passare la palla in mezzo alle gambe e io lo fermo con un braccio e gli dico: senti ragazzino, certe cose con me non farle più. La terza volta mi fa un pallonetto e sento ridere i pochi spettatori che assistono all’allenamento. Mi incazzo e quando mi si ripresenta di fronte cerco di sgambettarlo, ma non riesco a prenderlo. Alla fine vado dai dirigenti del Botafogo e dico: tesseratelo subito, questo è un fenomeno…”.

TREQUARTISTA: DIEGO ARMANDO MARADONA

«Poi mi è sembrato un po’ ingrato. C’è stato un tempo che, prima del gol, mi sembrava che qualcuno mi stesse filmando correndo nudo e ubriaco per strada. Avevo paura di raccontarmi e parlare in quel modo. Quel gol è come uno spogliarello spirituale». È il gol che ha cambiato la vita di Victor Hugo Morales e anche di Diego Armando Maradona. Dal Gol del Secolo, in molti hanno iniziato a paragonarlo a Pelé. Dopo il secondo scudetto con il Napoli, non sono stati pochi coloro che hanno considerato il D10S il calciatore più forte di sempre. Nella nostra top XI sarebbe il sole a cui ruoterebbero gli altri pianeti.

ESTERNO SINISTRO: ALFREDO DI STEFANO

Ha giocato più partite con la Spagna che con Argentina e Colombia messe assieme, ma è di formazione calcistica argentina ed è nato nel Paese sudamericano. Avevamo pensato di inserire un esterno sinistro puro come Rivelino, ma i più attenti ricorderanno che Di Stefano era il Cruyff argentino.

Parliamo di un calciatore totale, abilissimo a fare la differenza in qualsiasi posizione offensiva. La leggenda del Real Madrid non avrebbe alcun problema a giocare a sinistra. Troppo forte, troppo devastante in zona gol per lasciarlo fuori e non potevamo non trovargli una collocazione nella nostra top XI.

ATTACCANTE CENTRALE: PELÉ

Pelé è stato senza dubbio il calciatore più dominante nella rispettiva epoca. Il suo Santos andava in Europa e infliggeva sonore lezioni e squadre come le milanesi o il Benfica di Eusebio. Prima di lui il Brasile non aveva vinto titoli e quello spavaldo ragazzino di Bauru sfidò con successo il tridente Gre-No-Li. Atletico, tecnico, leggiadro, esempio di classe e coordinazione, prima dell’avvento di Maradona è stato considerato il più forte giocatore di sempre in maniera indiscussa. Nella nostra top XI sarebbe chiaramente la punta di diamante.