Dammi tre parole. Sole, cuore, amore. Così banale quanto efficace, tanto da rimanere indelebile nel soundtrack delle nostre infanzie dopo tre lustri. Correva l’anno 2001, per l’appunto. E sulle spiagge del Belpaese, prendere la tintarella ascoltando il singolo di Valeria Rossi, non era l’unica moda di quella pazza estate. Perché sotto gli ombrelloni, inforcati gli occhiali da sole, si celebrava il rito sacro dell’italiano medio: la lettura dei quotidiani sportivi, lenzuoli sventolati dal vento da cui attingere, come oracoli di carta, rivelazioni di calciomercato, necessarie al tifoso per ridefinire il proprio status sociale nella tribù del calcio.
Sette verticale, sei lettere: è il giocatore più pagato nella storia del calciomercato. Il vicino di ombrellone rischia lo stigma chiedendo l’aiutino. Come, non lo sai? Tutti lo sanno. Tutti leggono i giornali nella pazza estate 2001. Quelli sportivi, s’intende. È ovviamente “Zidane”. Il trasferimento che ha fatto la storia del mercato. Costò al Real Madrid circa 150 miliardi, di lire. Già, le vecchie lire. Solo a nominarle, non vi viene nostalgia? Quando un pacchetto di figurine costava, a memoria, 300 lire, e con 1000 lire compravi dieci goleador. E quando a dominare le trattative calcistiche non erano magnati russi, yankee americani, sceicchi arabi o tycoon cinesi, ma i mecenati italiani.
Oggi come allora, era la Juve la regina del mercato. Con una sostanziale differenza: le altre non stavano a guardare. D’accordo, la Vecchia Signora uscì nettamente rinforzata dall’affaire Zidane, piazzando tre colpi da novanta che rinnovarono la squadra: Buffon, Thuram, Nedved. Più Salas, prelevato dalla Lazio. E non a caso si aggiudicò lo scudetto 2001/2002.
Ma anche l’estate del Milan fu tutta panna: l’arrivo di Rui Costa, per il quale Berlusconi sborsò 85 miliardi accorrendo al capezzale della Fiorentina di Cecchi Gori, portò estro, geometrie e una dote di assist per Andriy Shevchenko. E per completare il trio, quale miglior terminale del rapace Pippo Inzaghi, re del fuorigioco: la Juve lo lasciò partire per 70 miliardi più il cartellino di Cristiano Zenoni, preferendo puntare sul rampante Trezeguet. E lanciandosi in un assalto ostinato per Bobo Vieri, tra le prime vittime del virus del mal di pancia da calciomercato. Moggi ci provò in tutti i modi a convincere Moratti. E ci sarebbe anche riuscito se avesse accettato di mettere sul piatto, come contropartita, Trezegol. Ma quella sarebbe stata la stagione della consacrazione per Re David e Lucianone lo sapeva: aveva una SIM anche per interloquire col destino.
Alla fine non se ne fece nulla, e per l’Inter trattenere Bobone fu il più grande colpo della pazza estate 2001. I nerazzurri blindarono la porta con l’arrivo di Toldo dalla Fiorentina e puntellarono la difesa con Georgatos, Conceicao e Materazzi. Poi l’abbaglio: lasciare andare un giovane di belle speranze come Andrea Pirlo sull’altra sponda del Naviglio. Un’operazione da 35 miliardi di lire, in cui rientrò anche l’accordo per Guly, richiesto da Cuper. Parlare di semplice scambio Pirlo-Guly, come si legge ormai ovunque sul web, restituirebbe una ricostruzione molto parziale della vicenda, in cui comunque l’Inter dimostrò poca lungimiranza.
Non ne ebbe molta di più la Lazio, che cedute a suon di miliardi le stelle Nedved e Veron (quest’ultimo passato allo United), pensò di doversi concedere almeno una follia: dal Valencia arrivò Gaizka Mendieta, per circa 90 miliardi. Il resto è storia nota: il centrocampista spagnolo, in Italia, si rivelò un bidone. E non un bidone come altri, ma il più caro nella storia della serie A. L’emblema della pazza estate 2001. Ma a consolare (e intimidire) i tifosi biancocelesti, ci pensò Jeep Stam, acquistato dai Red Devils. Stam e Nesta, l’irruenza e l’eleganza, meglio girare a largo che da lì non si passa.
E sull’altra sponda del Tevere? La Roma scudettata volle cambiare il meno possibile. Ceduto Nakata al Parma per 60 miliardi, investì la stessa somma per strappare il 19enne Antonio Cassano dal Bari.
Fantantonio svezzato da gente come Totti e Batistuta, Delvecchio e Montella. La fantasia lusitana di Rui Costa a innescare Sheva e Pippo Inzaghi nel Milan. Il (man)Chino Recoba detonatore della coppia più deflagrante della serie A, di scena sempre alla Scala del calcio ma con le maglia nerazzurre: Vieri e Ronaldo. Nella Lazio dal centrocampo di lusso (Stankovic e Simeone), la concretezza di Fiore a servizio di Lopez e Crespo. E poi la Juve di Alex Del Piero, Trezeguet e del futuro pallone d’oro Pavel Nedved.
Il Fuorigioco

Osservatore della realtà, amante dello storytelling, del calcio inglese e della tattica. DS di AC Rivoluzione