A 29 anni di età, Lorenzo Insigne è nel pieno della sua carriera. L’esterno del Napoli è in prima squadra dal 2012, dopo i prestiti a Cava, Foggia e Pescara. In azzurro Insigne è stato guidato da Mazzarri, Benitez, Sarri, Ancelotti e, attualmente, Gattuso.
Il ragazzo di Frattamaggiore ha vissuto un’evoluzione nel ruolo e nelle skill. In tutti questi anni ha diviso la critica, tra coloro che lo reputano un fuoriclasse, coloro che lo reputano un mediocre e, i più misurati, che si aspettavano e aspettano ancora l’ultimo salto di qualità.
Pregi
Come punto forte, salta immediatamente all’occhio la tecnica sopraffina, soprattutto nel controllo di palla, nello stop al volo, quello a seguire e nel fraseggio nello stretto. Questa tecnica gli consente di realizzare passaggi perfetti, molti dei quali a tagliare il campo.
Se inserito nel contesto tattico a lui congeniale, vedi quello di Sarri, Insigne è un elemento fondamentale per la squadra, visto il lavoro che svolge come collante. Elemento fondamentale per la catena di sinistra, quando è in palla fa giocare meglio il vertice alto, il terzino sinistro e la punta. Abbiamo visto il migliore Insigne negli ultimi due anni con Sarri, mentre in nazionale ha fatto molto bene con Mancini.
Insigne è un giocatore eccellente nel creare le occasioni per sé stesso e i compagni. La classica giocata con Callejon ne è un esempio (vera e propria signature move dell’attacco del Napoli) e, inoltre, si intende a meraviglia con Mertens.
Difetti
Il difetto principale di Insigne è dato chiaramente dal fisico, essendo alto 1,63 e non avendo la conformazione fisica di Shaqiri.
In secondo luogo, quando esce dalla comfort zone, emergono i limiti sia fisici che di adattamento a situazioni diverse a cui è abituato. Già quando gioca con un centravanti più statico, come Milik, mostra decisamente più problemi, non avendo un altro piccoletto o calciatore rapido con cui dialogare.
In terzo luogo e, ne parleremo nel dettaglio, Lorenzo Insigne vanifica l’eccellente lavoro di posizionamento e preparazione del tiro, sbagliando spesso la conclusione, mostrando eccessiva precipitazione, spesso quando affrontato da calciatori 20-30 cm più alti di lui. Lui e Lavezzi sono diversissimi (Insigne decisamente più tecnico, Lavezzi decisamente più esplosivo), ma entrambi condividono l’abilità nella preparazione della giocata, così come una certa precipitazione al tiro.
Un confronto con gli altri esterni italiani
Per quanto riguarda gli esterni italiani, possiamo elencare calciatori nel giro della nazionale che ricoprono questo ruolo, anche se non esclusivamente. Citiamo Bernardeschi, Chiesa, Orsolini, Kean, Zaniolo ed El Shaarawy.
La cosa che salta all’occhio è che Insigne, pur non avendo dei limiti, è decisamente il calciatore con migliori numeri in termini di gol, assist, gol+assist e contributo al gioco di squadra. Non sono affermazioni arbitrarie, ma si basano sulle statistiche.
Dall’approdo di Sarri al Napoli, ha messo a segno almeno 13 gol in stagione, arrivando a 20 nel 2016-2017. In questa attuale, tribolata per il Napoli e contrassegnata dall’ammutinamento post-Salisburgo, Insigne ha comunque già messo a segno 9 reti. La cosa che salta all’occhio è che il calciatore di Frattamaggiore ha segnato spesso gol importanti e decisivi, oppure servito passaggi altrettanto importanti e decisivi. Per quanto riguarda i gol di un certo spessore, ricordiamo quelli contro Borussia, Real, Liverpool e Salisburgo, oltre a una serie di gol e giocate decisive nell’anno in cui il Napoli ha conteso lo scudetto alla Juve.
Tra gli esterni citati, quello dal maggior potenziale è sicuramente Zaniolo, attualmente ai box, il quale va aspettato e giudicato nel corso delle stagioni. Si tratta di un profilo naturalmente molto diverso dagli altri, in quanto è stato spesso impiegato come vertice alto e ha un fisico praticamente da centravanti di sfondamento. I dati del calciatore della Roma sono già molto promettenti.
Federico Chiesa è alla terza stagione da titolare. Il ragazzo ha ancora 22 anni e tanti margini, ma ci si aspettava di più a livello tecnico-tattico e anche di realizzazioni. Calciatore veloce e grintoso, gli è mancata finora quella capacità di incidere, mentre ancora non ha superato alcuni limiti tecnici.
Orsolini è un talento importante, è migliorato in fase realizzativa, ma deve mettersi in gioco in una piazza decisamente più competitiva rispetto a Bologna. Kean è stato mandato via dalla Juve senza troppi complimenti, in primis per motivi che esulano dal campo. L’italo-ivoriano ha mostrato difficoltà evidenti all’Everton. Bernardeschi prometteva alla grande a Firenze, mentre alla Juve, tolte sporadiche partite al top, ha finora floppato ed è in lista di sbarco. El Shaarawy, a corrente alternata in Italia, fermo restando un ottimo numero di realizzazioni, ha deciso di andare a svernare in Cina.
Tolto uno Zaniolo ancora da scoprire a certi livelli, Insigne è stato decisamente il calciatore più affidabile tra gli esterni. Non a caso Roberto Mancini lo reputa inamovibile e l’esterno del Napoli è stato una delle preziose pedine nella serie infinita di vittorie da parte del nuovo corso della nazionale azzurra.
Cosa manca a Insigne per andare oltre se stesso
Fermo restando i limiti atletici, bisogna scavare nei meandri della psicologia del ragazzo. Come scritto sopra nell’analisi di pregi e difetti, Lorenzo Insigne prepara il tiro in maniera eccellente, ma è spesso eccessivamente precipitoso. L’esterno azzurro pecca di freddezza davanti al portiere. I dati sugli xG sono impressionanti, ma non riesce a tramutare questi xG in gol effettivi.
Questo gol contro la Bosnia mostra che la sua tecnica di calcio è assolutamente notevole.
Il punto è che il suo talento difficilmente si è manifestato in forme differenti, in contesti tattici diversi, lasciando chiaramente perdere le follie di Ventura, la cui inadeguatezza è stata deleteria per tutto il contesto.
Quando il calcio di Ancelotti funzionava, nel girone d’andata dello scorso anno, Insigne si trovava perfettamente anche nel ruolo di seconda punta. Quando quel Napoli smarrì le certezze tecnico-tattiche, Insigne fu risucchiato nel vortice. Il ragazzo non riuscì a mostrare le capacità di lettura di gioco che ci si aspettano da un campione.
In conclusione, ammesso che Insigne rimarrà nella sua comfort zone a livello di contesto tattico, per realizzare l’ultimo salto di qualità, la skill che può decisamente migliorare è la finalizzazione. Considerando la preparazione al tiro e le doti balistiche, non possiamo non pensare che alla base ci sia un blocco mentale.
Il ragazzo dimostrato consapevolezza nei momenti decisivi quando la squadra funzionava, mentre nei momenti di maggior confusione tecnico-tattica e fisica, e in quelli di maggior appannamento, ne sono emersi i limiti. Per scrollarsi di dosso questa sensazione di incompiutezza, Insigne deve lavorare soprattutto dal punto di vista mentale, provando a superare la precipitazione che tanto lo limita sotto porta. Aver limitato i tentativi compulsivi di tiro a giro non basta…

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione