Esattamente 37 anni fa, il 21 novembre 1982, Michel Platini decise il derby tra Juve e Torino. Questo il servizio di un allora giovanissimo Carlo Nesti.
Si notano i loghi “vintage” delle due squadre così come le grafiche del servizio. Il gol venne segnato da Le Roi Michel al minuto ’35. Una curiosità? Il calcio d’angolo che ha dato poi il via al gol è stato battuto da… Claudio Gentile.
Altra cosa che salta all’occhio è che l’allenatore era il Trap, ma aveva messo in campo Rossi, Platini, Boniek e Bettega. Non male per un tecnico considerato difensivista! E Platini? Fu messo in campo nonostante fosse fuori forma e con la pubalgia. Ma il Trap, allenatore saggio, metteva in campo i campioni, consapevole che con una giocata potevano decidere la partita. E così fu…
Il Trap era arrivato nel 1976 in bianconero, ma solo negli anni ’80 riuscì a far diventare la Juve una squadra dominante. I magici anni ’80, famosi per l’ascesa di Madonna e Michael Jackson nel pop, con MTV che segnò una nuova era per la musica. Michael Jordan che irruppe come un ciclone sulla NBA, Vince McMahon che rivoluzionò il wrestling. Pacman, IBM, Macintosh, Nintendo. Un contesto pieno di cambiamenti che irruppero sulla scena mediatica, mentre nel calcio era la Vecchia Signora a farla da padrona.
Il Trap decise di portare avanti una rivoluzione nel 1980, facendo investire 500.000 sterline per il centrocampista irlandese Liam Brady, reputandolo l’uomo giusto per portare la Coppa Campioni a Torino. L’annata decisiva, dove nacque la grande Juve del Trap fu il 1980/1981, quando alla giornata 22 la Vecchia Signora diede una spallata al campionato vincendo contro il Perugia, con reti di Brady e Marocchino. I bianconeri rimasero imbattuti fino alla fine, in un campionato emozionante che vide come fiere e meritevoli duellanti anche Roma (seconda), Napoli e Inter. La stagione successiva vide il successo, ancora una volta, della squadra del Trap e l’inasprirsi della rivalità con la Fiorentina. All’ultima curva, con le squadre appaiate a 44 punti, la Juve riuscì ad accaparrarsi il titolo, battendo il Catanzaro (splendido settimo a fine campionato) con un rigore di Brady (alla sua ultima in bianconero). La Fiorentina non andò oltre il pareggio contro un Cagliari che aveva assoluto bisogno di un punto per salvars. Tante polemiche per un gol annullato a Ciccio Graziani. In quell’anno retrocesse anche il Milan.
Nell’estate 1982 la Juve decise poi di rinunciare a Brady per acquistare Platini. A quei tempi era possibile avere solo due stranieri in squadra e l’occasione di poter acquistare uno dei più grandi talenti del calcio mondiale era troppo ghiotta. L’Avvocato decise quindi di rinunciare a un calciatore decisivo come l’irlandese. E dire che qualche anno prima, Platini era praticamente dell’Inter. Sandro Mazzola ha raccontato così la vicenda: “Noi avremmo preso Platini per 80 milioni, riconoscendogli un ingaggio di 250 a stagione. Con la sua società Michel aveva ancora un anno di contratto, i dirigenti volevano aumentargli lo stipendio per alzare il parametro in vista di una cessione. Suggerimmo a Michel di non cadere nel tranello: avremmo provveduto noi a versargli i soldi mancanti nell’attesa della fine dell’embargo. Organizzavamo le amichevoli all’estero e invece di riportare il denaro in Italia, tramite giri avventurosi attraverso l’Europa, finivamo per depositarli in un conto parigino a nome di Platini. Dopo un anno, Fraizzoli, che era ligio, quadrato e regolare, si stancò del tran tran ai limiti della legge e perdemmo l’attimo. Quando incontro Platini, ancora mi prende in giro”. Platini ha poi dichiarato: «avevo firmato […] ma le frontiere, dopo, sono rimaste chiuse. Quando le hanno riaperte [e] ho potuto venire alla Juventus, per onestà ho chiamato l’Inter […]: “ho dato la mia parola quattro anni fa a voi, se mi volete sono sempre disposto”. Mi hanno detto che avevano già preso due giocatori e che, dunque, ero libero di fare quello che volevo».
«L’ho preso per un pezzo di pane, diciamo che ci abbiamo aggiunto molto caviale, ma se l’è meritato»: queste le parole dell’Avvocato Gianni Agnelli quando acquistò Platini dal St. Etienne. Come detto, gli inizi furono molto difficili, causa pubalgia, ma Le Roi Michel riuscì a riprendersi alla grandissima, arrivando addirittura a vincere il titolo di capocannoniere con 16 gol (all’epoca erano tanti in serie A, e Platini non era un centravanti). I gol tra tutte le competizioni nelle prime tre stagioni? 28 alla prima, 25 alla seconda, 29 alla terza! Sul suo ruolo Platini ha dichiarato: “Ero un nove e mezzo. Ero una sorta di sudamericano alla Maradona o alla Zico che giocava centravanti senza essere centravanti o una seconda punta. Crujff era universale, era ovunque. Aveva un raggio d’azione, diciamo, più ‘olandese’ io lo avevo più ‘italiano’ o latino. Sono sempre stato in una posizione un po’ ambigua nel senso che quando segnavo ero forte quando no riuscivo a segnare tutti mi davano contro per non aver fatto il passaggio giusto all’attaccante. La mia posizione è ancora oggi al centro del dibattito. Numero 9 o numero 10? Ho segnato e regalato assist, aaah talmente ero geniale (sorride). Ho causato tanti problemi ai miei allenatori. I più intelligenti, come Trapattoni o Hidalgo, mi dicevano: ‘tu sei libero di fare quello che vuoi’“.
L’anno 1983 fu uno dei migliori della sua storia, culminato con la vittoria del pallone d’oro. Il resto è poi storia, una storia scritta da una stella, considerabile tra i migliori di sempre, che è entrato di diritto nella Hall of Fame della Juventus, al punto tale da essere considerato da molti il miglior calciatore ad avere mai vestito la maglia bianconera…
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione