La scelta di far disputare a Baku la finale di Europa League tra Arsenal e Chelsea ha fatto giustamente storcere il naso. In primo luogo c’è il problema logistico, ma vi sono altre situazioni più scandalose. Ma andiamo con ordine.

L’Arsenal ha restituito all’UEFA 2300 biglietti invenduti e il Chelsea ne ha restituiti 3500. I biglietti a disposizione delle due squadre erano 6000.

Nel ranking Reporter senza frontiere, l’Azerbaigian occupa la posizione numero 166. Nel 2016, lo stato dell’Asia Caucasica è stato considerato il  49º posto peggiore per la comunità LGTB. Il quarantanovesimo su… quarantanove. Inoltre l’aeroporto di Baku ha una capienza per ricevere al massimo 6000 tifosi per squadra, ragion per cui era prevista un’affluenza di 12000 tifosi da Londra. Affluenza inferiore a quanto previsto, vista la difficoltà nel raggiungere il posto.

L’Arsenal, come ampiamente previsto, ha annunciato che Henrikh Mkhitaryan non potrà viaggiare con i compagni. E il motivo non è legato a un infortunio. L’Azerbaigian, stato asiatico e è bene ricordarlo, ha rotto le relazioni diplomatiche con l’Armenia, terra del trequartista dei Gunners.

Nonostante i rattoppi, il terreno di gioco ha ricevuto una valutazione di 5/5 dalla UEFA…

Questa invece la foto di un hotel dove alloggiano molti dei tifosi dell’Arsenal.

La UEFA ha avuto il coraggio di scrivere che Baku è stata scelta come sede della finale di EL perché l’ente si è appellato alle “pari opportunità” e ai “diritti dei tifosi”. Quelle pari opportunità e quei diritti che uno stato come l’Azerbaigian calpesta, purtroppo..

Uno dei motti dell’UEFA è “il calcio è aperto a tutti”. Aperto a tutti coloro che portano soldi, con buona pace dei diritti umani, della giustizia e dei veri valori dello sport.