Il Napoli cerca gli equilibri perduti
In questa settimana, interamente dedicata alle Qualificazioni a Euro 2020, Carlo Ancelotti ha dovuto amministrare il Napoli, gestendo le partenze dei suoi Nazionali, sparsi in giro per il Mondo ad assolvere agli obblighi di tipo calcistico-patriottico. Ad aggravare la situazione, la necessità di gestire gli infortuni, che mettono in dubbio la presenza di Insigne e Milik contro la Sampdoria. In queste condizioni, per il tecnico di Reggiolo, preparare la partita di sabato sera, esordio casalingo degli azzurri nel “nuovo” San Paolo, deve essere stato tutt’altro che agevole.
Eppure, le assenze non hanno impedito a Carletto di continuare a lavorare alacremente a Castel Volturno per provare a dare una precisa identità al suo Napoli, apparso squilibrato per larghi tratti della gara, sia con la Fiorentina, che contro la Juventus. Le due partite che hanno preceduto la sosta, da un lato, hanno confermato la bontà di alcune idee postulate dall’allenatore emiliano. Dall’altro, però, non hanno cancellato dagli occhi di tifosi e addetti ai lavori quei momenti in cui gli azzurri hanno palesato enormi difficoltà.
Occupare i mezzi-spazi per esaltare i singoli
Proprio sulla necessità di limare le disattenzioni che il Napoli ha evidenziato con la Viola prima, e la Vecchia Signora poi, il tecnico ha dedicato particolare attenzione. Partendo da un presupposto. Ancelotti non sembra voler derogare dalla strada intrapresa all’inizio del campionato. Ovvero, privilegiare determinati principi di gioco, che prescindano dalla sterile analisi numerica dettata dai moduli. In sostanza, mettere al centro del villaggio i calciatori, piuttosto che il sistema. E quindi, largo spazio alla interpretazione dei movimenti da compiere, a seconda dell’atteggiamento tenuto dall’avversario in fase di possesso e non-possesso.
Insomma, una squadra con un’identità tattica ben precisa, caratterizzata innanzitutto dal gioco di posizione, funzionale alla ricerca del palleggio e del cambio gioco. Un possesso finalizzato ad occupare i cd. “half-spaces” (i mezzi-spazi), che rende difficoltosa una giusta copertura e l’uso di scalate corrette, consentendo al Napoli di creare spazi da attaccare alle spalle del centrocampo avversario. Con grossi margini di miglioramento anche nelle transizioni difensive, direttamente collegate alla qualità della pressione portata sugli avversari, aggredendo in avanti, per cercare di recuperare celermente il pallone.
Le difficoltà del Napoli sono transitorie
Probabilmente, le difficoltà mostrate finora dal Napoli potrebbero essere strettamente connesse con l’atteggiamento tattico imposto alla squadra dal suo allenatore. Con tanti uomini sopra la linea della palla, infatti, il possesso per sfruttare il movimento posizionale ed il cambio campo, uniti alla capacità di difendere in avanti, sono aspetti fondamentali per mantenere un equilibrio di squadra in entrambe le fasi in cui si articola il gioco. Quello in cui hanno peccato gli azzurri ogni qual volta hanno perso la gestione dell’attrezzo contro viola e bianconeri, aprendo il fianco alle rapidissime ripartenze avversarie.
Nelle prime due giornate di campionato, il Napoli ha sempre “alzato” tanti uomini sopra la linea del pallone. Addirittura quattro, disposti in ampiezza, in maniera tale da occupare tutti i corridoi alle spalle del centravanti. Tuttavia, nel momento in cui gli azzurri perdevano la palla, la fase di riaggressione risultava farraginosa, con la squadra lunga e spezzata in due tronconi. Niente di più facile che questa mancanza di lucidità e brillantezza possa essere imputata ad una condizione non ancora ottimale di alcuni titolarissimi, giunti in ritiro a spizzichi e bocconi, a causa degli impegni estivi con le rispettive Nazionali.
Il segreto è pressare con giudizio
L’aspirazione di Ancelotti nelle prossime settimane, magari già nel vernissage casalingo con la Sampdoria, è quella di far scattare nella sua squadra un automatismo. Quando l’avversario si impadronisce del pallone nella propria trequarti, tocca innanzitutto ai giocatori d’attacco provare a riconquistarlo immediatamente. Gli azzurri, nella loro interezza, avendo l’accortezza di rimanere stretti e corti, pressano il portatore e accorciano sugli appoggi per riconquistare la palla. L’idea è che ogni giocatore, per quanto bravo e dotato tecnicamente, fa fatica a gestire il pallone quando è sotto pressione. Oppure a conservare lucidità, facendo la giusta scelta in sede di passaggio.
L’allenatore del Napoli, nel corso delle sue esperienze in Italia e nelle principali Leghe europee, avendo interagito e governato un numero elevatissimo di Top Player (o presunti tali…), ciascuno con il proprio ego, oltre che caratteristiche tecnico-tattiche definite, sa benissimo quanto gli attaccanti siano pigri per natura. Il concetto che intende trasferire, pertanto, è che conviene insistere sul pressing. Altrimenti dovranno fare decine di metri in più. Una scelta elementare: fare pressione nei primi secondi oppure percorrere trenta metri poco dopo…
Ovviamente è innegabile che per sostenere un ritmo del genere e supportare questa strategia, tutta la squadra debba essere in condizioni fisiche smaglianti. Poiché al momento il Napoli ha ancora margini di crescita, dal punto di vista di condizione, Ancelotti potrebbe invitare i suoi ad avere un atteggiamento più guardingo e conservativo. Ergo, se il pressing non produce nell’immediato il risultato voluto, gli azzurri arretrano di venti o trenta metri, si riorganizzano e lasciano venire avanti l’avversario.
Contro la Doria per compattarsi e ripartire
Il concetto non fa una grinza. Quando si esercita pressione, si creano comunque spazi aperti, che diventano potenzialmente pericolosi. In un momento della stagione in cui i meccanismi non sono ancora rodati alla perfezione, magari il Napoli non riesce a supportare il pressing alto. La strategia giusta potrebbe essere quella di lasciare che l’avversario venga avanti, creando automaticamente spazio per quando si riconquista la palla. A quel punto, gli azzurri potrebbero avere a disposizione spazi immensi, che giocatori veloci e centrocampisti rapidi negli scambi sfrutterebbero con immediate verticalizzazioni.
La tattica è semplice: compattarsi, mantenendo i reparti stretti e corti tra loro, così da costringere la Sampdoria a uscire dalla sua tana, concedendo molto spazio alle spalle della linea difensiva dei doriani…
Francesco Infranca
Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione