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Il lavoro svolto da Gattuso alla guida del Napoli è stato finora straordinario. Dopo aver preso una squadra in pieno ammutinamento, disunita e in condizioni fisiche carenti, il tecnico calabrese l’ha portata a vincere un trofeo. E il Napoli ha vinto la Coppa Italia dopo aver avuto la meglio sulle prime tre di Serie A. Tutte le sfide sono state combattute e all’ultimo respiro.

Va sottolineata in primo luogo la mentalità instillata da Gattuso alla squadra. Sei mesi fa molti calciatori del Napoli sembravano gattini impauriti, adesso sembrano leoni. Già, dei leoni, come è sempre stato in campo l’ex campione del mondo.

A livello tattico c’è da dire che Gattuso è affiancato da un maestro come il suo vice Luigi Riccio, tra l’altro suo compagno di squadra ai tempi dei Rangers. L’allenatore napoletano è maniacale nella cura dei dettagli tattici, in tutte le fasi di gioco.

Il Napoli di Gattuso non prende possesso della metà campo avversaria, ma si trova assolutamente a suo agio quando viene aggredita. Non è un Napoli che va in sofferenza. Le interpretazioni rispetto ai tempi di Sarri sono diverse, ma è un Napoli decisamente interessante tatticamente. Si stanno vedendo trame molto simili a quelle del Milan, con una squadra superiore tecnicamente.

Fase offensiva

Il cavallo di battaglia del gioco di Gattuso è una costruzione del basso molto accurata e pensata. Non si tratta di disimpegni laboriosi e approssimativi, ma di giocate pensate, con movimenti continui dei calciatori che devono ricevere palla. Il tutto anche a costo di rischiare di perdere qualche pallone. Fondamentale è stato l’acquisto di Demme, volante davanti alla difesa, bravo a schermare così pure dotato della giusta personalità per andarsi a prendere il pallone e smistarlo.

Il Napoli di Gattuso è abile nello sfuggire alla riaggressione avversaria, grazie a un posizionamento molto attento. Se un avversario non è posizionato al meglio, il Napoli riesce a creare difficoltà offensive, pure non facendo dell’estetica e del calcio spettacolo il suo cavallo di battaglia. Le transizioni sono pensate nelle varie porzioni del campo.

Negli ultimi metri manca qualcosa, ma ciò è dovuto all’assenza di un esterno destro che salti l’uomo e di un calciatore alla Hamsik. Eppure, facendo leva sul talento di Insigne e Mertens il Napoli riesce ad andare in porta con pochi tocchi, che sia in contropiede o con difesa schierata. Per poter vedere il vero gioco di Gattuso in fase offensiva, serve qualcun altro che salti l’uomo, ma le basi ci sono.

Si tratta ancora di un gioco schematico, ma con un paio di nuovi acquisti, le frecce all’arco di Gattuso aumenteranno. A centrocampo va notata la rotazione dei tre centrocampisti. Demme è solito spostarsi sulla fascia per ricevere, mentre il centro non è mai lasciato sguarnito. Tutti e tre i centrocampisti ruotano e si scambiano di posizione, creando imprevedibilità e potendo arrivare in zona offensiva. In queste partite, al ritorno da una sosta forzata, non si può pretendere velocità. Quando le transizioni saranno più rapide, le cose miglioreranno ulteriormente.

A differenza del gioco di Simeone, il Napoli non effettua un pressing alto ossessivo, ma punta ad intasare le linee di passaggio, con una squadra stretta e compattissima.

Fase difensiva

Questa compattezza di squadra è presente in tutte le linee. Mertens e Insigne non vanno a “mangiare” l’avversario, ma contribuiscono ad intasare le linee di passaggio, a costringere gli avversari all’errore. E non è un Napoli che gioca tendenzialmente “basso”, ma sa organizzarsi e chiudersi quando deve farlo.

Il miglioramento sensibile dei centrali è dovuto al fatto che, rispetto al calcio di Ancelotti, lo spazio da coprire è decisamente inferiore. Il Napoli è pronto al raddoppio da parte di tutti gli effettivi. Le linee sono strette e allineatissime.

Al Milan Gattuso ha puntato su uno schermo davanti alla difesa formato da Kessié e Bakayoko. Al Napoli lo schermo principale è Demme, ma il suddetto discorso delle rotazioni si applica anche in fase difensiva. Se Demme pressa, il centro è occupato da Fabian, per fare un esempio. Mario Rui non è mai lasciato all’uno contro uno, ma c’è sempre un centrocampista ad aiutarlo.

Il fatto di rinunciare a contendere il possesso a certi avversari non è un male. Contro il Barcellona, Gattuso ha accettato la superiorità di palleggio dei Blaugrana, puntando invece a intasare le linee e ad andare in contropiede sfruttando le transizioni veloci e la grande capacità di “sintesi” nonché l’intesa di Insigne e Mertens.

In fase difensiva la squadra di muove all’unisono, ci sono raddoppi continui, che consentono ai terzini e ai centrali di non trovarsi mai da soli, esposti a un uno contro uno mortifero. Tutti gli effettivi partecipano con la massima applicazione alla fase di non possesso, il che rende difficile l’espressione di gioco da parte di avversari di qualità superiore come Barcellona o Juve.

Evoluzioni

Per poter diventare una squadra di vertice, il Napoli ha bisogno di qualche intervento sul calciomercato che consenta di esprimere un gioco offensivo più variegato. Quello attuale è già efficace, ma manca qualcosa. In primo luogo serve un esterno veloce e tecnico che lasci l’uomo sul posto. Insigne è un esterno molto tecnico, forte tatticamente, ma non è dotato di esplosività a livello atletico. Chiaramente il Napoli non può permettersi Mbappé o Sancho, ma sul mercato si trovano giovani esterni di questa tipologia.

Il palleggio difensivo non è scolastico, ma spesso la squadra non tenta giocate più difficili, in quanto manca tecnica sulle fasce difensive (presidiate invece benissimo in fase di non possesso). Per le transizioni offensive serve invece un calciatore alla Hamsik, ovvero un profilo diverso da Zielinski. Quest’ultimo sarebbe impiegabile come titolare o sarebbe comunque un elemento importante del pacchetto.

Adesso il Napoli si basa su alcuni elementi chiave in fase offensiva (rotazioni dei centrocampisti, triangoli sulla fascia e giocate rapide e mortifere di Mertens e Insigne). Con un paio di interventi sul mercato Gattuso potrà beneficiare anche di esplosività sulla fascia e di giocate rapide e pulite da parte di un vertice alto. Gli errori nelle transizioni difensive sarebbero invece limitate dall’aggiunta di un altro elemento tecnico a ricevere palla.