Serie A e calciomercato: si ipotizza un’allungamento
Ogni giorno che passa, appare sempre più evidente che qualora si ricominciasse effettivamente a giocare in Serie A, e poi a pioggia, nelle categorie inferiori, per terminare l’attuale stagione sportiva sarà necessario spingersi ben oltre la data fatidica del 30 giugno. Quella, per inciso, canonicamente stabilita per depositari i bilanci delle società. Oltre che segnare, in calce, la scadenza naturale ai contratti di tutti i tesserati.
Un arco temporale per la ripresa del campionato, tra fine maggio o inizi di giugno, che sforerebbe dunque ad agosto inoltrato, per portare a termine la stagione 2019/2020, influenzando drasticamente anche il calciomercato.
La Fifa ha la soluzione per salvare i bilanci
In quest’ottica, persistendo l’allungamento della stagione, in ottemperanza alle disposizioni indicate dalle autorità competenti in tema di sicurezza sanitaria, sembrerebbe che la Fifa, in accordo con le singole federazioni nazionali, sia orientata a rivoluzionare le date della campagna trasferimenti, unificando quella estiva con l’invernale.
Praticamente, piuttosto che evitare di concentrare tutte le operazioni in un periodo ristretto, ci sarebbe un’unica – lunghissima – sessione di mercato, che durerebbe addirittura sedici settimane consecutive. Da agosto fino a novembre. Oppure da settembre a dicembre.
L’idea ispiratrice di questa proroga straordinaria consentirebbe alle società di supportare i bilanci in rosso attraverso la compravendita dei calciatori. Immettendo, così, nel tessuto economico fortemente recessivo, in crisi a causa della pandemia, con il valore dei calciatori svalutati e un numero limitato di operazioni, tutte al ribasso, dosi massicce di danaro liquido.
Pro e contro della proroga
Proviamo a comprendere a chi gioverebbe questo provvedimento inconsueto, per tempi e modi di attuazione.
I Top Player (o presunti tali…) avranno sempre un mucchio di corteggiatori, messi l’un contro l’altro armati, dall’intermediario di turno. Agenti e procuratori vari. Mediatori assortiti. Intriganti faccendieri. Bravi ad alimentare l’asta per accaparrarsi le prestazioni sportive dei loro assistiti. Alla stregua di un arbitro, costoro si accomodano in assise tra le parti in causa, avendo in mano il destino del calciatore. Pur non essendo super partes. Tutta’altro…
Piuttosto che un atteggiamento saggio ed equanime tra i contraenti, infatti, chi gestisce la carriera di un giocatore, generalmente lo fa pensando innanzitutto al proprio tornaconto personale. E solo di riflesso, per agevolare la crescita professionale di chi s’è affidato loro per favorirne il destino calcistico.
Ma fin qui, al di là delle legittime considerazioni legate ai trasferimenti dei calciatori e sugli eccessivi costi accessori, quelli relativi agli agevolatori delle trattative, nonché sulle spropositate opportunità di carriera garantite a professionisti della pedata appena normali, non ci sarebbe molto da eccepire. Se tutto questo non facesse letteralmente a cazzotti con la libera concorrenza e la meritocrazia. Intesi come parametri capaci di regolare gli affari e le carriere degli attori protagonisti, all’interno di un sistema economico-finanziario globale e sovranazionale.
I “parametri zero” ne uscirebbero con le ossa rotte
Per gli altri, invece, mestieranti o semplici comparse, sarà assai più arduo trovare una sistemazione economicamente gratificante. Ed a patire saranno proprio i giocatori in scadenza. I cd. “parametri zero”. Soprattutto quelli più avanti con l’età. Considerati alla stregua di un esubero, ai quali la società d’appartenenza ha deciso di non rinnovare il contratto, in quanto potenzialmente svantaggioso.
Sia ben inteso, in alcune circostanze, prendere un calciatore a zero euro potrebbe rivelarsi anche un vantaggioso colpo, tecnico ed economico. Il motivo è lapalissiano: se il giocatore è libero da vincoli contrattuali, il costo del suo cartellino viene azzerato. Cosicchè, il nuovo club potrà offrirgli un ingaggio più elevato. Certamente, fra i tanti che si svincoleranno il prossimo 30 giugno si nasconde un buon affare, funzionale ad arricchire la rosa, senza appesantire eccessivamente il bilancio.
Ma in tanti (forse troppi…) dovranno scegliere se rimanere a spasso oppure accontentarsi delle briciole. Un rinnovo o una nuova avventura, ma a cifre inferiori. Persino un ridimensionamento tecnico, scendendo di categoria.
I paletti imposti dal Fair Play Finanziario
Paradossalmente il lockdown dei campionati nazionali e delle Coppe Europee potrebbe rappresentare pure un’occasione per produrre business. Non si tratta di cinismo. Bensì, di una mera analisi dei flussi di mercato. Che parte da un presupposto semplicissimo. Nella prossima stagione, non sarà affatto semplice rispettare i parametri Uefa stabiliti dal cd. Financial Fair Play (FFP).
D’altronde, già prima della crisi innescata dal Coronavirus, le squadre abituate a giocare la Champions League, incappando in un’annata negativa e ritrovandosi la stagione dopo estromessi dalla competizione, fanno una fatica tremenda ad adattarsi immediatamente all’inevitabile ridimensionamento, finanziario prim’ancora che tecnico. Con la conseguenza pratica di non rientrare tempestivamente nei parametri imposti dal FFP.
Per i presidenti, dunque, sarebbe una vera e propria ancora di salvezza se l’organismo che controlla ed organizza il calcio europeo decidesse di accantonare temporaneamente i vincoli del Fair Play Finanziario, escludendo dai conteggi che appesantiscono oltremodo i bilanci, le maggiori perdite causate proprio dal Coronavirus.
Una circostanza che certamente non può rientrare nella normale aleatorietà contrattuale, capace di generare conseguenze impreviste ed imprevedibili sui costi di gestione. Una misura, quindi, che alleggerirebbe le perdite. Un sorta di salvagente lanciato alle società, per reagire all’emergenza Covid-19, che ha sconvolto la vita sociale e sportiva all’intero genere umano.
In serie A qualcuno ne approfitterà.
Evidentemente, il calciomercato aperto tutto l’anno dovrebbe essere interpretato dai players una risorsa e non un espediente, per rispondere a questo incredibile periodo, che ha rivoluzionato anche il mondo della pedata.
A patto che le società di prima fascia, nonché gli squali abituati a nuotare sotto traccia nel mare magnum del mercato globale, non decidano di approfittare della loro posizione dominante. E comprarsi la fame degli altri competitors, usciti impoveriti e ridimensionati dalla recessione post pandemia…
Francesco Infranca
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione