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VICTORINO PADOVA MESSICO – Giovedì scorso, dopo ben ventitre anni, Padova ha festeggiato il grande ritorno in città di Alexi Lalas, 49 anni e difensore biancoscudato nel biennio 1994-1996. Si era trattato del primo giocatore statunitense a militare in Serie A.

Quasi dieci anni dopo, nell’estate 2005, il Padova aveva portato in Italia anche il primo calciatore messicano, ovvero il trequartista Cesareo Victorino, classe 1979. Il club di Cestaro lo aveva ingaggiato dal Pachuca, una delle principali società della Primera Division, con l’obiettivo di renderlo uno dei pilastri di quella squadra allenata da Maurizio Pellegrino, impegnata nella ormai vecchia serie C1 ma con l’obiettivo di tornare in Serie B.

Alla fine, però, il tesseramento definitivo del fantasista saltò a causa di problemi legati al transfer. Tuttavia, nessun tifoso del Padova si è scordato di lui, nonostante non avesse mai potuto disputare partite ufficiali.

VICTORINO PADOVA MESSICO – Contattato in esclusiva da “Europa Calcio”, Victorino ha ripercorso il suo periodo in biancoscudato, senza dimenticare il suo ancora forte legame con la piazza e la città. Un più che doveroso ringraziamento va a Teté Victorino, sorella di Cesareo e sposata con un signore padovano, per l’aiuto nel realizzare l’intervista tramite il nostro partner Europa Calcio.

Lei ha appeso gli scarpini al chiodo cinque anni fa, di cosa si occupa ora?

Vivo a Puebla e ho aperto una scuola calcio che si chiama Soccer Academy Puebla”.

E come sta andando questa attività?

Sono molto contento. La città ha risposto bene perché abbiamo circa 350 bambini iscritti. Il calcio non va vissuto solo come uno sport ma anche come uno stile di vita. Deve essere un modello di crescita personale, fisica e psicologica. Come accade nel rugby: ossia un momento di incontro e di cordialità tra ragazzi. Infatti sto cercando di coinvolgere anche i genitori”.

Il suo lungo percorso calcistico lo ha visto vestire anche la maglia dello Slavia Praga. Come andò quel periodo in Repubblica Ceca?

Ho potuto constatare in prima persona la differenza tra il calcio americano e quello europeo. Quest’ultimo è molto diverso, tanto più dinamico. In più con lo Slava ho potuto giocare l’Europa League. Il mio allenatore era poi Karel Jarolim, un grande tecnico“.

Purtroppo il suo precedente passaggio al Padova non fu ultimato per motivi legati al transfer. Ma cosa ricorda di quei due mesi in biancoscudato?

Mi allenavo con la squadra e il gruppo era molto ben collaudato. Un grande compagno di squadra fu Christian La Grotteria, lo ricordo con piacere“.

E il tecnico Maurizio Pellegrino?

Eccezionale, un grande maestro. Mi ha mostrato e insegnato un calcio molto più tattico. Grazie a lui sono cresciuto molto“.

Segue ancora il Padova?

Dal Messico purtroppo non è facile guardare le partite di Serie B o di Serie C, ma sappiate che seguo sempre con grande attenzione i risultati del Padova“.

Squadra a parte, della città cosa conserva?

Guarda, io lo dico sempre: “Piuttosto che andare a Venezia, andate a visitare Padova!”. Secondo me non tutti hanno compreso la bellezza di questa città, è troppo poco considerata. Sembrerà quasi ovvio, ma la chiesa di Sant’Antonio e Prato della Valle“.

Dopo Lalas, riusciremo un giorno a rivedere anche Victorino a Padova?

Certo! Sto pianificando di fare un giro in Europa a settembre. Mi piacerebbe molto tornare a Padova, ne sarei felicissimo“.

Raffaele Campo, Europa Calcio