Il celeberrimo Gianni Brera teorizzava lo 0-0 come risultato perfetto, la sintesi di un equilibrio ineguagliabile. Al contrario, la sfida Juve-Milan di Coppa Italia ha dato come risultato uno 0-0 davvero orrendo ed è stata la sintesi di un equilibrio inguardabile.
Allo stato attuale, sarebbe folle dare la colpa ai calciatori, visti gli oltre tre mesi di stop forzato causa COVID-19. Come ampiamente prevedibile, Juve-Milan è stata contraddistinta da ritmi blandi, tra l’altro calati drasticamente nella ripresa.
La Juve ha fatto meglio nel primo tempo, paradossalmente in 11 contro 11. Il vantaggio numerico, dovuto al rosso a Rebic, avrebbe dovuto mettere la partita in discesa per la squadra di Sarri. La partita è stata invece sempre in bilico e la Juve, a lungo andare, ha abbassato il ritmo. I problemi di condizione sono stati evidenti.
Un ipotetico spettatore che abbia visto la sua prima partita di calcio non avrebbe saputo certo identificare Cristiano Ronaldo come uno dei migliori calciatori al mondo. Il rigore sbagliato è l’ultimo dei problemi. Dopo il rosso, la Juve si è seduta e il portoghese è stato praticamente fermo da centravanti. Quello spunto, con tanto di rabona, è stato uno dei pochi gesti tecnici più interessanti.
Dal canto suo, il Milan, fermo restando i limiti della squadra, esacerbati dal rosso all’unico attaccante che aveva in campo, non è mai uscito dalla partita e nel secondo tempo ha impensierito Buffon in un paio di occasioni. Milan che, in difesa, non è stata mai una squadra in difficoltà. La Juve ha giocherellato a centrocampo, senza essere quasi mai incisiva.
Il rosso a Rebic, per un intervento ingenuo, ha probabilmente privato i telespettatori di una partita decisamente più pimpante. Il Milan non ha fatto la vittima sacrificale. Nei 180 minuti la squadra di Pioli ha rischiato poco, ha concesso pochissimi spazi alla Juve, nonostante l’inferiorità numerica odierna. Nel secondo tempo di oggi non si è visto l’uomo in più alla Juve.
Citando Deng Xiaoping, si potrebbe dire «non importa se sia nero o bianco, il gatto che cattura i topi è un buon gatto». La Juve ha centrato la qualificazione alla finale di Coppa Italia, ma lo spettacolo mostrato è stato davvero negativo. Uno spettacolo reso ancora più tetro dalla mancanza di pubblico, elemento a cui purtroppo dovremo abituarci.
Per quanto riguarda la Juve, possiamo affermare che il migliore è stato Rodrigo Bentancur, eccellente in fase di pressing, posizione, recupero e impostazione, il quale ha tuttavia manifestato un calo vistoso nella seconda parte della ripresa.
Il Milan ha fatto molto bene dietro, con un centrocampo compatto e una difesa attenta. Alessio Romagnoli non ha sbagliato quasi nulla ed è stato il più positivo tra i rossoneri. Prima Calhanoglu, poi Bonaventura, avevano messo in difficoltà il centrocampo bianconero con la propria verve. Tuttavia, stante l’inferiorità numerica, la squadra non ha avuto grosse occasioni negli ultimi metri.
Al contrario, il centrocampo della Juve, tolto l’uruguaiano, si è reso protagonista di una prova incolore. Una brutta gara sia dei titolari che dei subentrati. Sarri ne ha cambiati tre contemporaneamente, ma i subentrati non hanno fatto meglio dei titolari. Quello dei bianconeri era un predominio sterile, diventato irritante nella ripresa.
Il clima meteorologico era decisamente favorevole per giocare a calcio, ma non sarà sempre così nelle prossime settimane. Come naturale che sia, Juve-Milan è stata una partita da ritmi Birra Moretti, trofeo che si tiene ad agosto. Il problema è che, data la decisione di voler far disputare tutte le partite, si è dovuto accelerare e partire senza amichevoli. Questo non è calcio… almeno per adesso.
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione