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La sconfitta con l’Olanda e la successiva retrocessione nella League B della Nations League hanno gettato molte ombre sulla squadra di Löw. I tedeschi hanno ieri perso contro gli olandesi anche per le qualificazioni agli europei 2002, subendo nell’ultimo periodo di gara i gol del 3-2 e del 4-2.

In Germania molti si chiedono come sia possibile che una squadra campione del mondo solo quattro anni fa e con una fucina di talenti incredibile possa aver perso la bussola da un momento all’altro. Uno dei capri espiatori usciti fuori sui giornali tedeschi, negli ultimi mesi, è stato… Pep Guardiola.

Pep Guardiola, l’ideatore del Tiki-Taka.

Molti infatti hanno avuto un’idea che però circola da tempo nel mondo del calcio, ovvero che l’allenatore catalano col suo tiki-taka, uno stile di gioco tutto incentrato sul possesso palla e sulla riconquista ossessiva del pallone, avrebbe influenzato un po’ troppo gli altri allenatori finendo per rovinare le loro carriere e in particolar modo Löw, che avrebbe snaturato troppo lo stile di gioco tedesco cercando di emulare l’ex Barcelona con scarsissimi risultati.

Quello di Guardiola però è solo un alibi, dato che dietro la crisi della Germania, tra l’altro molto simile a quella italiana post 2006, ci sono motivi molto più semplici ed evidenti. A nostro avviso infatti l’errore della federazione tedesca è stato continuare con Löw dopo il mondiale vinto, nonostante non potesse oggettivamente fare di più visto che vincere due mondiali di fila è un’impresa riuscita solo all’Italia in condizioni particolari e al Brasile di Pelè.

Joachim Löw, l’uomo con più colpe nella crisi tedesca.

Il commissario tecnico tedesco, dopo la vittoria del 2014, non aveva più molto da dare ai giocatori e si è visto benissimo in Russia, dove anche a causa di scelte scellerate (una su tutte l’esclusione di Sanè) ha perso la fiducia dei suoi giocatori riuscendo a non qualificarsi in un girone che definire abbordabile è un eufemismo. In più l’allenatore ci ha messo del suo, trasformando completamente lo stile di gioco aggressivo e offensivo dei crucchi in un possesso palla infinito e poco incisivo che storicamente poco si addice alla nazionale tedesca. A questo punto, dopo aver toccato il fondo, la federazione tedesca se vuole ritornare ad alti livelli deve pensare inevitabilmente a un cambio di rotta in panchina, altrimenti si rischia di fare la fine dell’Italia e di bruciare un’intera generazione di giovani talenti. 

La spiegazione principale, fermo restando l’allenatore, è semplice: quando alcuni calciatori chiave e di altissimo livello registrano un calo tutto il movimento ne risente. Prendete un edificio molto robusto e anche lussuoso (esemplificazione perfetta della Germania degli ultimi anni): se le solide fondamenta iniziano a scricchiolare, anche il contorno, per quanto di qualità e rifinito, ne risente inevitabilmente. La Mannschaft ha deciso di mettere da parte sentimenti e gratitudine e dare spazio alle nuove leve in determinati ruoli cruciali. Tanti protagonisti non fanno parte più di questa nazionale. Quando hai una spina dorsale intera in calo e non al top, il tutto si ripercuote sulla squadra in generale, anche se hai compagni di livello e gente tecnica e rapida. Quello di cui ha bisogno la Germania è di un’iniezione di freschezza. I nuovi sono ben strutturati fisicamente e atleticamente, il calcio tedesco sforna talenti in continuazione, ma per trovare e costruire una nuova spina dorsale capace di sostituire quella formata da top player o quasi è un processo che richiede del tempo.

Il problema non è l’attacco. Werner e Havertz hanno trovato grosse difficoltà contro la coppia De Ligt-Van Dijk, ma i gol sono arrivati. Ad ogni modo, se Havertz sembra essere l’astro nascente del calcio tedesco, Werner non è finora ancora esploso. L’attaccante del Leipzig fu protagonista di un brutto mondiale e, dopo l’hype iniziale, non ha incantato con la squadra della Re Bull. Per carità, è ancora molto giovane e di tempo per esplodere ne ha, ma è ovviamente lontano rispetto ai compagni ammirati anni fa.

In difesa un calciatore come Tah non dà alcuna garanzia, mentre Sule non è titolare fisso nel Bayern. Klostermann e Schulz sono onesti mestieranti, mentre della vecchia guardia sono rimasti Kroos e Reus, proprio perché sono sulla trentina e non troppo in avanti con gli anni.