Chiunque passi per Siviglia sente subito lo spirito calcistici della cittào. Lo si vive intensamente, con passione, tra i due grandi club della regione: il Betis e il Siviglia.
La rivalità tra queste due squadre ha raggiunto spesso livelli preoccupanti, ma un giorno tutto è cambiato. Un giorno di tristezza, molte lacrime e un’unione mai vista prima. Il giorno in cui è morto Antonio Puerta. I tifosi delle due squadre hanno pianto insieme la partita di uno dei loro, perché Puerta era di Siviglia e la perdita era comune.
Antonio Puerta è nato il 26 novembre 1984 nel quartiere di Nervión, a pochi metri dal Ramón Sánchez Pizjuán. Sebbene suo padre abbia giocato nel Betis, Puerta ha sentito un immediato legame con i Blanquirrojos, grazie al nonno e ha promesso che sarebbe stato “siviglista fino alla morte”. È stato allora che, il 28 agosto 2007, verso le 14.30, se n’è andato.
Non è facile raccontare la storia della morte di Antonio Puerta, un ventiduenne mancino che viveva la fase migliore della sua carriera, da poco chiamato in Nazionale, uno dei principali protagonisti del miglior periodo della storia del Siviglia.
Al 29′ della prima giornata di Liga spagnola in un Siviglia-Getafe, Antonio Puerta era all’inseguimento di Pablo Hernandez. Quando la palla uscì, il calciatore cadde a terra esanime. Palop e Dragutinovic si recarono rapidamente in aiuto del compagno di squadra per impedirgli di mordersi la lingua. Nel frattempo, si diffuse una forte preoccupazione Ramón Sánchez Pizjuán. La squadra medica si precipitò per assistere il giocatore sivigliano, ma pochi si aspettavano che Antonio Puerta lasciasse da solo il campo e parlasse anche con uno dei medici.
I segnali dati dal calciatore erano fuorvianti. Tornato negli spogliatoi, iniziò a sentirsi male. Antonio Puerta aveva subito un arresto cardiorespiratorio. Il defibrillatore gli evitò una morte immediata. Lo spagnolo fu poi trasportato in ambulanza all’ospedale Sagrado Corazón, ma durante il viaggio ebbe un altro arresto cardiaco. All’arrivo in ospedale, dopo un massaggio cardiaco in ambulanza, i medici considerarono le condizioni del giocatore sivigliano come “molto gravi” e decisero di trasferirlo in terapia intensiva all’ospedale Virgen del Rocío.
“Siamo stati fortunati, le macchine e i medici del club sono riusciti a recuperarlo, abbiamo attraversato momenti terribili. La vita di Puerta era a rischio”. Queste le parole di José María del Nido, allora presidente di Siviglia. Pochi pensarono alla carriera calcistica dello spagnolo, ma alla sopravvivenza. Tre giorni dopo, il calciatore morì.
La sua morte suscitò tante polemiche per l’atteggiamento dei medici. In pre-campionato il calciatore si era sentito male due volte, perdendo i sensi. Una TAC e un’ecografia non rivelarono problemi. I due svenimenti precedenti furono alla fine attribuiti alla calura estiva di Siviglia e Puerta continuò ad allenarsi normalmente per prepararsi all’inizio di una stagione promettente.
Nonostante abbia avuto una carriera brevissima, Puerta, “la zurda de diamantes”, come venne chiamato, divenne una leggenda sivigliana. Grazie a un suo gol nei supplementari, la squadra arrivò in finale di Coppa UEFA, poi vinta. Due Coppe UEFA, una Supercoppa Europea, una Coppa del Re e una Supercoppa spagnola: questo è stato il curriculum di uno dei calciatori più interessanti del calcio spagnolo.
Una vita spezzata troppo presto, tra il dolore e le polemiche. Dopo la sua morte, il Siviglia cercò di ritirare la maglia numero 16 con l’intenzione di utilizzarla nuovamente se il figlio di Antonio Puerta avesse mai giocato per il club. Tuttavia, le rigide regole della Lega spagnola sulla numerazione costrinsero il club andaluso a tornare sui propri passi.
Siviglia ha creato il torneo “Antonio Puerta” e in città, accanto allo stadio Ramon Sanchez Pizjuan, vi sono strada chiamata “Antonio Puerta”, una statua in suo onore e anche una scuola di calcio chiamata “Centro Sportivo Antonio Puerta”. Sergio Ramos e Jesus Navas ricordano sempre il loro ex compagno.
Puerta sognava di giocare un giorno per il Manchester United, dopo essersi affermata come leggenda nel Siviglia, ma 22 anni, con il simbolo del Siviglia sul petto, è stato il cuore a portarlo via: “Siviglista fino alla morte”.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione