Roma-Pallotta, storia di un’odissea con finale ancora da scrivere

Prima che scoppiasse la pandemia coronavirus, il passaggio della Roma da Pallotta a Friedkin sembrava cosa fatta. Adesso è tornato tutto in discussione, anche se la trattativa è ancora in piedi, come riportato dallo stesso Pallotta.
Stamattina abbiamo scritto un articolo sulla situazione nebulosa che sta pervadendo il Milan. La vendita sembrava essere incanalata, ma il COVID-19 ha messo tutto in discussione. Le ripercussioni enormi sull’economia italiana e mondiale saranno un deterrente per gli investitori. La Lombardia è stata colpita in maniera pesantissima, ma il problema è comune a tutta Italia.
Il prezzo di vendita della Roma sarebbe dovuto essere di 700 milioni di euro. Friedkin si aspettava di poter investire in un territorio in crescita e dal grande potenziale. Con questa crisi, che spazzerà via milioni di euro e rappresenterà un enorme freno per gli investimenti, gli acquirenti rivedono i propri piani. Il problema chiaramente non è dato dagli oltre 80 milioni di debiti, messo ampiamente in preventivo da Friedkin.
Allo stato attuale, nonostante i tagli agli stipendi dei calciatori e gli aiuti che arriveranno alle società, le perdite di fatturato e il lucro cessante sono realtà nude e crude. Come abbiamo scritto, non c’è nessuna possibilità che il campionato riprenda con le modalità normali entro giugno o luglio. Pertanto, Pallotta e Friedkin dovranno rinegoziare a oltranza. Il prezzo chiaramente sarebbe diverso, fermo restando che non ci sono certezze che il deal vada a buon fine.
Venendo ora a Pallotta, l’imprenditore statunitense è stato nominato presidente della Roma sette anni e mezzo fa, e il suo rapporto con la piazza è andato avanti tra alti e bassi. Le attese sono state elevatissime, ma i risultati sul campo non sono stati quelli sperati. In campionato la Roma ha regalato emozioni solo in due stagioni, ovvero la 2016/2017 e la 2013/2014. Il picco è stato raggiunto con la semifinale di Champions ottenuta nel 2017/2018, è si è trattato di un exploit. La squadra non è nelle prime posizioni del ranking UEFA.
Il problema principale è che, per una serie di fattori, la Roma si è ritrovata praticamente ogni anno costretta ad operare cessioni pesanti e dolorose. La situazione debitoria ereditata non fu delle migliori, poi l’aumento del fatturato non è stato quello sperato. In più, tolta la stagione di due anni fa, gli introiti delle coppe europee non sono stati quasi mai elevati.
Nel bel mezzo, in tutto questo, Pallotta non è riuscito a fare lo stadio. Il presidente statunitense era fiducioso, ma si è dovuto scontrare con una burocrazia molto complicata. Ricordiamo che il progetto fu ridisegnato e ridimensionato. Le trattative si sono complicate dall’insediamento della giunta Raggi e l’ex assessore all’Urbanistica Paolo Berdini ha criticato più volte il progetto.
L’opera fu ostracizzata anche da esperti di urbanistica e consiglieri del PD. Sempre nel mezzo, c’è stata l’uscita di scena di Parnasi, con la situazione sempre più nebulosa. Luca Montuori, attuale assessore all’urbanistica, ha dichiarato recentemente: “Ci sono fatti che non dipendono solo da Roma Capitale. Va ricordato chenoi siamo una delle variabili in gioco, o si incastrano tutte oppure non si va”. Se già prima mancavano dei tasselli, immaginiamo ora con l’emergenza coronavirus.
L’era Pallotta andrà quindi avanti ad oltranza. Pallotta è pronto a dare continuità alla gestione economica del club, in attesa di nuove sulla trattativa con Friedkin. Qualora l’affare con il magnate texano dovesse saltare, l’attuale presidente giallorosso continuerebbe comunque a cercare acquirenti. La Roma è un club con debiti e, in questo contesto, la situazione economica può farsi più difficile. Serve un imprenditore con tanti soldi da spendere e disposto a farsi carico di debiti e perdite iniziali, oltre a un terreno poco fertile per gli investimenti. Una vera e propria odissea…

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione