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Gattuso vuole salire di livello

Il primo anno di Gennaro Gattuso sulla panchina del Napoli si è chiuso con la vittoria della Coppa Italia. Un trofeo comunque prestigioso. Checchè ne dica qualche Solone locale, sempre pronto a sminuire i successi di alcuni, piuttosto che nascondere le magre soddisfazioni racimolate da altri.

Ringhio ha dimostrato di essere un allenatore senza tanti fronzoli o peli sulla lingua, in un ambiente comunque ingessato, troppo spesso caratterizzato da comportamenti stereotipati e dichiarazioni di facciata.

Non può essere considerata una sorpresa, quindi, il fatto che buona parte della tifoseria si sia affezionata a lui, immedesimandosi con la sua schiettezza, palesata fuori e dentro il campo.

Al di là degli aspetti caratteriali, tuttavia, appare evidente quanto, in questi mesi all’ombra del Vesuvio, lo stile di Gattuso abbia attecchito più delle sue idee.

Evidentemente, dal punto di vista squisitamente tattico, alcune scelte hanno alimentato più di un dubbio sull’approccio del Napoli alle partite. Specialmente quelle in cui, per indole o posizione di classifica, la squadra era chiamata a imporsi, gli azzurri non sempre hanno dimostrato di aver metabolizzato i concetti fondamentali del loro allenatore.

A Castel di Sangro, quindi, Gattuso sta provando a veicolare verso il gruppo le sue certezze fin dai primi giorni di ritiro. Innanzitutto, l’idea di voler dominare il gioco, costruendo l’azione dal basso. E poi, muovere tanto il pallone, affinchè si creino triangoli continui, funzionali a creare la superiorità posizionale.

Proprio in virtù di queste considerazioni, bisognerà capire se sussistano le condizioni per portare il Napoli ad un livello superiore di rendimento. Tale da renderlo immediatamente pronosticabile tra le Fab Four della Serie A.

Prove tecniche di 4-2-3-1

Magari variando il modulo di gioco…

Gattuso, attento a non intaccare equilibri sottili e radicati, starebbe meditando sulla opportunità di cambiare lo schieramento dei suoi uomini. Passando dall’assetto con un metodista, affiancato da due mezz’ali di qualità, a supporto del tridente d’attacco, ad un modello maggiormente aderente alle caratteristiche dei giocatori a sua disposizione.

Ritagliando – de facto – un nuovo ruolo per Mertens. Arretrato dietro Osimhen, gli azzurri sfrutterebbero l’abilità negli inserimenti di Ciro. Potendo avere contemporaneamente sul terreno non solo il belga, ma pure Insigne ed un altro offensive player, da scegliere di volta in volta, in base all’avversario da affrontare.

Il nodo da sciogliere sarebbe proprio quello di bilanciare in maniera armonica il terzetto alle spalle dell’unica punta, determinandone la convivenza.

Ancora una volta, emerge prepotentemente una imprescindibile parola d’ordine: equilibrio!

Non contano i numeri, bensì i movimenti

Non è tanto un’asettica questione numerica, idonea a fotografare il 4-2-3-1 di partenza. Quanto l’interpretazione dei movimenti nelle due fasi in cui si articola il gioco.

E’ innegabile che se venisse chiesto a Fabián Ruiz o Zieliński di fare il “finto esterno”, la manovra avrebbe uno sviluppo differente, rispetto all’ipotesi in cui, a destra, piede opposto, si dovesse accomodare, per esempio, Politano.

Al contempo, una cosa è se a dividersi la responsabilità della regia dovesse essere chiamato Demme, affiancato da una delle mezz’ali di qualità. Logicamente, tutt’altra attitudine, dal sapore marcatamente prudente e conservativo, si concretizzerebbe con Lobotka vicino al pivote tedesco.

Mantenendo immutata la linea difensiva, dunque, l’idea sarebbe quella di non rinunciare aprioristicamente, in nome di un disegno tattico predeterminato, a quei calciatori in grado di garantire al Napoli dosi massicce di qualità.

Edificando il sistema di gioco intorno ai giocatori di livello, e non, viceversa, obbligandoli a uniformarsi a una sterile dottrina imposta dall’allenatore.

C’è ancora tempo per il mercato

Il tutto, chiaramente, senza snaturare i princìpi ispiratori della filosofia calcistica di Gattuso. In primis, l’enfasi sul collettivo, che mira a scardinare un’idea diffusa in Serie A. Quel pregiudizio tipico del nostro campionato, secondo il quale, a questi livelli, le individualità fanno la differenza, assai più del gioco.

Ovviamente, il mercato dovrà aggiungere qualcosa all’organico partenopeo. In effetti, al netto delle cessioni eccellenti, alimentate da voci attendibili e incontrollati sussurri dei sempre ben informati, molte trattative sembrano ancora in fase di stallo.

Non è immobilismo, sia ben inteso.

Del resto, almeno ufficialmente, la sessione estiva di calciomercato non ha ancora preso il via. Il calciomercato apre i battenti il 1 settembre e si concluderà il 5 ottobre.

Pertanto, c’è tempo per perdersi in sogni di mezza estate. O perfino per sacramentare abbondantemente…

Francesco Infranca